A fine anno la concessione federale scade definitivamente. Ma la ferrovia non funziona
Ecco che ci risiamo! Di recente il portale Tio.ch ha raccontato l’odissea di una coppia di viaggiatori ticinesi atterrati all’aeroporto della Malpensa che però non sono riusciti a rientrare in Ticino. Causa: una lunga sfilza di disfunzioni ferroviarie, di ritardi, treni cancellati e convogli che, invece di giungere a destinazione, venivano fatti tornare indietro.
Queste vicissitudini, che non sono certo isolate, dimostrano quanto il collegamento ferroviario del Ticino con la Malpensa sia deficitario. Al momento esiste anche il servizio di bus navetta. Però la concessione scadrà a fine anno, per decisione dell’Ufficio federale dei trasporti (UFT). Il che significa: dal 2020 solo treno, niente più bus. Con tutte le conseguenze del caso.
Revoca procrastinata
L’Ufficio federale dei trasporti aveva annunciato la revoca della concessione ai bus per la Malpensa già per la fine del 2017. Poi il termine era stato spostato a fine 2018 e poi ancora a fine 2019. Questo a seguito dei ritardi nella messa in funzione del collegamento ferroviario diretto Lugano-Malpensa. Una vera e propria telenovela, segnata dai clamorosi ritardi del Belpaese nell’esecuzione della propria tratta. La vicenda ben esemplifica i rapporti tra Svizzera ed Italia. Una parte, la nostra, è ligia e preoccupata di fare i compiti a puntino. L’altra, quella italiana, lo è molto meno. Intanto però noi continuiamo a pagare i ristorni dei frontalieri.
La teoria e la pratica
“Ovviamente” la messa in esercizio, con anni di ritardo, del famoso collegamento ferroviario diretto Lugano-Malpensa con cadenza oraria (la linea S50) ancora non dimostra che l’operazione funzioni. Per questo l’UFT ha deciso la proroga alle concessioni ai bus fino alla fine dell’anno corrente. Con la promessa da parte dei burocrati federali che dal 2020 la qualità del collegamento su rotaia con la Malpensa sarebbe sensibilmente migliorata. Come se i bernesi fossero in grado di fornire delle garanzie al proposito!
200 milioni
E’ il caso di ricordare che il trenino Milano-Varese, con poi prolungamento fino alla Malpensa, è costato al contribuente svizzerotto oltre 200 milioni di Fr. Il convoglio non serve ai ticinesi. Serve ai frontalieri. Ha l’obiettivo di spostarli dalla strada alla ferrovia. A giudicare dalle targhe azzurre che intasano tutti i santi giorni le nostre strade ed autostrade, l’esercizio non pare granché riuscito.
E’ chiaro che, per ridurre il numero di automobili italiche, occorrerebbe ridurre anche il numero dei frontalieri. Ad esempio applicando la preferenza indigena votata dal popolo. Invece, la preferenza indigena è stata rottamata dalla partitocrazia PLR-PPD-P$$. Ed il solito sfigato contribuente, oltre a continuare a subire l’invasione da sud, deve pure finanziare i trenini ad uso e consumo dei frontalieri. Che poi nemmeno servono allo scopo. Evviva!
“Concorrenza”?
Paradossale anche la vicenda del prolungamento fino alla Malpensa. L’operazione è costata milioni, però fioccano i disservizi. Per contro, il collegamento via bus funziona ed è apprezzato dagli utenti. Ma Berna non vuole rinnovare la concessione. Motivo? Il bus farebbe concorrenza alla rotaia! Quindi si cancella il bus e si obbliga così i viaggiatori a servirsi di un trenino che non funziona.
In altre parole: il contribuente paga per un collegamento deficitario ed in più viene privato di un’alternativa valida di trasporto collettivo. Oltre al danno la beffa. Non ci vuole il Mago Otelma per prevedere quello che accadrà. Invece di prendere il trenino di cui non ci si può fidare, i ticinesi andranno alla Malpensa in macchina!
Il parlamento dovrà decidere
Chi scrive ha presentato a Berna vari atti parlamentari sul bus Lugano-Malpensa. L’ultimo è una mozione del giugno 2018. Essa chiede che, treno o non treno, la concessione ai torpedoni non venga ritirata a fine anno, ma rimanga garantita anche in futuro, così da fornire ai passeggeri un’alternativa di trasporto pubblico alla rotaia. Tra l’altro un domani i bus potrebbero anche essere elettrici…
Il Consiglio federale, come da copione, ha dato preavviso negativo. Il parlamento non si è ancora espresso. Si spera che possa prevalere il buonsenso.
Tanto più che non si tratta di spendere, ma solo di autorizzare dei privati a continuare ad offrire un servizio ai viaggiatori ticinesi. Ma anche ai turisti che raggiungono il Ticino atterrando alla Malpensa.
A Lugano giustamente si sottolinea l’importanza del turismo congressuale. Qualcuno si aspetta che i congressisti che atterranno alla Malpensa saranno poi disposti a perdere ore nel tentativo di raggiungere Lugano in treno? La città e l’ente turistico dovrebbero seriamente preoccuparsene.
Lorenzo Quadri