Norvegia: le meraviglie della multikulturalità completamente fallita

La comunità musulmana: «La croce offende l’Islam e non garantisce l’imparzialità dell’emittente»

La notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo, o per lo meno d’Europa. In Norvegia una  conduttrice televisiva  del canale NRK è stata allontanata perché ha presentato il telegiornale indossando una catenina con una croce. Oltretutto non si trattava nemmeno di un monile vistoso, bensì di un ciondolo lungo meno di un centimetro e mezzo.

Il motivo dell’allontanamento? Alcuni esponenti della comunità islamica locale, quindi norvegese, hanno dichiarato che la croce «offende l’islam» (sic!) e il simbolo non garantisce l’impartialità del canale.
E’ difficile dire a questo punto quale sia l’atteggiamento più inqualificabile, se quello della comunità islamica o quello dei responsabili dell’emittente. Il fatto che simili situazioni si verifichino, e purtroppo non per scherzo, è comunque la dimostrazione del totale fallimento della multikulturalità.

Integrazione fallita

In nome del politikamente korretto non si è voluto imporre (guai! E’ roba da populisti e razzisti!) all’immigrato che arriva da “culture diverse” che in Norvegia, o in Germania o in Svizzera bisogna rispettare non solo le leggi, ma anche le usanze e la cultura locale. E ciò vale pure per le credenze religiose della maggioranza della popolazione oriunda.
Se l’Europa  è cristiana dal 1500 anni, i cittadini islamici fanno il piacere di abituarsi al fatto che la gente gira con le croci, che le campane suonano, che a Natale si fanno i presepi, e via elencando; e se gli immigrati islamici si sentono offesi dal cristianesimo, non hanno che da tornare a casa loro.

Tornare a casa propria

Il fatto che la comunità islamica si sia sentita offesa da una conduttrice televisiva che indossa un mini-crocifisso dimostra che la comunità in questione non è minimamente integrata né integrabile.
E’ chiaro infatti che l’obiettivo di simili cerchie è quello di imporre le proprie regole in casa altrui. Non certo di adattarsi a quelle che trova.
Queste cerchie hanno capito, non che ci volesse molto, come fare per ottenere tutto quello che vogliono: basta accusare di razzismo chi si oppone alle loro assurde pretese, basta squalificare come “islamofobo” chi  rifiuta di togliresi la croce perché questa potrebbe dare fastidio agli ultimi arrivati (che magari sono pure a carico dello Stato sociale) ma primi a strillare, ed il gioco è fatto.

Il mantra del razzismo

La ricetta è sempre la stessa: utilizzare il mantra del razzismo e dell’islamofobia per denigrare l’avversario. E il presunto razzista e presunto islamofobo è un paria, un reietto, un becero. Non ha diritto di parola. Può solo vergognarsi. Un po’ come la scomunica dei tempi andati. Viviamo un clima da caccia alla streghe, diffuso dai politikamente korretti di tutta Europa. A trarne vantaggio, l’immigrato che non arriva in un nuovo paese per integrarsi ma con intenzioni ben diverse ed anzi opposte. Quando si dice: le scelte politiche intelligenti…

Vergogna

Assolutamente vergognoso è però il comportamento dei dirigenti dell’emittente televisiva norvegese. Chi si ritiene offeso dalla croce semplicemente merita di essere offeso. Ma chi gli dà corda è uno scriteriato. Per non offendere (?) la sensibilità di immigrati in arrivo da paesi lontani, allora si offendono le convinzioni più profonde degli “oriundi”. Perché naturalmente sono loro che, in nome del politikamente korretto, devono rinunciare, devono adeguarsi, devono “aprirsi”. In altre parole devono calare le braghe. Sempre e comunque. Che gente che ragiona in questo modo controlli un’emittente televisiva non solo è uno scandalo. E’ un pericolo.