Per la Lega è sicuramente un risultato importante, che premia il lavoro solto a Berna dai suoi due consiglieri nazionali Lorenzo Quadri e Roberta Pantani. Martedì è stato approvato, a larghissima maggioranza, 154 favorevoli (tra cui tutti i deputati ticinesi) 25 contrari e 7 astenuti, il postulato Quadri sulla tassazione dei frontalieri
L’atto parlamentare, depositato nel 2012, chiede che i frontalieri vengano tassati secondo aliquote italiane. In sostanza si tratta di concretizzare l’auspicata abolizione dello statuto fiscale di frontaliere.
Un passo avanti, dunque, nella battaglia leghista per la difesa del mercato del lavoro ticinese.
Lorenzo Quadri, soddisfatto del risultato? Se l’aspettava?
Sono senz’altro soddisfatto. L’esito non era per nulla scontato. Il Consiglio nazionale, contro la volontà del governo, ha preso una posizione chiara a favore del Ticino, che si dibatte nelle difficoltà legate al frontalierato e agli accordi con l’Italia. Si è trattato di un sostegno trasversale, sia dal punto di vista partitico che da quello geografico: il mio postulato ha ottenuto il sostegno di praticamente tutte le forze politiche e di rappresentanti di tutti i Cantoni. Questo per un problema che interessa sostanzialmente solo il Ticino. A Berna ci si è dunque resi conto che da 40 anni il nostro Cantone è penalizzato dalla famosa convenzione sui ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, e che il problema del frontalierato in generale necessita di risposte forti. Ma il voto di martedì è anche il segnale che, pur con tutte le difficoltà del caso, i problemi del nostro cantone cominciano a trovare ascolto a Berna.
Anche in questo caso la Deputazione ticinese ha votato compatta…
Sì, è la dimostrazione che su temi che toccano direttamente gli interessi del Ticino si riesce a fare squadra, superando gli steccati partitici. Ci tengo a ringraziare i membri della Deputazione ticinese che hanno sostenuto il postulato all’interno dei rispettivi gruppi parlamentari, ciò che ha permesso di creare una larghissima maggioranza favorevole in aula.
Quali sono i vantaggi della proposta?
Il Ticino otterrebbe la totalità del gettito in base alle proprie aliquote. Non si verserebbe quindi più alcun ristorno all’Italia. Quest’ultima incasserebbe la differenza tra l’aliquota italiana (più elevata) e quella elvetica. Entrambi gli stati beneficerebbero di più imposte rispetto ad ora. Ciò presuppone un aggravio fiscale, anche importante, sui frontalieri, che ovviamente non ne sarebbero felici. Tuttavia il postulato permette di sanare una discriminazione in Italia. Adesso i cittadini italiani che lavorano in patria pagano molte più tasse rispetto ai loro connazionali frontalieri (in senso fiscale). Con la mia proposta, i frontalieri pagherebbero le tasse che pagano i cittadini italiani che lavorano in Italia: non mi pare dunque uno scandalo. C’è inoltre l’importante questione legata al dumping salariale: pagando più imposte, i frontalieri necessiteranno giocoforza di stipendi più alti.
Ritiene che applicare il suo postulato permetterà di frenare l’invasione da sud?
Darebbe certamente un contributo in questo senso, ma il mercato del lavoro italiano è così disastrato che non mi faccio soverchie illusioni al proposito. Pur di lavorare, gli aspiranti frontalieri accetterebbero di pagare più tasse. Per frenare l’”assalto alla diligenza” lo strumento principe è quello del contingentamento. L’aspetto fiscale può essere considerato complementare.
E’ però vero che l’iter del postulato non è terminato, mentre le trattative con l’Italia sono in corso ora…
Certo, ma il segnale politico è chiaro ed inequivocabile: la camera del popolo, quasi al completo, ha detto al Consiglio federale che i frontalieri italiani devono pagare più tasse. Tante di più. Basta con i privilegi fiscali dei frontalieri. Sarebbe quindi a questo punto inaccettabile se i negoziatori elvetici concludessero accordi in una direzione diversa.
MDD