Piazza finanziaria elvetica sempre più sola
Come noto la situazione sulla piazza finanziaria elvetica rimane particolarmente critica. Non si sa fino a dove si spingerà il cedimento ad oltranza del Consiglio federale in materia di scambio di informazioni bancarie. Ovviamente il sospetto è che non ci sia alcun limite alla genuflessione. Il risultato è che a furia di calare le braghe ora su un punto ora sull’altro i clienti sono spaventati e i dipendenti pure. Non solo i clienti internazionali, ma anche quelli elvetici. Infatti allo smantellamento del segreto bancario – che fa parte del diritto alla privacy – nei confronti dei clienti stranieri delle banche svizzere farà seguito la stessa operazione nei confronti dei clienti elvetici. Senza, oltretutto, che agli svizzeri titolari di fondi non dichiarati venga data l’opportunità di mettersi in regola. Perché il moralismo calvinista in voga Oltralpe è allergico alle amnistie fiscali, l’ultima risale al 1969 e non c’è alcuna intenzione di concederne altre, come dimostra la sorte ingloriosa che Berna ha riservato all’iniziativa cantonale ticinese sul tema. Non si tratta certo di imitare la vicina Penisola che emana una sanatoria ogni due anni o giù di lì, ma una ogni 45 anni non pare certo una frequenza tale da mettere in pericolo i fondamenti dello Stato di diritto.
Persi 1200 posti di lavoro
Intanto, la situazione creata da una politica del cedimento su tutta la linea, e da un’autorità federale che nemmeno lontanamente si sogna di tutelare i lavoratori della piazza finanziaria – poiché l’unica priorità di Berna è quella di dimostrare a Bruxelles e Washington che gli ordini in arrivo dall’estero vengono immediatamente eseguiti ed anzi, in funzione “proattiva” (?) si fa addirittura di più di quanto richiesto – sta già avendo pesanti ripercussioni occupazionali. I licenziamenti sulla piazza finanziaria, ed in particolare su quella ticinese, non sono un’ipotesi per il futuro. Sono un dato di fatto già adesso. Solo che i licenziamenti nelle banche e nelle fiduciarie fanno meno rumore di altri, politicamente parlando. Fanno anche meno rumore della sorte dell’orso M13.
Gli è che – e lo scrive l’autorevole giornale economico romando l’Agéfi, non il Mattino della domenica – negli ultimi 5 anni sulla piazza finanziaria ticinese, solo nelle banche, quindi mancano le fiduciarie, sono andati persi 1200 posti di lavoro. Ed è, evidentemente, solo l’inizio.
Cittadini svenduti
Non ancora contento, il Consiglio federale ha stabilito nero su bianco che la trasmissione dei dati dei bancari elvetici alle autorità inquirenti USA può continuare tranquillamente. Il CF ha infatti preso posizione su una mozione del sottoscritto che chiedeva:
1. di adottare delle disposizioni legali che impediscano la trasmissione raggruppata o automatica ad autorità estere di dati concernenti collaboratori od ex collaboratori di imprese svizzere;
2. di adottare subito delle disposizioni legali chiare e vincolanti che annullino le autorizzazioni precedenti, concesse abusivamente dal Consiglio federale;
3. di fornire assistenza giuridica e finanziaria alle persone vittime della trasmissione abusiva di dati che il concernono alle autorità estere.
Naturalmente la risposta della ministra del 5% Widmer Schlumpf e soci è un Njet su tutta la linea.
Non che ciò sorprenda più di tanto. Il Consiglio federale chiarisce inoltre che di fatto i bancari elvetici che sono stati svenduti agli USA con l’autorizzazione (con base legale inventata ad hoc in modo illecito) dal loro governo, hanno solo il diritto di sapere se il loro nome figura su una qualche lista trasmessa a Washington. Nient’altro. Nessuna reale possibilità di difendersi. Bella consolazione. Da notare che non stiamo parlando di supermanager e nemmeno di delinquenti, ma di semplici impiegati che svolgevano le loro mansioni nel rispetto della legge elvetica ed in base alle direttive ricevute. Queste persone dovranno accontentarsi di sapere se possono ancora mettere piede fuori dalla Svizzera o se rischiano di essere arrestati tramite la longa manu USA appena varcano il confine.
La trasmissione di dati continuerà dunque con la benedizione del Consiglio federale. Senza che chi ne è vittima venga tutelato in qualche modo. Un governo che svende i propri concittadini ad un’autorità straniera viene meno ai propri doveri elementari.