Cassa pensioni del Cantone: il cittadino non ci deve più mettere nemmeno un centesimo!

Mercoledì pomeriggio si è tenuta a Bellinzona la manifestazione degli statali che protestavano contro la riduzione del tasso di conversione della cassa pensioni del Cantone (IPCT) dal 6.17% al 5%. Il taglio è stato deciso dal CdA dell’Istituto. Il 5% non piove dal cielo. E’ il tasso applicato da quasi tutte le casse pensioni. Benvenuti sulla Terra!

La cifra dei manifestanti è stata pompata dai giornalai $inistrati. Se si tolgono pensionati, sindacalisti, galoppini del partito $ocialista, e tutti quanti erano lì a fare scenografia, il numero effettivo di funzionari scesi in piazza si riduce assai. A mobilitarsi è stata una piccola frazione degli affiliati all’IPCT (in totale circa 17mila). Sarebbe poi  uno scandalo se a Bellinzona ci fossero andati pure dei pensionati d’oro della pubblica amministrazione; di quelli che hanno smesso di lavorare a 58 anni per ritirarsi a rendita piena o giù di lì.

Imparare la lezione

Il tasso di conversione del 6.17% è ormai anacronistico ed insostenibile. Ma i manifestanti ed i loro $indacalisti pretendono che venga mantenuto artificialmente in vita o comunque compensato. Con quali soldi? Ma con quelli del solito sfigato contribuente, ça va sans dire!

E’ forse il caso di ricordare che nel 2013 i cittadini ticinesi, grazie al Triciclo, hanno già dovuto pompare mezzo miliardo di franchi (soldi loro) nella cassa pensioni cantonale, per risanarne i conti. Il giochetto sarebbe stato ripetuto nel 2021 se la Lega e il Mattino non si fossero messi per traverso, promettendo il referendum. Di conseguenza, il parlatoio cantonale ha  dovuto virare sul prestito obbligazionario senza costi per i cittadini (soluzione Pamini-Guerra) approvato lo scorso 12 aprile con l’accordo di tutti i partiti, tranne Mps e comunisti.

Qualcuno però non ha imparato la lezione. E quindi, in tempo di crisi nera, ancora pretende di mettere le mani nelle tasche dei cittadini per mantenere o “compensare” il tasso di conversione pompato. E’ il colmo: secondo costoro, chi un tasso di conversione del genere se lo può solo sognare, si troverebbe però costretto a finanziarlo a vantaggio di “pochi eletti”.

Troppo facile!

Le casse pensioni private, ma anche molte casse pubbliche, hanno da tempo fatto i compiti, risanando i propri conti. Gli affiliati (lavoratori) hanno di conseguenza dovuto far fronte a dei sacrifici. Per troppo tempo questo non è invece successo con l’istituto previdenziale cantonale. Perché? Perché la partitocrazia non ha voluto toccare i privilegi degli statali. Il Triciclo aveva paura di perdere i VOTI del funzionariato pubblico. Il DFE targato PLR ha fatto melina per anni ed annorum. Tanto, si sono detti i politicanti, se la cassa pensioni è del Cantone, i buchi li tappa il contribuente! Troppo facile! Adesso arrivala resa dei conti. Quindi, gli statali che si lamentano per la decurtazione delle rendite, possono giusto prendersela con i responsabili della situazione attuale ossia 1) i politicanti; 2) le generazioni di funzionari che ci hanno tettato dentro alla grande.

Società a due velocità

E non vogliamo star qui a ripetere per l’ennesima volta tutti i vantaggi legati all’impiego statale: dal posto garantito all’alto salario, dal congedo facile alle condizioni di lavoro che continuano a migliorare mentre nel privato succede il contrario; e questo grazie anche  alla devastante libera circolazione delle persone voluta in primis proprio dalla $inistra partito dei funzionari.

E’ sempre più evidente la formazione di una società a due velocità, che è insostenibile dal profilo della coesione sociale. Concetto, quest’ultimo, con cui i $inistrati amano sciacquarsi la bocca. Però, quando si tratta di difendere i propri privilegi… contrordine kompagni! Aggrappati come cozze allo scoglio alle disuguaglianze, se queste tornano a proprio vantaggio!

A proposito, com’era già lo slogan del P$? “Senza privilegi”? Come no!

Tanto per fare un esempio, ci sono operai delle FFS (ex regia federale) che sono di recente andati in pensione dopo 40 anni di lavoro con il tasso di conversione al 4.8%. E questi operai dovrebbero finanziare con le loro imposte il tasso al 6.17% di burocrati cantonali che già guadagnano il doppio o il triplo di loro? Ma anche no!

Referendum certo

Le tasche dei cittadini non sono un self service. Visto che il tasso di conversione del 6.17% è ormai insostenibile, lo si porta al 5% come correttamente deciso dai vertici dell’IPCT, ma senza inventarsi “compensazioni” o altre fregature facendole poi pagare dai cittadini!  In caso contrario il REFERENDUM è garantito!

I ticinesi hanno già dato e non c’è più trippa per gatti. Con il mantra che “non bisogna penalizzare” i funzionari più giovani si pensa di chiamare il cittadino alla cassa? Col fischio! Se proprio si vuole “compensare”, si cominci col decurtare le rendite di chi beneficia di pensionamenti di platino.

Lorenzo Quadri