Nel mirino dell’autorevole quotidiano zurighese c’è in particolare proprio la RSI
La SSR fa l’emittente di regime. A scriverlo non è (più solo) il Mattino populista e razzista. Adesso lo scrive anche l’autorevole NZZ che al tema ha dedicato un lungo articolo pubblicato lo scorso sabato.
In questi mesi di crisi pandemica l’emittente di regime non ha fatto altro che, appunto, puntellare il regime, slinguazzando ad oltranza l’autorità. Non è certo la sola. Però per gli altri media non si è costretti a pagare il canone più caro d’Europa, trasformato in tassa pro SSR.
Cervelli in lockdown
Lo stramaledetto virus cinese sta facendo piazza pulita anche delle nostre libertà. La popolazione, terrorizzata e resa isterica dallo spauracchio del virus e della morte, accetta docilmente di farsi privare di diritti e libertà. E guai a criticare. Ogni obiezione viene denigrata come “polemica sterile”. Si pretende di mettere in lockdown anche i cervelli. La stampa di regime si è appiattita sul più squallido servilismo, nella speranza di succhiare qualche ulteriore sussidio statale. Perfino la SSR ha avuto la tolla di battere cassa chiedendo le indennità di lavoro ridotto, malgrado sia finanziata con il canone più caro d’Europa.
Pensiero unico
Il bello è che gli editori di giornali che vanno ad elemosinare soldi del contribuente pretendono di venire privilegiati rispetto alle altre aziende in difficoltà asserendo che loro contribuirebbero alla pluralità delle opinioni necessaria al dibattito politico. Ah ecco. La stampa di regime, adagiata sul pensiero unico politikamente korretto, contribuirebbe alla pluralità. Sembra una barzelletta. Qui si fa proprio il contrario della pluralità. Semplicemente, il megafono della casta chiede soldi alla casta.
Servilismo mediatico
La SSR è un esempio da manuale di servilismo. La NZZ nel suo articolo del 25 aprile rileva come la TV di Stato abbia retto la coda ad oltranza all’infettivologo di regime Daniel Koch, elevandolo a vette quasi eroiche, malgrado il sosia della Morte nel film “Il settimo sigillo” di Bergman abbia asserito tutto ed il contrario di tutto. Tanto per dirne una, dopo mesi di lavaggio del cervello sul contatto intergenerazionale da evitare, adesso che “bisogna” riaprire le scuole il buon Koch improvvisamente sostiene che i bambini non sarebbero portatori del virus cinese.
La SSR si è inoltre ben guardata dal dare spazio al disastro fatto dai balivi bernesi sulle mascherine di cui costoro continuano a sconsigliare l’uso generalizzato, solo perché non ce ne sono a sufficienza per tutti.
Clamorosamente, e questa è una notizia nella notizia, la NZZ tra le cappellate federali conteggia anche la “chiusura tardiva delle frontiere”. Apperò! Sarebbe bello che qualcuno ricordasse che al proposito uno spocchioso ex segretario di Stato PLR, Mauro Dell’Ambrogio, scriveva che le misure al confine per contrastare la pandemia erano “cose da tarati”.
“Come in Corea del Nord”
Addirittura vergognosi gli slinguazzamenti della TV pubblica all’indirizzo del ministro della sanità kompagno Alain Berset, descritto senza remore come “l’uomo giusto al posto giusto”. E allora spieghi “l’uomo giusto al posto giusto” – quello che per mesi ha ripetuto la “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi) del virus che non si ferma ai confini – come mai la sanità svizzera non è nemmeno riuscita a dotarsi del materiale sanitario necessario ad affrontare la pandemia, pur avendo avuto mesi di tempo per prepararsi. Ah già, ma Berset è $ocialista: quindi, qualsiasi cosa dica o faccia o non faccia, la SSR lo slinguazza per partito preso.
La NZZ segnala inoltre che anche i cosiddetti dibattiti televisivi sono ormai diventati totalmente unilaterali: sempre i soliti soldatini della casta. Apparterranno anche a partiti o ad associazioni diverse, ma dicono tutti la stessa cosa. Nessuno spazio per le posizioni critiche, chiosa il quotidiano zurighese, ma una televisione che non è poi così distante dalla TV statale nordcoreana. E scritto dalla NZZ è pesante.
“TV di Stato in Ticino”
A mettere la ciliegina sulla torta, un riquadrato dedicato al Ticino, dal titolo significativo: “smascherati: in Ticino vige la TV di Stato”.
Il motivo? Il mandato di prestazione concluso un anno fa tra l’autorità cantonale e la RSI in relazione ad eventi straordinari. Come l’attuale pandemia.
Ed infatti sette redattori della R$I svolgono il proprio servizio civile (chiaro: i $inistrati mica fanno militare) per il Cantone. Questi giornalisti della Pravda di Comano collaborano alla comunicazione di crisi del Cantone e gestiscono le domande di altri giornalisti. Altro che ruolo critico, altro che “cani da guardia”, conclude la NZZ: questo è giornalismo “embedded”, ossia “incorporato” e quindi al servizio del governo.
E noi per un simile servizio pubblico “pluralista” (ah ah ah) dovremmo pagare il canone più caro d’Europa? Ma facciamo subito aeroplanini con il canone Serafe! Visto che la SSR in generale, e la RSI in particolare, è un prolungamento dello Stato, i suoi costi devono già essere compresi nelle imposte.
Lorenzo Quadri