Ma la stampa di regime ha censurato  alla grande la petizione lanciata da Ghiringhelli

 

La censura politikamente korretta si abbatte sulle iniziative che mirano ad impedire agli islamisti di dilagare in casa nostra. Nei giorni scorsi è stata consegnata all’Assemblea federale la petizione lanciata dal Guastafeste Giorgio Ghiringhelli che chiede di proibire in Svizzera i movimenti islamisti, con relativa chiusura delle moschee e dei centri cosiddetti culturali che essi  utilizzano per la propria opera di radicalizzazione.

La petizione rileva che: “La radicalizzazione dei musulmani moderati in Occidente è opera specialmente dei movimenti islamisti integralisti, come quello dei salafiti-wahabiti e dei Fratelli Musulmani, i quali per raggiungere il loro scopo di colonizzare l’Europa e di  sostituire la democrazia con la sharia (facendo proselitismo e cercando di reislamizzare i musulmani laici e progressisti  impedendo così  la loro integrazione nella società occidentale) dispongono di mezzi finanziari ingenti per costruire e gestire moschee, centri “culturali” islamici  e una fitta rete di associazioni. In questi ambienti di fanatismo religioso si crea l’humus che dà origine a violenze e terrorismo ». Di conseguenza, «occorre proibire la residenza e l’attività in Svizzera di questi movimenti integralisti (e dei loro seguaci) che costituiscono un pericolo per la sicurezza del Paese e minacciano la pace religiosa  e sociale».

Il boicottaggio

Le sottoscrizioni consegnate sono 1492. Una cifra non casuale. Come spiega lo stesso promotore Ghiringhelli, il 1492 è l’anno in cui i “Re Cattolici” Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona riconquistarono il regno di Granada, completando così la Reconquista della Spagna dopo quasi otto secoli di dominazione musulmana.

Si potrebbe obiettare che il numero di sottoscrizioni raccolte, pur “simbolico”, non è propriamente stellare. Ghiringhelli: i firmatari avrebbero potuto essere molti di più  “se la petizione non fosse stata boicottata dalla stampa nazionale, la quale non solo non ha dato la notizia della sua esistenza ma in parte (per la precisione 13 giornali della Svizzera tedesca) si è anche rifiutata di pubblicare degli annunci a pagamento che ne segnalavano l’esistenza alle persone residenti oltre Gottardo”.

L’ultimo sondaggio

La petizione è dunque stata vittima di una censura su scala nazionale. Una museruola imposta dal pensiero unico multikulti e politikamente korretto di cui la stampa di regime è ormai intrisa, fino al rincitrullimento.

Essendo la petizione stata boicottata, non stupisce che  la stessa sorte sia toccata alla notizia della sua consegna all’Assemblea federale. Infatti solo uno dei quotidiani ticinesi ha riservato alla notizia uno spazio, peraltro formato francobollo. Gli altri hanno fatto “come se niente fudesse”.

Peccato che da un recente sondaggio realizzato per conto del Blick sia emerso che l’81% degli interpellati ritiene che i movimenti islamisti dovrebbero essere messi fuori legge in Svizzera. Guarda caso, è proprio la richiesta della petizione. La quale non può, pertanto, essere considerata “di nicchia” e irrilevante.

Molto lavoro da fare

C’è dunque da sperare che l’Assemblea federale dimostri maggiore avvedutezza dei media di regime. Il fatto che la maggioranza, pur risicata, del Consiglio nazionale abbia accettato la mozione di chi scrive chiedente di vietare i finanziamenti esteri alle moschee e di obbligare gli imam a tenere le prediche nella lingua locale, è di certo un buon segno. Ma una rondine non fa primavera.

Sul tema del divieto dei movimenti islamisti, essenziale per il futuro della nostra democrazia e della nostra sicurezza, occorrerà lavorare parecchio.

Lorenzo Quadri