Legittima difesa, votazione popolare da rifare: il triciclo avrà imparato la lezione?
Certo che il governicchio cantonale, così come pure il parlamento, hanno rimediato una figura marrone di proporzioni epiche! Come sappiamo il Tribunale federale, con una decisione clamorosa e senza precedenti, presa all’unanimità dei giudici, ha annullato la votazione popolare sull’iniziativa a sostegno della legittima difesa, che si era tenuta il 9 febbraio 2020. Ha infatti accolto il ricorso del promotore dell’iniziativa, il Guastafeste Giorgio Ghiringhelli, e del suo avvocato Sabrina Aldi (vicecapogruppo leghista in GC).
Motivo dell’annullamento della votazione: l’opuscolo informativo redatto dal Cantone era farlocco. Conteneva informazioni false e fuorvianti su punti essenziali: nel caso concreto, si affermava che l’iniziativa fosse contraria al diritto federale e che creasse delle disparità di trattamento. Peccato che, se così fosse, l’iniziativa avrebbe dovuto essere dichiarata irricevibile dal Gran Consiglio. Invece…
Tali balle di fra’ Luca propinate dallo Stato all’elettore potrebberoaver compromesso l’esito della votazione popolare: ed infatti l’iniziativa venne respinta di misura, per appena 426 voti. Sicché, hanno stabilito i giudici di Mon Repos, “l’è tutto da rifare”. Occorre rivotare.
Il triciclo
Ad essere più precisi, la figura marròn non l’ha fatta tutto l’arco costituzionale. L’ha fatta il solito triciclo (gli ormai inseparabili PLR e P$, più parte degli uregiatti) che in Gran Consiglio si era espresso contro l’iniziativa. Essa chiedeva che ai cittadini ingiustamente accusati di eccesso di legittima difesa venisse rimborsata la totalità delle spese legali, ed in particolare i costi dell’avvocato di fiducia. L’iniziativa era sostenuta dalla Lega e dal Mattino.
Pochi ci credevano
In realtà erano in pochi a credere alle chance di successo del ricorso presentato dal Ghiro. Per una riflessione molto semplice: da che mondo è mondo, gli opuscoli governativi allegati al materiale di votazione pullulano di fandonie di varia entità. Nessuno se ne è mai scandalizzato più di tanto. Il ricorso vinto con conseguente annullamento del voto potrebbe a questo punto fare da spartiacque. Già non è simpatico, per un governo ed un parlamento, farsi bacchettare dal Tribunale federale. A maggior ragione se la conseguenza non è una semplice lavata di capo, ma una monumentale figura di palta “coram populo”, con tanto di votazione popolare da rifare per cui ci si deve assumere la piena responsabilità.
Il mantra
A seguito della sentenza del TF si spera che in futuro governicchi e parlamenticchi, prima delle votazioni popolari, le spareranno un po’ meno grosse. Per lo meno nelle pubblicazioni ufficiali.
In particolare, si auspica che saranno più cauti nel farcire gli opuscoli per le votazioni su iniziative popolari con il mantra della “proposta non conforme al diritto superiore”: una locuzione che è in realtà diventata sinonimo di “proposta non gradita alla casta”, la quale si nasconde dietro il paravento del diritto superiore. Ma quest’ultimo non può essere il coperchio per tutte le pentole!
I veri motivi
Nel caso concreto il triciclo era contrario all’iniziativa pro-legittima difesa essenzialmente per due motivi: 1) veniva dalla parte politica “sbagliata” e 2) la partitocrazia si oppone per principio al potenziamento del diritto dei cittadini alla legittima difesa. In altre parole, la partitocrazia non vuole che la vittima di un’aggressione si difenda. Preferisce, chissà come mai, fare il lavaggio del cervello al volgo per convincerlo che occorre subire senza reagire.
Nell’opuscolo informativo che verrà allegato alla nuova votazione popolare sull’iniziativa, la casta dovrà dunque mettere fuori la faccia ed indicare i veri motivi della propria opposizione al modestissimo rafforzamento del diritto alla legittima difesa postulato dall’iniziativa. Altro che “non conformità al diritto superiore”!
Un paio di domandine
A proposito dell’incresciosa vicenda, nascono comunque spontanee un paio di domandine. Chi è l’alto funzionario cantonale estensore del testo menzognero poi cassato senza appello dal TF? Si tratta forse del Cancelliere del PLR partito del “Buongoverno”? E com’è possibile che la pletora di consulenti giuridici, avvocaticchi e legulei in forze presso l’ipertrofica amministrazione cantonale non si sia accorta che la foga di denigrare l’iniziativa con argomenti-fregnaccia rischiava di trasformarsi in un boomerang?
Altra domanda: essendo venuta a cadere – in quanto certificata come farlocca dal TF – l’obiezione della presunta incompatibilità dell’iniziativa con il diritto superiore, può il Gran Consiglio tornare sui propri passi e rifare la votazione parlamentare sull’iniziativa e sul relativo controprogetto? Se in questa nuova votazione (ammesso che essa sia fattibile) il GC dovesse accettare il controprogetto, l’iniziativa verrebbe ritirata (il comitato promotore si era già espresso in tal senso). Si risparmierebbero così i 300mila franchetti pubblici necessari alla votazione popolare – bis.