Ma che sorpresa! Il Belpaese non vuole il nuovo accordo fiscale sui frontalieri
Ma guarda un po’, i ristorni dei frontalieri sono ancora cresciuti. Infatti nell’anno di disgrazia 2015 hanno raggiunto quota 77 milioni! La lieta novella è emersa nei giorni scorsi, ma il versamento dei ristorni è stato effettuato, come ogni anno, a fine giugno.
Sempre in questi giorni abbiamo appreso anche che la Camera dei deputati del Belpaese pretenderebbe, per dare il proprio nullaosta al nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri, la cancellazione del voto del 9 febbraio nonché della richiesta del casellario giudiziale.
Qui siamo davvero alle comiche. La casta dei politicanti italici dall’infinita serie di privilegi (mentre il paese va in rovina), pretenderebbe di cancellare, in casa nostra, un nostro voto popolare. E oltretutto, la casta pretenderebbe pure che gli svizzerotti facessero entrare tutti gli italiani senza alcuna verifica sui precedenti penali dei richiedenti. Altrimenti niente nuovo accordo.
“Un passo dalla conclusione”
Ma come: secondo l’ex ministra del 4% Widmer Schlumpf ed il suo tirapiedi De Watteville, questi accordi non avrebbero dovuto essere “ad un passo dalla conclusione” nel giugno del 2014? Ma come: l’ex consigliera federale non eletta non aveva promesso “misure unilaterali nei confronti dell’Italia” (sic!) se i trattati in questione non fossero stati conclusi entro primavera 2015?
Tre punti
Punto primo. Il popolo italiano davanti a simili fregnacce dei suoi parlamentari (?) dovrebbe scendere in piazza con il forcone. Perché? Perché a guadagnarci dal nuovo sistema di imposizione dei frontalieri non sarebbe certo il Ticino: noi vedremmo a malapena le briciole. Per contro, l’erario della vicina Penisola incasserebbe centinaia di milioni ogni anno; ammesso e non concesso che l’Italia aumenti effettivamente le imposte ai frontalieri fino a parificazione con i contribuenti italiani che vivono in Italia (al momento ne pagano molte meno).
Sicché la Camera dei deputati, per difendere l’ingiustificata situazione di privilegio fiscale di 62’500 frontalieri, che sono circa l’uno per mille della popolazione del Belpaese, penalizza tutti gli altri. E’ davvero sorprendente che nessun politico italiano (ovviamente non quelli eletti con i voti dei frontalieri) faccia un cip al proposito.
Punto secondo. Come accennato sopra, il Ticino dal nuovo accordo guadagnerebbe assai poco. Se poi ad esso si aggiunge la decadenza del moltiplicatore cantonale al 100%, il saldo rischia di essere addirittura negativo. Sicché, di certo non ci stracciamo le vesti per il nuovo accordo. Tanto più che esso ci priverebbe di un potente mezzo di pressione, sia verso nord che verso sud: il blocco dei ristorni, appunto. Abbiamo ben visto le reazioni quando il Consiglio di Stato decise di bloccarne il 50%. L’errore fu di sbloccare prematuramente il tesoretto, senza aver ottenuto alcuna contropartita concreta.
Punto terzo. La vicina Penisola evidentemente non vuole, per compiacere l’elettorato che lavora in Ticino, il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri. Quale scusa per rifiutare si attacca al 9 febbraio e al casellario giudiziale. E su questi temi pretende di ricattarci. Nei giorni scorsi, a seguito del plebiscito ticinese dell’iniziativa Prima i nostri, da Oltreconfine sono arrivate ancora minacce e ricatti. E noi pensiamo di continuare a versare i ristorni dei frontalieri “come se niente fudesse”? Suggerimento semplice: ci teniamo gli accordi del 1974 e blocchiamo – definitivamente e per intero – i ristorni dei frontalieri. Che oltretutto, come abbiamo appreso nei giorni scorsi, nel 2015 ammontavano a ben 77 milioncini, e scusate se sono pochi
La decisione si può prendere già ora!
Lorenzo Quadri