Il primo compito degli agenti è garantire la sicurezza pubblica, non multare le auto
Negli ultimi giorni dell’anno di disgrazia 2020 in centro Lugano si è verificato un episodio che ha fatto scatenare i social (uhhh, che pagüüüraaa!).
Durante un fermo di polizia, un giovane è stato bloccato a terra da quattro agenti. Un altro ragazzo lì presente ha filmato parte della scena e l’ha pubblicata su instagram e facebook. Va da sé, con l’obiettivo di dare il là all’ennesima shitstorm (=tempesta di cacca) contro la polizia, ed accusarla di ricorrere alla forza in modo scriteriato. Obiettivo che, come si immaginerà, è stato facilmente raggiunto.
Straniero con precedenti
Tuttavia, presto si è capito come erano andate in realtà le cose. Il giovane arrestato era un 18enne straniero (iracheno) già noto alle forze dell’ordine (ma come: i giovani stranieri che delinquono non erano una balla della Lega populista e razzista?). Faceva parte di un gruppetto rumoroso e molesto. La polizia è intervenuta su segnalazione di qualcuno ed il giovane arrestato si è subito posto in modo aggressivo e violento, strappando la giacca ad un agente. Il che ha reso necessario un fermo con metodi “robusti”.
Intanto però, prima che la dinamica dell’accaduto venisse chiarita, sono state spalate valanghe di palta virtuale.
E, giusto per non farsi mancare niente, un paio di giorni dopo il fatto, i brozzoni dell’ex macello hanno organizzato l’ennesima manifestazione “a tema”, come al solito non autorizzata, davanti a Palazzo di giustizia. A quando finalmente lo SGOMBERO della topaia sul Cassarate?
Basta sceneggiate
Di queste sceneggiate cominciamo ad averne piene le scuffie. Se la polizia, quando viene chiamata, non interviene, non va bene(ovviamente). Se interviene, arrivano i soliti $inistrati a strillare all’azione “sproporzionata”.
Se ogni volta che si muovono per far rispettare l’ordine pubblico, gli agenti devono temere di trovarsi poi loro stessi sul banco degli imputati, andrà a finire che la polizia si limiterà ad emettere multe di parcheggio ed a piazzare radar. Alla faccia della sicurezza dei cittadini.
La dinamica è collaudata. Se il fermato si inventa di essere stato malmenato dagli agenti, parte un circo che la metà basta. Poi magari si scopre che erano tutte balle di fra’ Luca. Ma nel frattempo sono trascorsi vari mesi, tra inchieste ed accertamenti. E l’agente accusato a torto è rimasto sulla graticola. Non stupisce che, a queste condizioni, il diretto interessato la prossima volta ci penserà bene prima di intervenire. Sappiamo che – tanto per citare un paio di tipologie tra le tante possibili – i finti rifugiati che delinquono, come pure i brozzoni autogestiti, prima provocano gli agenti e poi si inventano storielle su interventi violenti. Il caso del Maghetti rientra in questa tipologia collaudata.
Le bodycam
Cosa fare per stabilire subito come sono andate davvero le cosedurante un fermo?
Un’opzione sicuramente efficace sono le bodycam: ovvero le telecamere che gli agenti si portano addosso. Grazie a queste telecamere è possibile verificare cosa è successo durante un intervento e cosa invece è frutto di invenzione. Si può documentare l’intera azione e non solo una fase. E’ inoltre possibile raccogliere materiale probatorio di qualità, a tutto vantaggio dell’inchiesta.
In più le bodycam, come emerge da uno studio realizzato dalla città di Zurigo, permettono di abbassare la tensione tra gli agenti e la controparte senza dover fare ricorso a mezzi coercitivi di maggiore impatto, e riducono i casi di violenza nei confronti dei poliziotti (lo studio è citato nella risposta del municipio di Luganoall’interrogazione Lüchinger del settembre 2018).
Pretesti deboli
Lugano insiste da oltre quattro anni per avere le bodycam. Ma esse al momento non possono venire utilizzate dalle polizie comunali per un problema di base legale.
Tuttavia, in tempi brevi, è previsto un progetto pilota con la polizia cantonale. La quale però manifesta scetticismo. Vengono addotti impedimenti legati alla privacy ed alla conservazione delle immagini.
Questi sono pretesti da tre e una cicca.
Con la scusa dello stramaledetto virus cinese, lo Stato ha tolto ai cittadini onesti le libertà più elementari: solo per dare l’impressione di star facendo qualcosa. Ma adesso si pretende di sdoganare ragionamenti da pizzicagnoli sulla presunta “privacy”?E senza giusta causa; solo per avversare l’utilizzo di un’apparecchiatura che permetterebbe finalmente alle polizie comunali di svolgere con maggiore tranquillità il proprio compito primario. Che è la tutela della sicurezza pubblica (e non certo la persecuzione degli automobilisti per fare cassetta).
Come direbbe Totò: “ma fateci il piacere”…
Lorenzo Quadri