Ma naturalmente dai camerieri di Bruxelles del Consiglio federale non arriva un cip

 

Ancora una volta, l’ennesima, ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Mentre gli svizzerotti si martellano sui “gioielli di famiglia” con il massimo vigore, perché bisogna assolutamente rispettare fino all’ultima virgola la sacra libera circolazione delle persone, i nostri “amici” (si fa per dire) dell’UE fanno proprio il contrario.

I paesi a noi vicini perseguono i propri interessi e se ne SBATTONO dei nostri; e la tanto decantata “reciprocità”? Nel water! A Berna, invece, i camerieri dell’UE passano le giornate a farsi pippe mentali sulla “non discriminazione” di aziende e lavoratori stranieri.

Lo studio di San Gallo

La dimostrazione che detto scenario non è frutto dell’ennesima fantasia populista e razzista – un po’ come il soppiantamento dei residenti con frontalieri o il dumping salariale, tanto per fare un esempio – ma un dato di fatto, arriva da uno studio dell’Università di San Gallo.

Cosa hanno scoperto gli economisti sangallesi? Si sono accorti, ma tu guarda i casi della vita, che dall’inizio della crisi economica del 2008 gli Stati membri della fallita Unione europea hanno preso oltre 200 provvedimenti che sono risultati dannosi per gli interessi commerciali della Svizzera. Si parla di misure d’aiuto mirate a sostenere rami economici o società in difficoltà, e non si è trattato solo di salvaguardare dei posti di lavoro, ma anche di favorire le ditte indigene rispetto a quelle straniere. Nell’ottobre scorso, prosegue lo studio, erano ancora in vigore 151 dei 200 interventi sfavorevoli alla Svizzera.

Protezionismo in grande stile

Ohibò! I nostri “cari” vicini, dunque, hanno fatto protezionismo in grande stile. E nessuno ha detto niente. Forse che i camerieri dell’UE in Consiglio federale si sono sognati emettere un cip di protesta? Ma non sia mai! Sotto le cupole bernesi il motto, scelleratamente autolesionista, è sempre lo stesso: noi siamo più papisti del Papa – e più europeisti degli eurofalliti – di modo che nessuno possa rinfacciarci alcunché! E non guardiamo quel che fanno gli altri!

Gli “spettacolari” risultati di una condotta tanto ottusa e pavida li vediamo quotidianamente. Lungi dal “non rinfacciarci alcunché” gli eurobalivi approfittano ignobilmente della debolezza mostrata dai loro camerieri bernesi. E infatti alzano continuamente il tiro e avanzano in continuazione nuove pretese: sempre più irragionevoli, sempre più scandalose, sempre più lesive della nostra sovranità.

Del resto, con queste modalità Bruxelles ha ottenuto dagli svizzerotti tutto quello che voleva. Senza eccezioni. Dunque, chi glielo fa fare di cambiare?

Cosa deve ancora succedere?

L’inchiesta dell’Università di San Gallo dimostra la clamorosa mancanza di reciprocità nei nostri confronti da parte degli interlocutori europei che a Berna si ostinano ad osannare ed a slinguazzare fino a consumarsi le papille.

Signori, cosa deve ancora succedere perché si cambi finalmente registro? Se i sette ministri in Consiglio federale non sono in grado di andare finalmente a picchiare i pugni sul tavolo di Bruxelles, di dire a questi funzionarietti non eletti da nessuno che la Svizzera si è rotta le scatole di farsi mettere sotto i piedi sicché d’ora in poi comincerà anche lei, come fanno del resto gli stessi Stati membri dell’UE, a fare i propri interessi alla faccia delle “regole” che nessun altro rispetta, è meglio che se ne tornino tutti a casa a dedicarsi all’ippica, alla pesca, o a fare calzetta.

Lorenzo Quadri