Semmai per finanziare il depuratore di Cuasso al Monte si usano i soldi dei ristorni, ma la differenza NON la versiamo: ce la teniamo! Perché non c’è più alcun motivo per pagare annualmente oltre 60 milioni di franchetti alla vicina ed ex amica Penisola, la quale oltretutto si permette di segnalarci (uhhhh, che pagüüüüraaa!) ai funzionarietti di Bruxelles per via dell’albo degli artigiani!

Ma guarda un po’! Si riaccende la polemica sul depuratore di Porto Ceresio, che non funziona. Sicché i liquami vengono scaricati direttamente nel lago. Sul quale si affacciano anche i ticinesotti.
Abbiamo dunque l’ennesima conferma che la vicina ed ex amica Penisola nei nostri confronti è inadempiente in tutti i campi. Perfino in ambito di depurazione delle acque. Però il ministro degli Esteri del premier non eletto Matteo Renzi – e con lui svariati altri politicanti del Belpaese di varia corrente politica – nel tentativo di racimolare qualche voto dai frontalieri, pensa di poter strillare alla discriminazione ad opera dei ticinesotti per via dell’albo per gli artigiani. Sicché partono segnalazioni (uhhh, che pagüüüraaa!) a Berna e a Bruxelles.

Bruciati in gestione corrente
Il colmo è che chi, dall’Italia, pretende di fare la verginella, non solo è il primo a violare gli accordi bilaterali quando fa comodo (cosa, questa, che abbiamo avuto modo di ripetere in numerose occasioni). Ma è inadempiente anche su svariati altri fronti. Tra cui la depurazione delle acque. Sicché, mentre i ticinesotti ligi al dovere continuano a rispettare ogni cavillo, e a versare insensatamente i ristorni dei frontalieri, oltreconfine ci riempiono il Ceresio di cacca.

E’ il caso di ricordare che i ristorni dei frontalieri, che versiamo da oltre 40 anni, dovrebbero servire per la realizzazione delle opere infrastrutturali. Come ad esempio il depuratore di Cuasso al Monte. Invece, i soldi in arrivo dal Ticino vengono bruciati nella gestione corrente dei Comuni italici riceventi. E le opere di interesse transfrontaliero, vedi anche il caso eclatante della Stabio Arcisate, non si fanno!

E nümm a pagum?
Davanti all’indecenza dell’inquinamento lacustre nel Ceresio, il governo ticinese si è offerto di partecipare al finanziamento della sistemazione del depuratore. Come, come? Chiariamo subito una cosa. Col fischio che il contribuente ticinese paga interventi che spettano ai nostri amici e vicini. Oltreconfine dei nostri soldi non deve andare nemmeno un centesimo in più. C’è una sola forma possibile di “co-finanziamento” dei lavori al depuratore: utilizzare allo scopo i ristorni dei frontalieri. Poi la differenza ce la teniamo, perché di motivi per continuare a versare i ristorni non ne abbiamo più da un pezzo.

Interessante notare che dall’altra parte del confine c’è chi, davanti all’offerta ticinese di cofinanziamento, ha avuto quello che a prima vista potrebbe sembrare un sussulto d’orgoglio: “E’ un’offerta umiliante (…) è umiliante dover risolvere un problema annunciato facendoci offrire soldi da uno Stato vicino (…) significa svendere un pezzetto della nostra sovranità locale”, hanno commentato due consiglieri comunali di Porto Ceresio.
Ma questa dichiarazione è davvero quello che sembra? O piuttosto i nostri vicini, più furbi che belli, immaginano che l’eventuale contributo ticinese potrebbe andare a deduzione dei ristorni, e quindi ci sarebbero meno soldi per la gestione corrente, che è ben più importante del depuratore: perché tanto nel Ceresio si può andare avanti a scaricare pipì e pupù “come se niente fudesse”?
Lorenzo Quadri