Lo conferma l’indagine dell’Ustat sulla sottoccupazione, raddoppiata in dieci anni 

Ma intanto il direttore dell’IRE Rico Maggi continua a fare propaganda politica pro-“aperture”: proprio un bel servizio al Cantone!

Quando si dice la tempistica! In un’intervista pubblicata sul GdP di martedì, il buon Rico Maggi, direttore dell’IRE, se ne esce per l’ennesima volta a predicare la fetecchiata delle “aperture” e della “meravigliosa” libera circolazione delle persone. Ricordiamo che l’IRE, Istituto per le ricerche economiche, è riuscito nell’epica impresa di far realizzare uno studio sul frontalierato a due ricercatori frontalieri, nel quale –ma che caso! – si affermava giulivi che in Ticino l’invasione da sud non è un problema: non esiste né sostituzione né dumping salariale, sono tutte balle populiste e razziste. Certo: un terzo della forza lavoro in Ticino è ormai costituita da frontalieri, ma naturalmente ciò non rappresenta una grave distorsione, nevvero Maggi? Tout va bien, Madame la Marquise!

Un “bel” servizio

Finché a raccontare queste fregnacce sono gli scienziati della SECO che il Ticino l’hanno visto se va bene in fotografia, è un conto. Se a raccontarle è invece un istituto universitario con base in Ticino, e finanziato con soldi pubblici – che quindi la situazione occupazionale reale di questo sempre meno ridente Cantone dovrebbe conoscerla – è un altro. Perché in questo secondo caso le possibilità sono solo due. O chi dirige questo istituto vive in un mondo virtuale tutto suo, oppure compie di proposito un’operazione di sabotaggio con fini ideologici.  Sabotaggio perché offre ai burocrati bernesi una comoda foglia di fico per dare il menavia a chi tenta di far capire ai camerieri dell’UE quale situazione si è creata sul mercato del lavoro ticinese grazie alla libera circolazione delle persone da loro imposta. “Ma se lo dicono anche i vostri (?) istituti di ricerca che l’è tüt a posct…”. Complimenti, IRE e Maggi, proprio un bel servizio al Cantone! Applausi a scena aperta!

Tempistica toppata

Peccato che questa volta, come detto, la tempistica del buon Rico Maggi sia completamente sballata. Mentre infatti dalle colonne del GdP il direttore dell’IRE calava la consueta lezioncina  ai ticinesotti chiusi che si devono aprire e quindi guai a limitare la libera circolazione delle persone, la cronaca segnalava due studi che raccontano tutta un’altra storia. E non si tratta di studi realizzati da leghisti populisti e razzisti.

Il primo è quello del sindacato Transfair, dal quale risulta che in Ticino ci sarebbe il clima di lavoro peggiore di tutta la Svizzera. Preoccupazione per il futuro del proprio impiego, stress, stipendi non adeguati alle prestazioni richieste, eccetera. Ohibò, forse questo accade perché c’è sostituzione con frontalieri e dumping salariale, e ciò grazie alla libera circolazione delle persone e alle “aperture” che il buon Maggi & Co continuano imperterriti a predicare?

Il secondo invece è addirittura dell’Ustat, ossia l’ufficio cantonale di statistica. Da questa indagine emerge che in Ticino il numero di persone sottoccupate è più che raddoppiato in dieci anni. Si è passati dalle 8400 unità del 2004 alle 17’400 del 2015. Per sottoccupato si intende un lavoratore impiegato a tempo parziale non per scelta propria, ma perché costretto. Lui o lei vorrebbe lavorare di più, ma deve accontentarsi di quel che passa il convento.

Sottoccupazione

E questa è un’altra forma di distorsione del mercato del lavoro che non figura nelle statistiche farlocche che ci vengono propinate nel tentativo di dimostrare che con la libera circolazione delle persone  va tutto bene. Come non  figurano le persone in assistenza (il cui numero continua ad aumentare). Come non figurano quei disoccupati che sono stati scaricati sull’AI. Oppure quelli che sono stati mandati in pensione in anticipo. O ancora quanti hanno rinunciato a lavorare (ad esempio fanno la casalinga o il casalingo “per forza” e non compaiono nelle cifre dell’assistenza, perché il reddito del partner basta a mantenere entrambi; intanto il nucleo familiare perde entrate e quindi potere d’acquisto, e l’ente pubblico gettito fiscale). Oppure appunto chi lavora a tempo parziale per forza.  Perché non ha trovato altro. E magari deve integrare il reddito da lavoro con prestazioni sociali (paga il contribuente). Insomma, le statistiche farlocche dell’IRE e della SECO hanno più buchi delle famose forme di formaggio Emmental.

Per ironia della sorte, l’indagine dell’Ustat è stata divulgata proprio il giorno in cui il buon Maggi tornava a fare politica pro-libera circolazione (altro che studi scientifici) dalle colonne del GdP.

Ecco i bei risultati

Eccoli dunque qua i bei risultati dell’economia “aperta” che tanto piace agli internazionalisti di turno. Quelli secondo i quali sostituzione e dumping salariale sarebbero un’invenzione. Quelli che pretendono di venirci a raccontare che è normale che i frontalieri impiegati nel terziario – dove non c’è di certo lacuna, ma semmai sovrabbondanza di personale ticinese –  sono quasi quadruplicati dal 1999 (ad oggi.

La frase seguente è estratta da uno studio realizzato dall’Ustat nel 2013, sulla base dei dati del 2011, quindi non proprio recentissimo ma comunque indicativo: “i frontalieri sono sempre più simili, intermini di caratteristiche e di orientamento professionale, ai lavoratori residenti”. E questo, premiata ditta Maggi&Co, vuol dire solo una cosa: che la sostituzione è realtà! Sicché, per sventarla, i “muri” ci vogliono eccome. E la libera circolazione delle persone deve saltare.

Lorenzo Quadri