No al ripescaggio della “scuola che verrà” per fare un regalo a Bertoli ed al P$
Le modalità con cui “superare i livelli alle medie” non le decidono un governicchio ed un parlatoio che tra due mesi non saranno più in carica
Sul tema del “superamento dei livelli alle medie”, da tempo invocato come un mantra, ci pare
che la politichetta cantonale stia di nuovo perdendo la bussola.
L’obiettivo del ro$$o DECS è chiaro da un pezzo: l’inclusione ad oltranza con conseguente livellamento verso il basso in base a principi ideologici balordi quali la “democrazia della riuscita”. Scuola trasformata in servizio sociale il cui compito principale diventa la correzione di presunte ingiustizie della società, e giù con i piagnistei sulle difficoltà che incontrerebbero gli scolari con passato migratorio. Eh già: a seguito dell’immigrazione incontrollata voluta dalla partitocrazia, bisogna abbassare il livello della scuola ticinese nel suo complesso, altrimenti chi arriva da “altre culture” non riesce a seguire. Con tanti auguri per il futuro delle nuove generazioni (che già non si prospetta roseo).
Il flop basilese
Proprio di questi tempi nel semicantone ro$$overde di Basilea Città si sta assistendo al tracollo della scuola “inclusiva a tutti costi” che tanto piace a burocrati e politicanti di $inistra. Come riferisce la stampa (NZZ e CdT) l’associazione cantonale degli insegnanti (!) ha lanciato un’iniziativa popolare per ripristinare le classi di recupero, raccogliendo in tempo di record una marea di firme. Sul campo ci si è in effetti resi conto che l’ideologia inclusivista è una cosa, la realtà un’altra. E la realtà dice che l’inserimento degli allievi delle classi di recupero in quelle ordinarie è stato un fallimento; malgrado siano stati investiti una barca di soldi pubblici e di risorse pedagogiche. I primi a pagarne il prezzo sono gli scolari più fragili.
Il solito giochetto
Ma gli echi di questo clamoroso flop basilese non arrivano fino a Bellinzona dove il DECS, in base al consueto modus operandi della $inistra, pretende di far rientrare dalla finestra quello che il popolo ha fatto uscire dalla porta. La “scuola che verrà” è infatti stata asfaltata in votazione popolare il 23 settembre 2018. Ma il Dipartimento targato P$ continua a tornare alla carica affinché il direttore uscente kompagno Bertoli, e quindi il partito $ocialista, possa poi bullarsi pubblicamente di aver “portato a casa” ciò che voleva.
Il Mattino ha sostenuto con convinzione il referendum contro la “scuola che verrà”, e quindi si oppone categoricamente al suo ripescaggio tramite tattica del salame (una fetta alla volta).
Frena, Ugo!
Nei giorni scorsi si è appreso di un compromesso attualmente al vaglio della Commissione formazione e cultura del parlatoio cantonale per consentire al DECS di procedere con le “sperimentazioni per il superamento dei livelli”. Frena, Ugo!
In considerazione del fatto che:
- Tra due mesi cambieranno sia i vertici del DECS che la Commissione formazione e cultura del Gran Consiglio
- La “Scuola che verrà” è stata asfaltata in votazione popolare
- L’inclusione a tutti i costi là dove tentata si è dimostrata un fallimento (vedi Basilea città),
ci pare pacifico che di decidere frettolosamente sperimentazioni nelle ultime settimane di legislatura non se ne parla. Farsi infinocchiare per la gioia di Bertoli e a danno della scuola ticinese? Anche no!
Progetto fumoso
Tanto più che, da quanto si legge al proposito sul CdT di giovedì, l’accordo che starebbe prendendo forma nella Commissione parlamentare risulta alquanto caotico. Si prevede una sperimentazione volontaria (?) in sei sedi di scuola media. Cosa significa nel concreto “volontaria”? Chi decide di mettere a diposizione una sede, e quindi gli allievi-cavia? La direzione? I docenti? Le famiglie? Facile poi prevedere che tra le sedi “volontarie” figureranno quelle dove era previsto di sperimentare la “scuola che verrà”: ad ulteriore conferma che se non è zuppa, è pan bagnato.
Oltretutto, oggetto della sperimentazione sarebbero addirittura tre varianti con la possibilità di introdurre un ulteriore “elemento di flessibilità”: il parlatoio non ha quindi idea di dove vuole andare a parare, oltre ad avere un’incomprensibile fretta. C’è poi da chiedersi cosa potranno mai capire le famiglie dei futuri allievi-cavia di un simile caos. Seri dubbi rimangono pure sull’obiettività del rapporto sulla sperimentazione, per quanto si preveda di farlo redigere fuori Cantone.
Quattro punti
Che il sistema dei livelli abbia dei difetti, sarà senz’altro vero. Tuttavia, ci sono quattro punti fermi su cui non si può transigere.
Le modalità con cui si deciderà di “superare i livelli alle medie” avranno pesanti conseguenze sulla scuola ticinese, e quindi sul futuro di chi la frequenta. Pertanto queste modalità
- non le decidono un governicchio ed un parlatoio che scadranno tra poche settimane;
- non possono essere incentrate sull’inclusione ad oltranza, che sta fallendo ovunque;
- non possono essere una ribollita della “scuola che verrà”, perché la volontà popolare va rispettata;
- devono essere comprensibili ai cittadini.
Lorenzo Quadri