A giugno l’artefice degli accordi-ciofeca, il tirapiedi dell’ex ministra del 4% Widmer Schlumpf Jacques De Watteville, andrà in pensione. Ma manterrà l’incarico di negoziatore capo con l’UE. Semm a posct!!

Ma guarda un po’: come volevasi dimostrare, ancora una volta avevamo ragione. Non sarà elegante dirlo; ma noi, che dell’eleganza ce ne impipiamo, lo diciamo lo stesso. Il tema è l’ormai annosa questione dell’accordo con il Belpaese sulla fiscalità dei frontalieri. Un accordo che in Italia sta sempre più ciurlando nel manico.

La particolarità
Questo accordo, così come è stato negoziato (deve ancora essere ratificato dai parlamenti di entrambe le nazioni) non porterà un copeco in più nelle casse pubbliche ticinesi. Il modesto aumento di entrate da esso contemplato verrà annullato dall’abolizione del moltiplicatore comunale al 100% per i frontalieri. E soprattutto, verrà spazzato via dall’introduzione a beneficio di questi ultimi delle medesime deduzioni fiscali applicate ai residenti (e quando applichiamo ai frontalieri l’obbligo di affiliarsi ad una cassa malati svizzera o di pagare le imposte di circolazione in Ticino?). Il regalo fiscale ai frontalieri è, come noto, l’ultimo colpo gobbo a questo sempre meno ridente Cantone da parte dell’ex ministra del 4% Widmer Schlumpf e del pensionando tirapiedi De Watteville.
L’accordo con l’Italia ha però una particolarità: quella di far aumentare in modo importante il carico fiscale gravante sui frontalieri, parificandolo a quello dei restanti italiani. Di queste importanti nuove entrate, nel mirabolante accordo negoziato da De Watteville, beneficia di fatto solo il Belpaese.

Monta la panna
Come ampiamente previsto, adesso monta la protesta dei frontalieri: si sono accorti di quel che sta bollendo in pentola e non ne vogliono sapere di pagare più tasse. Alcuni esponenti politici di vari partiti hanno già colto la palla al balzo. In Italia schierarsi a paladini dei frontalieri paga in termini di voti. Sicché, avanti con la panna montata contro l’accordo con gli svizzerotti. E dalla panna montata cominciano a spuntare le prime iniziative. Il 30 gennaio è infatti stato istituito il Fontaday. In sostanza si tratta di una manifestazione dei frontalieri contro il prospettato aggravio fiscale sul loro groppone. Ma a protestare ci sono anche i comuni italiani della fascia di confine. Infatti questi ultimi vedrebbero sparire i ristorni, una prospettiva decisamente sgradevole. Per immaginare come andrà a finire non serve il Mago Otelma. Per motivi di convenienza elettorale – i frontalieri sono tanti e votano – l’aumento delle loro imposte verrà rimandato alle calende greche, ovvero non ci sarà proprio. Sicché, se per caso gli accordi dovessero venire ratificati dall’Italia, ciò avverrà senza aggravi fiscali per i frontalieri. E quindi anche l’auspicato (dal Ticino) effetto antidumping andrà tranquillamente a farsi benedire.

Idea geniale
Se qualcuno a Berna immaginava di tener buono il Ticino con questo accordo-ciofeca con l’Italia, forse questo qualcuno ha fatto male i conti. Come sappiamo, le trattative sono state in massima parte condotte dal buon Jacques De Watteville, Segretario di Stato alle questioni finanziarie internazionali. Quello che va a Roma a discutere in inglese. Ma De Watteville, dall’agosto dello scorso anno è anche capo-negoziatore per le questioni con l’UE. Quindi in sostanza a Berna hanno avuto la geniale idea di incaricare proprio il Jacques di portare a casa la concretizzazione del “maledetto voto” del 9 febbraio. E se i risultati sono gli stessi di quelli ottenuti con gli accordi con l’Italia, dove la Svizzera ha solo concesso… Da notare che a giugno De Watteville andrà in pensione. Ma manterrà l’incarico di negoziatore con l’UE. Allegria!

Morale: non serve a nulla che cambino gli equilibri politici in parlamento ed in Consiglio federale se incarichi chiave per il futuro della Svizzera vengono lasciati in mano ai soliti funzionari internazionalisti e spalancatori di frontiere, che caldeggiano l’adesione all’UE. L’Udc, che ha da poco ri-ottenuto il secondo consigliere federale, ci pensi!
Lorenzo Quadri