La partitocrazia pretende l’avvio di trattative mirate alla svendita della Svizzera
Il ministro degli esteri PLR (ex) doppiopassaporto è di nuovo intenzionato a capitolare davanti alla fallita e corrotta UE. Ci pare di ricordare che quando il “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) venne eletto nel governicchio federale – senza i voti della Lega – invocasse un fantomatico “tasto reset” sulla politica eurolecchina del suo predecessore: ovvero il collega di partito Didier Burkhaltèèèèr (qualcuno se lo ricorda ancora?).
Invece, altro che tasto reset; l’Ignazio ha pigiato il tasto “copy” sulla Xerox. Ma alla fine di quest’anno qualcuno potrebbe schiacciare il tasto “eject” piazzato sotto la sua cadrega.
La fregnaccia dei “valori europei”
Il rapporto del governicchio federale sullo stato delle relazioni tra la Svizzera e la DisUnione europea, consegnato a dicembre, monta la panna sulla “comunità di valori” europei. Iniziamo male. Quali sarebbero questi “valori”? I sacchi di banconote in stile Banda Bassotti a casa della bellona greca?
Oppure i congrui aumenti di stipendio che la Ursula von der Divano ed i suoi reggicoda si sono generosamente concessi a più riprese negli ultimi mesi, con la scusa dell’inflazione?
In campo di valori, per giustificare la propria discesa in guerra contro la Russia, gli eurobalivi si sono riempiti ipocritamente la bocca con la sovranità e l’autodeterminazione dei popoli. Ossia quei principi che la cricca di Bruxelles è attivamente impegnata a rottamare: il sogno di detta foffa è aumentare il proprio potere contro la volontà dei cittadini degli Stati membri e contro il loro diritto all’autodeterminazione. Senza farsi eleggere da nessuno e senza rispondere a chicchessia delle proprie cappellate.
L’UE pretende inoltre di trasformare la Svizzera in una sua colonia tramite sconci accordi istituzionali. E’ la stessa cosa che vuole fare Putin con l’Ucraina, solo con altri mezzi.
E i valori svizzeri?
Il governicchio federale, KrankenCassis in primis, invece di parlare a vanvera di valori europei, dovrebbe cominciare a pensare ai valori svizzeri (sempre che sia sufficientemente svizzero per farlo). Ma quelli li sta svendendo uno dietro l’altro, per adeguarsi ai Diktat di Bruxelles. Sulla neutralità gettata nel water a seguito dei sordidi ricatti di UE e USA (altro che “valori”!) abbiamo già scritto a più riprese ed ancora scriveremo.
Adesso sulla graticola si trovano l’indipendenza e la sovranità del nostro Paese. Gli eurobalivi vogliono da noi la firma di un accordo istituzionale, che comporterebbe la ripresa automatica del diritto UE ed i giudici stranieri, per citarne solo le componenti più scandalose. Ma un legame istituzionale con Bruxelles è proprio ciò che la Svizzera non si può in nessun caso permettere.
Contributi ricorrenti?
Con il famigerato accordo quadro istituzionale, quello che il PLR a suo tempo definì “l’accordo della ragione, da firmare subito”, siamo stati in ballo sette anni. Nel 2021 il governicchio federale dichiarò chiuse e fallite le trattative. Ma qual è la nuova “strategia” (parola grossa)? Calare le braghe a tappe, con la tattica del salame, per arrivare al medesimo risultato: ovvero la capitolazione.
Negli scorsi mesi la subito-sotto del medico italiano, ovvero l’ambasciatora Livia Leu (Livia chi?), è andata a Bruxelles a raccontare che la Confederella sarebbe pronta a rendere ricorrenti i contributi di coesione… a suon di 1.3 miliardi di franchi alla volta! Il governicchio federale, ma tu guarda i casi della vita, non ha ancora risposto all’interrogazione leghista che chiedeva di sapere chi, quando e su che base ha autorizzato la sciura Livia a prodursi in simili dichiarazioni fuori di melone.
Il bello è che, quando l’accordo quadro era ancora oggetto di trattative, il CF negò che fosse intenzione dell’UE esigere dalla Svizzera il versamento di pizzi di coesione ricorrenti. Ennesima balla di fra’ Luca!
Giù le braghe!
Nei giorni scorsi i soldatini della partitocrazia incadregati nell’inutilissima Commissione di politica estera del Consiglio nazionale hanno chiesto di avviare in fretta (sic!) negoziati con l’UE. Che il termine “negoziare” in quel di Berna sia sinonimo di “calare le braghe” è chiaro anche al Gigi di Viganello. Forse qualcuno non ha ancora capito che qui sono in gioco la nostra sovranità, la nostra autonomia (a tutti i livelli: federale, cantonale, comunale) ed i nostri diritti popolari. Ossia, tutte questioni che non sono negoziabili.
Tanto per non farci mancare niente, ricordiamo che gli eurocrati vorrebbero imporci pure la direttiva UE sulla cittadinanza. Questa ciofeca conferirebbe a 450 milioni di cittadini europei accesso illimitato al nostro Stato sociale; ed in più impedirebbe l’espulsione dei delinquenti stranieri, prevista dalla nostra Costituzione. Ma la partitocrazia eurolecchina non si fa problemi a violare la Carta fondamentale dello Stato (ma come: i politicanti non avevano mica giurato di rispettarla?).
Altro che avviare in fretta negoziati istituzionali con l’UE! Con Bruxelles non si firma nessun nuovo trattato. Semmai si disdice qualcuno di quelli in essere. A partire dalla devastante libera circolazione delle persone!
#swissexit
#votalegaoiltriciclotifrega
Lorenzo Quadri