Visto che il danno non bastava, bisognava a tutti i costi, per l’ennesima volta, aggiungerci anche la beffa.

All’annuale conferenza sulla cooperazione svizzera con l’Europa dell’est, il ministro degli Esteri Didier Burkhaltèeeer e il capo della direzione per lo sviluppo Martin Dahinden hanno tessuto le lodi del famigerato miliardo di coesione versato dalla  Svizzera all’UE. Il malloppone, in realtà, ammonta a ben 1.3 miliardi. Perché non sia mai che si lesini negli aiuti all’estero, ed in particolare negli aiuti a chi poi, per tutto ringraziamento, ci dichiara guerra economica.
Con 1,3 miliardi di Fr di proprietà dei cittadini, quindi soldi nostri, Berna ha contribuito a ridurre le disparità economiche in seno all’UE (?), si è compiaciuto il ministro degli Esteri elvetico. Grazie al quale apprendiamo che in Lettonia (sic!) sempre con i nostri soldi, sono stati creati 1400 posti di lavoro.
Del contributo di coesione hanno beneficiato 12 Stati. Non tutti, ovviamente, ne hanno beneficiato allo stesso modo.
I nostri soldi sono infatti stati distribuiti (leggi: sperperati) nel modo seguente:

–    Polonia             489 milioni
–    Romania         181 milioni
–    Ungheria         131 milioni
–    Repubblica ceca     110 milioni
–    Bulgaria             76 milioni
–    Lituania             71 milioni
–    Slovacchia         67 milioni
–    Lettonia             60 milioni
–    Estonia             40 milioni
–    Slovenia             22 milioni
–    Cipro             6 milioni
–    Malta             5 milioni

Ora qualcuno dovrebbe spiegare per quale motivo i cittadini elvetici hanno dovuto versare mezzo miliardo alla Polonia. Simili risarcimenti stellari finora si sono visti solo nei congressi di pace alla fine di un qualche conflitto armato. La Svizzera ha forse dichiarato guerra alla Polonia? L’ha forse invasa? Si è macchiata di qualche altra grave colpa nei suoi confronti? No? E allora come si giustifica il travaso di cifre del genere, e stiamo parlando di soldi nelle nostre imposte, in capienti tasche polacche?
Come di consueto, la Svizzera si è impegnata ed ha pagato in nome dei “buoni rapporti” con la fallita Unione europea. La quale si è presa i soldi ma ci ha dichiarato guerra economica, mirando allo sfascio della nostra piazza finanziaria, dei suoi posti di lavoro e delle sue entrate fiscali. E noi svizzerotti cosa abbiamo fatto? Ma naturalmente abbiamo continuato a pagare come se niente fosse.
Che poi Burkhalter vada in giro a magnificare la creazione di 1400 posti di lavoro in Lituania, è davvero il colmo. Grazie alla devastante libera circolazione delle persone, in Ticino ci troviamo con un tasso di disoccupazione reale che è almeno del 10% (per buona pace dei frontalieri del Caffè che tentano di negare l’evidenza in funzione antileghista, scivolando nel grottesco e chiarendo a tutto il Cantone che loro, i Pulitzer residenti Oltrefrontiera, del Ticino non sanno un tubo). L’invasione di padroncini e frontalieri è nota e non vogliamo snocciolare, per l’ennesima volta, le cifre della vergogna. Eppure il Consiglio federale a noi viene a raccontare la fregnaccia che con la libera circolazione delle persone va tutto bene, che non ci sono prove che frontalieri e padroncini soppiantino i residenti, che “immigrazione uguale ricchezza”, e via farneticando. In Lituania si creano 1400 posti di lavoro con i nostri soldi. E i posti di lavoro in Ticino per i residenti, quando li creiamo?
Da notare che il bello deve ancora venire, perché gli eurobalivi, oltre all’allargamento della libera circolazione delle persone alla Croazia, vogliono anche il proseguimento dei contributi di coesione. La richiesta è così fuori di zucca che porterà acqua, tanta acqua, a chi vuole che, finalmente, la devastante libera circolazione delle persone venga rescissa.
Lorenzo Quadri