L’accoltellatrice della Manor diventerà un nuovo “caso Carlos”. Già fioccano le fatture
E’ stato un atto di terrorismo islamico. Il Tribunale penale federale di Bellinzona ha dunque riconosciuto che la 29enne che nel novembre 2020 accoltellò due donne alla Manor di Lugano non è una “pazza”, come ha tentato di sostenere la difesa, bensì una terrorista. Avrà anche problemi “psi”, ma sempre di terrorista si tratta. Una cosa non esclude l’altra; anzi.
La tesi farlocca della difesa, quella della pazzia che esclude il terrorismo, è stata sposata anche da politicanti e giornalai di $inistra. L’obiettivo di costoro è chiaro: negare ad oltranza che in Svizzera esista un problema di radicalizzazione islamista. Perché questo disastro ce l’hanno portato in casa i fautori delle frontiere spalancate ed il multikulti. Del resto, quelli che vogliono imboscare il dilagare dell’islamismo in Svizzera sono gli stessi negazionisti che appunto negano la delinquenza d’importazione, gli abusi di prestazioni sociali da parte di stranieri, eccetera.
Invece il terrorismo islamico è di casa anche a Lugano. A certificarlo è il Tribunale penale federale di Bellinzona.
Humus per terroristi
Se si vuole combattere, ma soprattutto prevenire, il terrorismo islamico, il primo passo è intervenire contro l’islam politico. L’islam politico non è ancora terrorismo, costituisce però l’humus sul quale il terrorismo si sviluppa. Rappresenta pertanto un pericolo per la sicurezza interna del Paese. Di conseguenza, va messo fuori legge. Le associazioni che lo diffondono vanno proibite e le moschee ed i “centri culturali” dove viene predicato vanno chiusi. Le persone straniere che lo predicano sono da espellere. E bisogna interrompere il flusso di milioni che ogni anno raggiunge la Svizzera per finanziare chi vi propaga l’islamismo. Quanto alle boiate politikamente korrette sugli islamisti radicalizzati che sarebbero dei “disagiati da integrare”, ovviamente a nostre spese, non le vogliamo proprio sentire. I migranti disagiati e pericolosi non vanno integrati. Vanno ESPULSI per direttissima.
“La politica non solo ha sottovalutato, ma ha anche deliberatamente ignorato lo sviluppo dell’islamismo”. Questa affermazione non l’ha fatta un “leghista populista e razzista”, bensì l’attivista Saida Keller-Messahli, fondatrice e presidente del Forum per un Islam progressista, insignita nel 2016 del Premio svizzero per i diritti umani.
Le panzane del governicchio
L’Austria è ben consapevole della situazione. Nel 2020 il governo austriaco allora in carica decise di inserire il divieto dell’islam politico nel pacchetto di misure antiterroristiche. Il provvedimento venne tuttavia stralciato in seguito per “timori di ordine costituzionale”. Chiaro, le censure multikulti mica esistono solo in Svizzera. Ma almeno Vienna un primo passo l’ha fatto. Da noi,manco questo. Per la partitocrazia triciclata, il sacro dogma del multikulti ha la precedenza sulla sicurezza del paese. La scorsa settimana, il Consiglio nazionale avrebbe dovuto pronunciarsi sulla mozione leghista che chiede la messa fuori legge dell’islam politico. La discussione è stata però rinviata. Inutile dire che il governicchio federale è contrario alla mozione. E infatti la combatte con maestose fregnacce.
Ad esempio: “L’introduzione di un divieto dell’islam politico sarebbe discriminatoria, in quanto riguarda un’unica religione”. Ossignùr. Primo: l’islam politico non è più una religione ma un’ideologia – appunto – politica. Secondo: è ovvio che si interviene dove c’è un problema. Se ad alimentare il terrorismo è l’ideologia islamista, è chiaro che si agisce lì. Non esiste un terrorismo legato al cristianesimo o al buddhismo o al culto di Giove Pluvio.
Oppure questa: “Il Consiglio federale si rifiuta di instaurare un diritto penale che punisca le convinzioni o le opinioni”. Ö la Peppa! Peccato che si tratti di una balla manifesta. Il Consiglio federale è favorevole eccome ad “un diritto penale che punisca le opinioni” non allineate al mainstream. Ed infatti lo sta promuovendo con il continuo dilagare della cosiddetta norma “antirazzismo”, ossia l’art 261 bis, che viene estesa a sempre nuove fattispecie. E lo scopo è proprio quello di criminalizzare chi osa dissentire dal multikulti e dalla politichetta gender e woke.
Dipendenti da paesi islamisti
E’ evidente che la principale preoccupazione della casta è quella di “non discriminare” gli islamisti. Che non sono le persone di religione musulmana, bensì i fautori dell’islam politico. Alle vittime dei prossimi attentati ed ai loro familiari, i politicanti triciclati potranno andare a spiegare che la loro vita, rispettivamente la loro integrità fisica, è secondaria. L’importante è “non discriminare”.
Già che c’era, per completezza d’informazione il governicchio federale poteva aggiungere che non è opportuno contrastare l’islamismo dal momento che il CF sta andando ad elemosinare il gas da paesi musulmani. Così facendo, ci rende dipendenti da questi ultimi. Geniale!
E nümm a pagum
La terrorista responsabile dell’attentato alla Manor – svizzera per modo di dire dal momento che il nome è tutt’altro che “local” – è stata condannata a 9 anni di carcere. Prima però ci saranno i trattamenti in struttura chiusa. I costi a carico del contribuente saranno stratosferici. E’ evidente chequi si sta creando un “caso Carlos” al femminile. Le fatture già cominciano ad arrivare. La parcella dell’avvocato difensore della terrorista, per oltre 82mila franchi, è già stata messa a nostro carico. Ed è solo l’inizio.
Lorenzo Quadri