Si mettono a carico della socialità svizzera
Un articolo del TagesAnzeiger conferma quello che la Lega e il Mattino hanno sempre predicato; ma come, non dovevano essere tutte frottole della Lega populista e razzista?
Ma guarda un po’! Per l’ennesima volta, la Lega e il Mattino avevano ragione. Il fenomeno dell’immigrazione nel nostro Stato sociale si sta verificando, e in grande stile, a seguito degli accordi bilaterali.
Da notare che i sostenitori di questi devastanti trattati invece insistevano, e tuttora insistono, nel dire che in Svizzera sarebbe entrato solo chi ha un lavoro. Campa cavallo. O meglio: è vero che per staccare il permesso B necessario per trasferirsi nel nostro paese il cittadino UE deve dimostrare di avere un lavoro in Svizzera. Deve dimostrare di averlo in quel momento. Non certo che l’avrà ancora dopo un anno, un mese, una settimana o anche un giorno.
Quindi cosa succede? Succede che il cittadino UE arriva in Svizzera con un contratto di lavoro tarocco: tutte le parti in causa sanno che il contratto in questione verrà sciolto nel giro di un batter di ciglia. Tutte tranne, va da sé, le autorità svizzerotte che non fiutano l’inganno nemmeno per sbaglio e rilasciano allegramente il permesso richiesto.
Dopodiché, il gioco è fatto. In base sempre ai soliti bilaterali, il felice neotitolare del permesso B ha diritto ad aprire un termine quadro di disoccupazione se può dimostrare (?) di aver lavorato, in Svizzera o in un paese UE, un numero sufficiente di giorni. E già qui non ci vuole una fantasia particolarmente perversa per immagine il festival di certificati di lavoro più o meno farlocchi e comunque non verificabili, ma che naturalmente verranno presi per buoni dagli svizzerotti. Quindi cittadino UE si porta a casa le indennità di disoccupazione, svuotando le casse di questa assicurazione senza aver mai contribuito a riempirle, o portando un contributo irrisorio. Ed una volta esaurite le indennità? Forse che arriva il rimpatrio, come dovrebbe essere normale? Infatti, se un cittadino della disunione europea ottiene un permesso di dimora “per esercizio di attività lucrativa”, se il motivo per cui tale permesso è stato rilasciato, ossia l’esercizio dell’attività lucrativa, viene a cadere, il permesso deve, o piuttosto dovrebbe, decadere. Così non è: infatti di permessi B che entrano in assistenza ce ne sono eccome, tant’è che a Lugano essi costituiscono circa il 15% delle nuove domande. E, come direbbe qualcuno, nüm a pagum: paga il Cantone e paga il Comune di residenza.
Adesso il Tages Anzeiger ha scoperto che succede quello che ci si poteva aspettare sarebbe successo. Quello che la Lega e il Mattino avevano sempre e a gran voce annunciato e denunciato fin dall’inizio. Quello che, invece, secondo i partiti $torici ed in primis la $inistra spalancatrice di frontiere, erano tutte frottole populiste e razziste, e mai e poi mai sarebbero diventate realtà.
Il “Tagi” ha infatti scoperto che esisterebbe nel Canton Berna (ma sicuramente non solo lì) una vera e propria organizzazione che fornisce a cittadini stranieri – si tratterebbe soprattutto di portoghesi, italiani e spagnoli – contratti di lavoro fittizi (si suppone a pagamento) per potersi trasferire in Svizzera e, di conseguenza attivare la catena di prestazioni sociali sopra descritta.
Come volevasi dimostrare, dunque, per l’ennesima volta la Lega dei Ticinesi ed il Mattino avevano detto il vero. I Bilaterali provocano allarmanti e costosi fenomeni di immigrazione nel nostro Stato sociale: e non solo tramite i ricongiungimenti familiari di persone che dichiaratamente non esercitano attività lucrativa, ricongiungimenti che necessiterebbero di un capitolo a parte e che andrebbero drasticamente limitati, ma anche tramite i permessi rilasciati a chi dovrebbe venire in Svizzera per lavorare. Ma in realtà è mosso da ben altri motivi.
Al proposito, sarebbe interessante sapere in Ticino quanti permessi B giunti in Svizzera per svolgere un’attività professionale sono stati rimpatriati dopo che l’attività professionale, alla base del rilascio del permesso, è venuta a mancare! Qui ci sarebbe senz’altro materia per interrogazioni al Consiglio di Stato…
Lorenzo Quadri