E’ evidente che il centro-$inistra ha scelto il candidato più incolore del tricket Udc, alla faccia di tutto il resto (esito delle audizioni, coesione nazionale, eccetera)

Norman Gobbi non ce l’ha fatta. Il Ticino non ce l’ha fatta. Non ce l’ha fatta a tornare in Consiglio federale dopo 16 anni. E’ ormai evidente anche a quello che mena il gesso che le porte dell’esecutivo nazionale per questo sempre meno ridente Cantone resteranno chiuse ancora per molti anni. Con l’elezione di Guy Parmelin la quota di “latini” in Consiglio federale sale infatti a tre su sette. Un governo con gli svizzero-tedeschi in minoranza è impensabile per la maggioranza dell’Assemblea federale. Per cui un ministro ticinese potrà eventualmente entrare in linea di conto solo quando lascerà un romando. Dei tre attualmente in carica, ad avere la maggiore anzianità di servizio è il ministro degli esteri liblab Didier “dobbiamo aprirci all’UE” Burkhaltèèèèr, entrato in governo nel 2009. Sicché, difficilmente si parlerà di una successione prima del 2019. E, ora di là, può succedere di tutto.

Costituzione violata?
Tagliato fuori, però, non è solo un Cantone: questo non sarebbe di per sé uno scandalo. Ci sono Cantoni che di Consiglieri federali non ne hanno mai avuti: è il caso di Sciaffusa, Uri, Svitto, Untervaldo e Giura. Ma qui ad essere tagliata fuori è un’intera regione linguistica. Questo è contrario alla Costituzione federale dove sta scritto (articolo 175 cpv 4) che “Le diverse regioni e le componenti linguistiche del Paese devono essere equamente rappresentate”.
Non solo. Il Ticino è la parte della Svizzera che maggiormente ha sofferto in questi anni a causa della devastante libera circolazione delle persone. E intanto, in Consiglio federale non c’era nessun ministro che potesse portare nel consesso la conoscenza diretta della nostra situazione. Si è visto con quali risultati: la “Bibbia” del governo diventano gli studi taroccati per farsi dire che “l’è tüt a posct”. Così, senza ticinesi, continuerà ad essere per molti anni ancora. E non si creda che le visite di facciata a Sud delle Alpi del Consiglio federale sortiscano un qualche effetto: come si è visto, si tratta di semplici operazioni marketing. Gobbi, oltretutto, avrebbe rappresentato il 70% dei ticinesi che hanno plebiscitato il 9 febbraio: ciò che nessun esponente dei partiti $torici potrà mai fare.

La melina
Mentre in Ticino tutti i livelli istituzionali hanno dichiarato pubblicamente il proprio sostegno a Norman Gobbi, nella Deputazione ticinese a Berna c’è chi ha fatto di tutto e di più per evitare che si arrivasse ad una presa di posizione. Sulle prime qualcuno ha tentato di cavalcare il pretesto dei fotomontaggi del Mattino; poi, evidentemente, si è reso conto che sarebbe stata una ben misera scusa. Sicché ecco pronto l’argomento “istituzionale”: per chi è capogruppo alle Camere federali o vicepresidente di partito nazionale non sarebbe stata opportuna una presa di posizione visto che i rispettivi partiti hanno lasciato libertà di voto, e uno scritto non firmato da tutti i deputati ticinesi avrebbe fatto più danno che utile. Chissà come mai, c’è come il vago sospetto che queste elucubrazioni mai sarebbero state fatte se il candidato ticinese non fosse appartenuto all’area Lega /Udc… E poi, qualcosa non torna: il Ticino si rallegra quando deputati del nostro Cantone accedono a cariche di peso all’interno dei rispettivi partiti federali, per poi scoprire che queste cariche impedirebbero di sottoscrivere un documento a sostegno del nostro Cantone? Ohibò, ma allora è meglio non averle…
Sta di fatto che, comunque, Lega ed Udc Ticino hanno avuto successo là dove tutti gli altri hanno fallito per 16 anni – e continueranno a fallire ancora per un bel pezzo: hanno portato un ticinese davanti all’Assemblea federale come candidato ufficiale per il CF. Prendere su e portare a casa.

Tutti tagliati fuori
In ogni caso, se all’interno della deputazione ticinese qualcuno non ha sostenuto la candidatura di Gobbi poiché mirava ad accedere lui ad un seggio in Consiglio federale, adesso è servito: con l’elezione dell’ Udc romando tutti i ticinesi sono tagliati fuori a tempo indeterminato. Il Mago Otelma prevede che nessun membro dell’attuale Deputazione ticinese a Berna diventerà mai Consigliere federale. Per la serie: tagliarsi gli attributi per farla alla moglie.

Criteri d’elezione
L’elezione di Parmelin ben dimostra quale sia stato il criterio di scelta del centro e della $inistra: eleggere, all’interno del tricket, il meno Udc dei tre. Al neo-ministro facciamo gli auguri. Ma il suo inizio non è certo dei migliori: il merito che l’ha portato all’elezione è il suo profilo “accomodante”, ovvero incolore. I gruppi parlamentari nelle audizioni hanno dichiarato che la migliore prestazione è stata quella di Gobbi, mentre quella di Parmelin è risultata la peggiore. In mancanza di Gobbi, lo zughese Aeschi, più profilato ed esperto in questioni finanziarie, sarebbe stata una scelta migliore. Sia per la Svizzera che per il Ticino. Ma le cose non sono andate così.

P$$ partito dell’odio
Non poteva poi mancare lo squallido teatrino anti-Gobbi ed anti-Lega messo in scena dal P$ partito dell’odio, della denigrazione e del razzismo nei confronti di chi osa pensarla diversamente dai kompagnuzzi. I tapini ro$$i ormai non sanno più fare altro che strillare istericamente alla Lega razzista, dimenticandosi che loro, ad esempio in Ticino, hanno dei dirigenti condannati in sede penale (vero kompagno Venuti?). Ma di questo non ci lamentiamo: grazie alla sua geniale (?) linea di condotta, il P$ in Ticino si è trasformato in un partito da cabina telefonica. Anche il Mattino è stato generosamente tirato in ballo: prendiamo atto con grande soddisfazione che il domenicale continua a suscitare travasi di bile ai kompagnuzzi della gauche caviar, e ringraziamo per la generosa propaganda gratuita che ci hanno voluto fare oltregottardo. A proposito, amici $ocialistucci con la morale a senso unico: come la mettiamo con il vostro giornalino spazzatura sedicente satirico “il Diavolo”, pluricondannato per insulti ai leghisti ed addirittura ai loro genitori?
Lorenzo Quadri