Alla faccia della storiella secondo cui i delinquenti stranieri sarebbero un’invenzione della Lega populista e razzista.

Le cose stanno ben diversamente e le risposte fornite dal CdS all’interrogazione del deputato leghista Massimiliano Robbiani sulla popolazione carceraria in Ticino parlano chiaro.

Nel 2012 il 76% dei detenuti alla Stampa era straniero. Se consideriamo la Stampa ed il carcere giudiziario de La Farera, i carcerati ticinesi scendono al 10% del totale. Questo vuol dire che il 90% degli ospiti delle prigioni non hanno il passaporto rosso.

Si possono poi fare tutte le distinzioni da arrampicata sui vetri che si vogliono. Si può invocare ad esempio l’argomento, più volte sentito, che gli stranieri verrebbero più facilmente incarcerati a causa del maggior pericolo di fuga. Sarà anche vero; ma in nessun modo ciò giustifica una differenza così abissale tra svizzeri e stranieri.

Le cifre

Per citare un paio di cifre in soldoni, tema sempre più caldo visto che siamo in periodo di risparmi: a livello nazionale, le strutture carcerarie costano in  totale un  miliardo. Quindi, in gran parte questo miliardo è uno dei costi – non certo l’unico – provocato dalla criminalità straniera, fenomeno per il quale possiamo ringraziare la scriteriata politica delle frontiere spalancate in nome del politikamente korretto: perché “bisogna aprirsi”.

Intanto, dunque, che la carcerazione dei delinquenti stranieri costa centinaia di milioni di denaro pubblico all’anno, agli onesti cittadini rossocrociati che si trovano nel bisogno si fa tirare la cinghia. E stiamo parlando di persone che sono in difficoltà economiche senza colpa da parte loro. Ad esempio perché hanno perso o non trovano lavoro a seguito dell’invasione di frontalieri provocata anch’essa dalla devastante libera circolazione delle persone. Voluta, ma guarda un po’, sempre dagli spalancatori di frontiere.

Recuperare a tutti i costi?

Nelle strutture carcerarie ticinesi, un detenuto costa circa 330 Fr al giorno. Una camera in un albergo a 5 stelle in alta stagione costa meno.
 
Queste cifre – come pure le inquietanti percentuali di detenuti stranieri – devono far riflettere. E’ tempo che i delinquenti d’importazione scontino le loro pene non già in Svizzera a nostro carico, ma nei rispettivi paesi d’origine. In quest’ambito i margini di risparmio di certo non mancano.

Del resto, che occorra tirarsi giù la pelle di dosso, e spendere un capitale, per correggere e reintegrare delinquenti stranieri incorreggibili, non sta mica scritto nella Bibbia. Tanto più che costoro non devono essere integrati in Svizzera, bensì espulsi. Come ha voluto il popolo.

Al voto popolare si oppongono però i politikamente korretti, la cui strategia (?) in materia di stranieri si può riassumere nei termini seguenti: attirare quelli problematici, che delinquono o che sono a carico del nostro stato sociale (perché bisogna “aprirsi”) e mettere invece in fuga i ricchi, quelli che pagano le imposte, pretendendo di trattarli come mucche da mungere.

Questo in nome di una autocertificata “etica” il cui risultato è di creare delinquenza e costi, che  vengono fatti gravare sul groppone del solito ceto medio. Il quale, va da sé, non si può permettere un cip di protesta: altrimenti viene denigrato come “razzista” e, di conseguenza, bandito dal dibattito politico.

I dati sulla nazionalità dei carcerati in Ticino dimostrano tuttavia che è ampiamente giunto il momento di dare un giro di vite. Anche se non è politikamente korretto.
Lorenzo Quadri