Aumentare i posti per accontentare tutti: tanto il conto lo paga il contribuente…
Elementare, Watson: quando c’è da risparmiare a causa della crisi da stramaledetto virus cinese, i politicanti bernesi fanno l’esatto contrario!
Nell’anno di disgrazia 2020 l’amministrazione federale si è gonfiata di ben 700 effettivi, e nümm a pagum. E adesso la partitocrazia vorrebbe aumentare il numero dei membri del Consiglio federale da 7 a 9. Creare due nuovi dipartimenti costerebbe 40 milioni di Fr in più all’anno. Ma, quando si tratta di CADREGHE, il triciclo non bada a spese; tanto i soldi sono quelli del solito sfigato contribuente!
Gli è che la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (CIP-N) ha di recente approvato un’iniziativa parlamentare $ocialista (i kompagni ro$$overdi sono imbattibili nello sperperare il denaro altrui) in cui si chiede di – appunto – portare i Consiglieri federali da 7 a 9.
A sostegno della proposta si raccontano le consuete storielle politikamente korrettissime sulla “migliore rappresentanza”: delle regioni, dei rapporti tra le forze politiche e – ovviamente! – di genere.
L’unica rappresentanza che i soldatini della partitocrazia sistematicamente dimenticano è quella delle competenze, sicché continuano ad inserire criteri di nomina dei “ministri” che nulla hanno a che vedere con le capacità individuali. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il governicchio federale più debole della storia, dove una viene nominata perché donna, l’altro perché arriva da una determinata regione, il terzo perché parla la lingua giusta, eccetera. All’origine del malandazzo sta l’elezione parlamentare del CF. Essa fa sì che personaggi profilati e capaci vengano impallinati dai veti incrociati. Chiaro: un consigliere federale forte potrebbe giovare elettoralmente al partito di provenienza, cosa che gli avversari vogliono ad ogni costo evitare. E quindi, sotto con le mediocrità, a tutto danno del Paese!
Chi si rivede…
Se adesso torna in auge la manfrina dei 9 Consiglieri federali, è semplicemente per una questione di CADREGHE. I Verdi-anguria vogliono a tutti i costi occuparne una. La $inistra, da parte sua, continua a strillare alla questione di genere. Per la gauche-caviar “parità di genere” significa bruciare candidati validi colpevoli di essere uomini ed eleggere donne solo perché donne. La composizione dei gruppi P$ e Verdi alle Camere federali ne è la conferma plateale.
D’altra parte, l’ex partitone nel 2023 rischia molto concretamente di non avere più i numeri per giustificare la presenza di due suoi consiglieri federali. Ed a ciurlare nel manico è KrankenCassis. Mai e poi mai la partitocrazia lascerebbe a casa una donna, ossia Karin Keller Sutter (KKS). Questo indipendentemente da meriti e demeriti effettivi, che nulla contano nella distribuzione delle CADREGHE.
“Aggiungi un posto a tavola”
Come riuscire a conciliare l’ingresso nel governicchio federale di un nuovo partito senza contemporaneamente dover lasciare a casa qualcuno? Facilissimo: basta aumentarne i membri! “Aggiungi un posto a tavola”, come recitava la nota canzonetta! Tanto il conto della CADREGOPOLI lo paga il solito sfigato contribuente!
E poi, nel tentativo di mascherare lo squallore dell’operazione, si confeziona ad hoc una cortina fumogena di giustificazioni politikamente korrette.
Dunque, si comincia con l’aumentare a 9 i Consiglieri federali per fare spazio ai Verdi-anguria senza buttar fuori un liblab; poi il numero verrà portato ad 11 per promuovere la parità di genere; poi a 13 per garantire le quote LGBT; poi a 15 per dare il “giusto spazio” ai doppipassaporti; poi…
Risultato: il governicchio federale diventa sempre più affollato, mentre la qualità diminuisce in modo inversamente proporzionale al numero dei membri. Perché, come detto, la qualità è l’unico criterio che non dispone, né mai disporrà, di quote apposite!
Lorenzo Quadri