I camerieri bernesi dell’UE si dimostrano adeguati solo come allievi della scuola Dimitri

E ti pareva se i camerieri dell’UE in Consiglio federale non confermavano  ancora una volta di avere poche idee ma ben confuse!

Il tema, inevitabilmente, è la gestione dello stramaledetto virus cinese e le nuove restrizioni decise venerdì. Anche in questo frangente, i membri del governicchio federale hanno dimostrato che, oltre a sostenere la scuola dello scomparso clown Dimitri, l’hanno pure frequentata con profitto.

Kompagni disastrosi

Prima, era sabato scorso, il governicchio federale chiede ai Cantoni nuove misure per contenere la pandemia. I Cantoni fanno i compiti e lunedì presentano nuovi provvedimenti. Non passano due giorni, che i kompagni Berset e Sommaruga azzerano il lavoro fatto dai Cantoni ed annunciano nuove restrizioni da parte della Confederella. Il virus cinese miete così una nuova vittima: il federalismo.

Tanto per completare la presa per i fondelli, sul simil-lockdown viene indetta una consultazione farlocca, della durata di circa 36 ore. L’esito, come da copione, non viene tenuto in alcun conto.

I Cantoni sono insorti, il parlamento pure, vari partiti ed associazioni di categoria anche, ma le misure sono entrate in vigore esattamente come annunciate. L’unica concessione è quella alla ristorazione in Romandia.

Del resto, non ci vuole molta fantasia per immaginare che la svolta chiusurista sia semplicemente il risultato dell’ennesima calata di braghe del governicchio federale davanti alle pressioni dell’UE.

Le nuove misure rompono il rapporto di fiducia tra il CF ed i Cantoni, ma anche quello tra l’autorità federale e la popolazione, che, esasperata dalle continue giravolte e dal terrorismo mediatico che le accompagna, rischia poi di non seguire più nemmeno le regole elementari.

Interi settori in ginocchio

Le restrizioni di venerdì mettono in ginocchio interi settori economici, provocando fallimenti e perdite di posti di lavoro.

Penalizzano chi ha investito in piani di protezione e li fa rispettare, come è il caso della ristorazione che si era pure attrezzata di gazebi invernali. Vanificano gli sforzi dei commerci che si erano organizzati per le aperture domenicali improvvisamente cancellate, e che avrebbero potuto ridare un po’ di ossigeno in un anno di palta.

Invece di sanzionare chi non rispetta le regole, si puniscono indiscriminatamente tutti!

A proposito di negozi: le limitazioni dell’orario d’apertura e la chiusura imposta la domenica sono a dir poco demenziali. Per evitare assembramenti, gli orari d’apertura andavano semmai estesi!

E poi: nei negozi bisogna stare distanziati ma ci si ammucchia sui mezzi pubblici? Niente eventi con più di cinque persone ma – tanto per restare a Berna – in Consiglio nazionale si sta ammucchiati in 200 in una sala?

Chi paga?

I camerieri dell’UE in Consiglio federale emettono Diktat di chiusura “alla cavolo” e poi immaginano di versare delle elemosine (come? Quando?) ai settori colpiti mettendo ancora una volta le mani nelle tasche dei cittadini.

Frena Ugo! Prima il governicchio federale AZZERA tutti i regali all’estero compresa la marchetta da 1.3 miliardi all’Unione europea, taglia drasticamente la spesa per l’asilo e quella per mantenere stranieri in assistenza. Poi se ne riparla.

Se già le regole di base…

Non serve a niente inventarsi nuove restrizioni balorde che provocheranno un’epidemia di fallimenti se già le regole di base non vengono rispettate.

Tanto per fare un esempio, accade invece che a Lugano, alla Pensilina dei bus ed anche in altre zone, la sera, ed in particolare durante le sere del fine settimana, si formino assembramenti di centinaia di giovani, magari pure rissosi, che non rispettano nessuna misura sanitaria. Ma la polizia non interviene perché “non sarebbe proporzionale”. E questo di sicuro non succede solo a Lugano.

C’è poi chi persiste nel tenere incontri “in presenza” per motivi peggio che futili, senza osservare le regole di sicurezza.

C’è pure chi organizza feste private con decine di persone, e vogliamo proprio vedere che controlli verranno svolti e che sanzioni verranno emesse.

Intanto l’invasione continua

Ne abbiamo piene le tasche di dover subire restrizioni perché “bisogna limitare i contatti”, ma intanto i 70mila e passa frontalieri, più svariate migliaia di padroncini, entrano tutti i giorni in Ticino come se niente fosse.

Degli oltre 70mila frontalieri presenti in Ticino – ed in continuo aumento, malgrado i posti di lavoro diminuiscano – solo una piccola percentuale svolge compiti fondamentali, ad esempio nel settore sanitario. Nulla osta pertanto a delle limitazioni d’accesso a seconda dell’ambito d’attività.

Inoltre, in Ticino chiunque (non solo frontalieri e padroncini) entra liberamente dall’Italia per qualsiasi motivo, dal momento che in dogana non viene svolto alcun controllo.

Questa totale mancanza di limitazioni agli ingressi dal Belpaese ha ovvie conseguenze anche sugli assembramenti, sull’occupazione dei mezzi pubblici, eccetera.

Serrate anti-virus sempre più drastiche, però le frontiere rimangono spalancate? Ma col fischio!

Lorenzo Quadri