Adesso basta: che il governicchio si decida finalmente a BLOCCARE I RISTORNI!
I sindaci italici esigono che gli svizzerotti riaprano le frontiere. Ma intanto il Belpaese i suoi valichi li tiene ben chiusi! Ma chi credono di prendere per il lato B?
Scusate ma qui siamo davvero al paradosso! I sindaci d’Oltramina alzano la cresta e pretendono che gli svizzerotti aprano le dogane per far entrare i frontalieri. Minacciano (uhhh, che pagĂĽĂĽĂĽraaaa!) interventi a Roma. Abbiamo giĂ detto e ripetuto – vedi quanto pubblicato anche su questa edizione del Mattino –  che in Ticino l’economia deve gradatamente ripartire, ma SENZA spalancare le frontiere. Lo stramaledetto virus cinese deve segnare la FINE della devastante libera circolazione delle persone. Che non solo ci ha portato disoccupazione, povertĂ e criminalitĂ (altro che “i nostri giovani potranno andare a lavorare a Milano”, come declamava l’allora presidente del PLR Fulvio Pelli); ci ha portato anche la pandemia, con tutto quel che segue: contagi, morti, lockdown, crisi economica e sociale.
La rovina della Svizzera
Ed invece i soldatini del triciclo (vedi la mozione in tal senso della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale) pretendono il ripristino integrale della libera circolazione e lo spalancamento delle frontiere. Questi soldatini della partitocrazia sono la ROVINA della Svizzera, e c’è da sperare che gli elettori se rendano finalmente conto! Ma con che coraggio questi soldatini possono ancora guardarsi allo specchio? Qui non si tratta nemmeno più “solo” di frontalieri che lavorano al posto dei ticinesi, o di delinquenti stranieri che entrano da noi come se niente fosse: si tratta di morti! E se questo sfigatissimo Cantone si trova con un tasso di mortalità da covid che è un multiplo di quello federale, è per colpa delle frontiere spalancate sulla Lombardia!
L’esempio neozelandese
Per non citare sempre i soliti esempi, prendiamo quello della Nuova Zelanda: un Paese che tanto piace ai radikalchic. La Nuova Zelanda ha sbarrato i confini il 19 marzo, quando i contagi erano solo 32. Il corrispondente in loco de La Repubblica (!) segnalava che “oggi gli stranieri non possono entrare. Mentre i neozelandesi o immigrati regolari che rientrano dall’estero sono obbligati a due settimane di quarantena, e nemmeno in casa propria, bensì in uno dei 18 hotel predisposti dal governo”.  Al momento, in Nuova Zelanda ci sono circa 1500  casi covid e 16 morti. Secondo Michael Baker, uno dei massimi epidemiologi locali “la Nuova Zelanda non riaprirà le frontiere fino a quando il virus avrà smesso di circolare nel mondo o ci sarà un vaccino. Ma almeno internamente, tra qualche settimana, potremo riprendere la nostra vita normale.”
E noi, secondo i politicanti della casta, dovremmo spalancare le frontiere e tornare a farci impestare? Ma col fischio! Seguiamo l’esempio della Nuova Zelanda: che ripartano le attività che possono farlo in sicurezza, ma con le frontiere chiuse!
I confini italiani sono chiusi
Il colmo dei colmi è che i sindaci d’oltreramina esigono la riapertura di tutte le dogane per i frontalieri. Però, da parte sua,  il Belpaese gli svizzerotti mica li fa entrare! Anzi, commina multe salate a chi lo fa. Un giro immotivato al di là del confine (ad esempio per fare la spesa…) viene sanzionato con contravvenzioni che vanno dai 400 ai 3000 euro!
Quindi: noi svizzerotti dovremmo aprire i confini per far entrare gli italici, ma i vicini a sud i loro valichi li tengono ben chiusi? Qui qualcuno ci sta davvero prendendo per i fondelli!
Morale della favola:
- I nostri confini restano CHIUSI. Se i frontalieri che dovrebbero riprendere domani l’attività non riescono ad entrare, che restino a casa; se i loro datori di lavoro non possono riaprire bottega (o parte di essa) perché non arrivano i frontalieri, peggio per loro: dovevano assumere ticinesi. E’ ora che chi ha assunto ticinesi venga finalmente privilegiato!
- I padroncini restano tutti a casa.
- Bloccare immediatamente il versamento dei ristorni, perché continuare a foraggiare, oltretutto senza motivo, chi ci prende a pesci in faccia, non ci sta bene.
Se hanno paura di contagiarsi…
Infine, anche sulla storiella dei contagi di ritorno evocata da taluni sindaci italici, ovvero dei frontalieri che potrebbero contagiarsi sul posto di lavoro in Ticino, occorre rimettere la chiesa al centro del villaggio.
Infatti:
- Il Ticino è stato impestato dalla Lombardia;
- Se, dopo averci impestati, i vicini a Sud temono di venire contagiati da noi, non hanno che da restare a casa loro. Che è poi quello che diciamo anche noi. I frontalieri devono rimanere a casa. Vedete allora che andiamo d’accordo?
Lorenzo Quadri