Il conto ammonta, solo in Ticino, a 4.2 milioni di fr AL MESE! Detrarli dai ristorni!
Come ben sappiamo da una decina di giorni sono in vendita anche da noi, presso le farmacie, i test “fai da te” per il rilevamento dello stramaledetto virus cinese.
Anche in questo frangente, la fallimentare gestione $ocialista del kompagno Berset e dei burocrati dell’UFSP ha cumulato mesi di ritardo. E’ da prima di Natale che la Lega insiste con i test di massa. Sia presso il governicchio federale che presso quello cantonale. I quali “naturalmente” sono usciti dal letargo solo ora (ed in Ticino solo a seguito del Diktat di Berna, perché è noto che il medico cantonale rema contro).
E nümm a pagum
Il $inistrato Berset ha però pensato bene di aggiungere l’ennesima cappellata al suo già sterminato repertorio. Ha infatti stabilito che i test saranno gratis non solo per i residenti, ma anche per i frontalieri, oltre che per i cittadini di Campione d’Italia.
Altrimenti detto: il solito sfigato contribuente svizzerotto dovrà PAGARE anche i test ai 70’115 permessi G.
Come sappiamo ogni cittadino ha diritto a 5 tamponi “fai da te” gratuiti (ossia: finanziati dalla collettività) al mese.
La generosa offerta, ovvero l’ennesimo regalo indebito ai frontalieri, ha ovviamente ottenuto vasta risonanza oltreramina. I media locali sono corsi a fare da grancassa. I social idem. L’assalto alla diligenza è quindi scontato. In effetti, è già iniziato.
4.2 milioni al mese
Al proposito, due conti della serva.
Un kit per test “fai da te” costa 12 Fr. Per cinque test al mese, fanno 60 Fr al mese. Moltiplicati per 70’115 frontalieri fanno 4’206’900 Fr AL MESE!
E questa è solo la cifra relativa al Ticino.
Tanto per cominciare, solamente chi esibisce un tampone negativo non più vecchio di 48 ore dovrebbe poter entrare in Svizzera. Il controllo andrebbe quindi effettuato ai confini. Ma ciò non accade per deliberata scelta del governicchio federale.
Che adesso il nostro Paese, oltre a tenere le frontiere sempre spalancate e senza controlli, finanzi pure i test di massa ai frontalieri con i soldi dei contribuenti, va decisamente troppo in là.
Detrarre dai ristorni
Col fischio che paghiamo i test fai da te ai frontalieri! I soldi ce li mettono o i frontalieri medesimi, o i loro datori di lavoro, o lo Stato italiano; ma di sicuro non ce li mettiamo noi! La soluzione più semplice è detrarre la fattura dai quasi 100 milioni di Fr di ristorni che ogni anno il governicchio cantonale si ostina a versare al Belpaese! Sveglia!
Testare è importante, la Lega ed il Mattino sono stati i primi a chiederlo. Ma è anche importante che a pagare sia il soggetto giusto. Non sempre il solito sfigato contribuente rossocrociato. Quello che già deve subire le conseguenze deleterie dell’invasione da sud voluta dalla partitocrazia!
21 milioni a livello nazionale
4,2 milioni al mese è “solo” il costo dei test “fai da te” dei frontalieri attivi in Ticino. Se ci spostiamo sull’ambito nazionale, la pillola lievita come se non ci fosse un domani!
In Svizzera sono presenti, in totale, circa 345mila frontalieri. Quindi il conto totale dell’operazione a livello nazionale è di: 60 fr (per cinque test mensili) moltiplicato per 345mila permessi G, che fanno 20 MILIONI e 700mila Fr! QUASI 21 MILIONI DI FR AL MESE! E li dovremmo pagare noi? Poi ci chiediamo come mai i premi di cassa malati esplodono.
Si dà il caso che la Germania (Stato membro UE) pretenda dai frontalieri francesi (cittadini UE) la presentazione di un tampone negativo non più vecchio di 48 ore. Altrimenti non varcano il confine! E noi invece dovremmo pagare i test fai da te ai frontalieri, naturalmente dopo averli fatti entrare tutti, senza alcun limite? Qui qualcuno è caduto dal seggiolone da piccolo!
La mozione leghista a Berna per sventare l’ennesimo ladrocinio a danno dei contribuenti è già pronta!
Ciliegina sulla torta
Non poteva mancare la ciliegina sulla torta. I residenti, per ritirare i test fai da te in farmacia, devono esibire la carta della cassa malati. I frontalieri, per contro, sono tenuti a presentare il permesso G e la tessera sanitaria italiana.
Ebbene, siamo sicuri che il sistema informatico sia in grado di evitare che un frontaliere faccia incetta di test (passando, magari in tempo ravvicinato, da varie farmacie) per poi rivenderli in patria ridendosela a bocca larga degli svizzerotti “che tanto sono fessi e non si accorgono di niente”?
Lorenzo Quadri