Si sospetta che l’obiettivo della maggioranza governativa non sia quello di risolvere i problemi, ma di dare l’impressione di aver fatto qualcosa, per poter cancellare il lavoro del compianto Michele Barra. Tant’è che il documento sfornato in dicembre non è stato nemmeno condiviso con la deputazione ticinese a Berna, che l’ha ricevuto il giorno precedente la conferenza stampa di presentazione. Che i parlamentari federali ticinesi nella capitale contino come il due di picche può essere; ma se i consiglieri di Stato credono di contare molto di più, probabilmente sbagliano qualcosa
Il Consiglio di Stato a metà dicembre ha pubblicato le cosiddette 62 misure contro l’invasione dei padroncini.
Tra queste misure, hai voglia di cercare il colpo di genio o l’uovo di Colombo : in effetti, si tratta sostanzialmente di proposte ribollite. La maggior parte di esse necessita dell’accordo del Consiglio federale. Il quale non approverà alcuna misura che possa dar fastidio ai padroni di Bruxelles. I 7 non vogliono nemmeno far pagare l’IVA ai padroncini. E’ matematico che accetteranno solo proposte che non servono a nulla.
Finché si andrà avanti di questo passo, è pacifico che non si verrà a capo di nulla. Bene ha fatto il neo Consigliere di Stato Claudio Zali a prendere subito le distanze da proposte che sanno tanto di compitino scolastico, fatto solo perché con qualcosa bisognava pur uscire. Mica si poteva lasciare campo libero all’odiata Lega. E’ intanto un dato di fatto che i provvedimenti incisivi – ad esempio i contingentamenti – sono stati bocciati dal CdS per incompatibilità con la libera circolazione delle persone. Ancora più assurdo scartare delle proposte per presunti motivi di opportunità. Il paese non sa cosa farsene di un governo la cui unica risposta è il mantra del “sa pò fa nagott”.
Non è un dogma
La libera circolazione delle persone non è l’undicesimo comandamento. Non è un dogma. Certo, i fautori di fallimentari politiche delle frontiere spalancate che ci hanno portato solo povertà, disoccupazione e delinquenza d’importazione tentano di farcelo credere a suon di ricatti e minacce. Ma non è così. E’ chiaro che in un contesto di disparità plateali, occupazionali e salariali, tra uno stato e l’altro, la libera circolazione non potrà mai funzionare. Non ci voleva un premio Nobel dell’economia per capirlo. Come non ci voleva un premio Nobel per immaginare che, con la libera circolazione, saremmo diventati – viene riconosciuto apertamente anche Oltreconfine – la valvola di sfogo per la crisi economica lombarda. E tutto a nostro danno. Non esistono misure efficaci che non facciano arrabbiare l’UE. La vicina Penisola, malgrado siamo la sua valvola di sfogo, ci discrimina in mille modi. Ma noi ci facciamo le parturnie a prendere dei provvedimenti che sono necessari quando è in gioco il mercato del lavoro e quindi il futuro del paese. Mica il sesso degli angeli.
Bisogna invece avere il coraggio di fare lo strappo affinché anche Berna si renda conto della gravità della situazione. Non siamo disposti a sacrificare il nostro futuro al rispetto pedissequo di accordi capestro sottoscritti da chi quotidianamente svende la Svizzera. Il nostro lavoro, la nostra sicurezza, valgono molto più di un pezzo di carta. La libera circolazione delle persone è un fallimento. E, come dice bene perfino l’ex mister Prezzi ed ex consigliere nazionale socialista (!) Rudolf Strahm, finché il Consiglio federale non si prenderà una legnata memorabile in votazione popolare, continuerà con la politica attuale di nullafacenza nascondendosi con allucinante ipocrisia dietro le statistiche taroccate della SECO da lui stesso commissionate per farsi dare il responso che desidera sentire.
Quali obiettivi?
Un’altra cosa va rilevata in merito alle misurette all’acqua di rose antipadroncini buttate là dal Consiglio di Stato, vano tentativo della ministra delle finanze PLR di oscurare il lavoro fatto da Michele Barra. Perché le 62 misurette sono in effetti poco più di specchietti per le allodole per non lasciare allo scomparso ministro, e quindi alla Lega, il merito di essere stato l’unico ad attivarsi. La cosa da rilevare è che i rappresentanti ticinesi a Berna non sono stati minimamente coinvolti. Hanno appreso dell’esistenza delle misure solo un giorno prima della loro presentazione alla stampa. Ulteriore dimostrazione che alla maggioranza del CdS non importa risolvere i problemi. Importa solo dare l’impressione di aver “studiato il dossier” (ovviamente senza decidere nulla, come da mentalità inveterata). Le elezioni si avvicinano. E i partiti $torici hanno una sola priorità: non lasciare alcun merito all’odiata Lega.
Lorenzo Quadri