Come preventivato, il Consiglio nazionale ha respinto le tre iniziative cantonali ticinesi che più hanno fatto discutere in questi mesi. La prima chiedeva l’abrogazione dell’accordo sulla fiscalità dei frontalieri, la seconda la creazione di una regione a statuto speciale per il Ticino e la terza l’attribuzione ai Cantoni della competenza di fissare i contingenti per i frontalieri votati il 9 febbraio 2014.
Le tre iniziative cantonali sono state trattate dalla commissione dell’economia e dei tributi (CET) dove non siede nemmeno un ticinese, la quale le ha respinte. Non essendo stato redatto alcun rapporto di minoranza che chiedesse l’approvazione di nessuna delle tre iniziative, le stesse sono state archiviate senza votazione.
Irresponsabile e pericolosa?
Non si è votato, ma i due relatori della CET non hanno mancato di calare la lezioncina imbevuta del solito abusato concetto di “comprensione”. Dimostrando di non aver “compreso” granché. Lo si è ben visto dagli argomenti addotti a giustificazione dell’ennesimo njet. L’iniziativa cantonale che chiedeva l’abrogazione dell’accordo sulla fiscalità dei frontalieri è stata qualificata di “irresponsabile e pericolosa”. Uhhhh, che pagüüüüraaa!
E perché l’iniziativa in questione sarebbe “irresponsabile e pericolosa”? Perché “sarebbe inaccettabile per l’Italia” (ma va?) e perché il Grigioni ed il Vallese, che hanno pure frontalieri italiani, non sono d’accordo con la proposta ticinese. Il festival delle fetecchiate!
Alcuni punti
1) Tanto per cominciare, il numero esiguo di frontalieri italiani nel Grigioni e nel Vallese non può essere in nessun caso paragonato all’invasione quotidiana subita dal Ticino per colpa della devastante libera circolazione delle persone. I ristorni dei frontalieri per il Vallese e per il Grigioni non sono un problema, per il Ticino sì.
2) Come scritto più volte, i ristorni sono un pizzo che da 4 decenni viene versato all’Italia in cambio della sua accettazione del segreto bancario svizzero. Quest’ultimo è però stato smantellato, quindi il pizzo non ha più ragione di esistere.
3) E’ stato lo stesso Belpaese a violare gli accordi inserendo la Svizzera sulle famigerate black list illegali a causa del segreto bancario, pur continuando ad intascare il pizzo come se “niente fudesse”.
4) I ristorni non sono mai stati utilizzati per gli scopi per cui sono stati concepiti.
5) Interessante scoprire che il criterio su cui si basa la Svizzera per prendere una decisione che riguarda i rapporti con un altro Stato è quello a sapere se l’altro Stato gradirà oppure no. Forse che la vicina ed ex amica Penisola, prima di inserirci sulle black list, ci ha chiesto se apprezzavamo?
6) La quasi ex ministra del 4% Widmer Schlumpf aveva promesso che, se entro la fine della scorsa estate non si fossero conclusi degli accordi con l’Italia, sarebbe stato il Consiglio federale a denunciare la famigerata Convenzione del 1974. Domanda: Widmer Schlumpf è “pericolosa ed inopportuna”? Oppure è bugiarda?
7) Quando, ormai oltre quarant’anni fa, venne creato il sistema dei ristorni a tutela del segreto bancario, vennero promessi indennizzi al Ticino che portava, e tutt’ora porta, la quasi totalità del peso di questa iniziativa. Non solo gli indennizzi non sono mai arrivati (né mai arriveranno) ma si mantiene artificialmente in vita la Convenzione del 1974 soltanto per fare un piacere all’Italia (e nümm a pagum).
Indorare la pillola?
Perfettamente inutile e stucchevole, dunque, il tentativo di indorare al Ticino la pillola del siluramento delle sue tre iniziative cantonali con la solita fregnaccia della “comprensione”, smentendo poi sistematicamente le parole smielate con i fatti.
Non vorremmo che questa decisione venisse percepita dal Ticino in modo negativo, hanno in sostanza detto i relatori in Consiglio nazionale. Ah ecco, e allora come dovrebbe venire percepita? Per la serie: ti prendiamo a legnate e poi tentiamo di farti credere che erano carezze.
Lorenzo Quadri