Nuova performance della partitocrazia PLR-PPD-P$$ che svende la Svizzera ogni giorno
Certo che siamo proprio allo sbando! Dopo il voto in Consiglio nazionale nei giorni scorsi, sappiamo che a Berna il triciclo PLR-PPD-P$$ e partitini di contorno, compatto e senza eccezioni – e vale anche per i rappresentanti ticinesi – è contrario a che i Consiglieri FEDERALI (!) siano tenuti ad avere una sola nazionalità. In altre parole: alla partitocrazia, quella che svende la Svizzera ogni giorno in nome delle “aperture”, va bene che un Consigliere federale abbia due o tre o più passaporti.
L’esito della votazione in Consiglio nazionale sull’iniziativa parlamentare Chiesa è stato lapidario: 64 sì contro ben 125 no. L’iniziativa, difesa dalla leghista Pantani, chiedeva appunto (analogamente ad una precedente mozione Quadri, che si estendeva anche ai deputati federali) che i membri del CF fossero tenuti a possedere unicamente il passaporto rosso.
E’ davvero il colmo che, nel massimo esecutivo del paese, possano sedere persone naturalizzate che non si sentono nemmeno abbastanza svizzere da “accontentarsi” del solo il passaporto rossocrociato.
Due ipotesi
Quale motivo potrebbe addurre un eventuale Consigliere federale naturalizzato per non rinunciare al passaporto del paese d’origine? Le opzioni sono solo due. O non vuole privarsi (in particolare per il futuro) dei vantaggi che derivano dall’avere un secondo passaporto da utilizzare a seconda della convenienza del momento, pensando in particolare a quando non siederà più nel governicchio federale. Oppure, sempre dopo la fine del mandato governativo, intende mettersi a fare politica nel paese d’origine. In entrambi i casi è evidente che la persona non merita di sedere in Consiglio federale. Se (tanto per fare un esempio a caso) un Consigliere federale, titolare anche del passaporto italiano, dovesse trovarsi a trattare con l’Italia, da che parte si schiererebbe? Siamo certi che difenderebbe gli interessi della Svizzera? La sua lealtà sarebbe chiaramente messa in discussione. Il rifiuto di rinunciare al passaporto tricolore sarebbe un elemento contro di lui. La credibilità del governo ne risentirebbe.
Sarebbe poi interessante sapere in quali altri Stati si accetterebbero senza un “cip” dei ministri con doppio passaporto. Vuoi vedere che, ancora una volta, solo gli svizzerotti…?
$inistrati allo sbando
Nella vicenda dei Consiglieri federali con nazionalità multipla, spicca per l’ennesima volta l’incoerenza e la morale a senso unico dei $inistrati (fautori del “devono entrare tutti” e delle naturalizzazioni facili di persone non integrate). Proprio i kompagnuzzi si riempiono la bocca, naturalmente solo quando fa comodo a loro, con i “conflitti d’interesse”, veri o presunti, dei politicanti… però fingono di non vedere il monumentale conflitto d’interessi che deriva dal governare il paese con in tasca il passaporto di un’altra nazione! Multikulti über Alles! Kompagni, ma andate a pettinare bambole!
Si rileva inoltre che, ancora una volta, la partitocrazia non vuole imporre alcuna rinuncia ai naturalizzati, i quali risultano di conseguenza avvantaggiati nei confronti degli svizzeri di nascita che, per forza di cose, di passaporto ne hanno soltanto uno.
Voto agli stranieri?
Anche in materia di cittadinanza dei politici, si prosegue con la tattica del salame. Di calata di braghe in calata di braghe, si arriverà all’introduzione del diritto di voto e dell’eleggibilità degli stranieri.
Adesso si stabilisce che un Consigliere federale (non un consigliere comunale di un comune di 1000 abitanti!) può avere altri passaporti oltre a quello rosso. Un domani si stabilirà che non è nemmeno più necessario che abbia la cittadinanza svizzera: è becero populismo e razzismo! “Bisogna aprirsi!”.
Lorenzo Quadri