In Consiglio nazionale tre temi importanti per il Ticino hanno contraddistinto la sessione parlamentare autunnale conclusa venerdì: il San Gottardo, il postulato Quadri sulla fiscalità dei frontalieri e le “novità” in materia di trattative fiscali con l’Italia.
Il traforo di risanamento del San Gottardo è stato approvato con una maggioranza sufficientemente confortevole, per quanto la partita a livello di votazione popolare sia ancora tutta da giocare. E’ però significativo il fatto che i deputati romandi dei partiti borghesi abbiano quasi tutti sostenuto il secondo tunnel. Ad opporsi in blocco è rimasta dunque solo l’ala ro$$o-verde, contraria per motivi ideologici, ma incapace di proporre alternative per il risanamento del tunnel autostradale (si limita a ripetere che bisogna fare “ben altro” senza naturalmente dire cosa “altro).
Trattative arenate
Per quel che riguarda le trattative con la vicina ed ex amica Penisola, le risposte alle interpellanze Merlini sul tema non fanno che confermare quel che già si sospettava, “et pour cause”.
Altro che sottoscrizione di accordi in tempi rapidi, come raccontavano in giugno, mentendo per l’ennesima volta, la ministra del 5% Widmer Schlumpf ed il reggicoda De Watteville. Le negoziazioni sono sempre impantanate. E’ chiaro che la parte italica tira a campare, tanto gli svizzerotti sono fessi e non si accorgono di niente: i ristorni dei frontalieri a giugno li hanno versati. E, ora del prossimo giugno, si vedrà…
Non solo: a quanto pare a Montecitorio si stanno consolidando proposte discriminatorie per la Svizzera in materia di “voluntary disclosure”. E noi dovremmo continuare a versare i ristorni dei frontalieri – nel frattempo saliti a oltre 61 milioni, a diretta conseguenza dell’esplosione del frontalierato – partecipare ad Expo2015, e via elencando?
Il postulato
Ma il tema per noi più importante, e che ha fatto assai discutere (e panicare) anche oltreconfine, è quello riguardante la fiscalità dei frontalieri. E’, questo, uno dei “cavalli di battaglia” della Lega, che altri hanno poi tentato di scopiazzare. Il riferimento è all’approvazione, da parte della grande maggioranza del Consiglio nazionale, del postulato di chi scrive, che chiede che i frontalieri siano tassati in base alle aliquote italiane. Quindi come i loro connazionali che lavorano in Italia.
Si tratta di una bella vittoria per il nostro Movimento e per tutto il Cantone. E’ vero che il postulato – presentato nel 2012 – non diventa realtà dall’oggi al domani, che l’iter è lungo mentre le trattative sulla fiscalità dei frontalieri sono in corso adesso. Ma è altrettanto vero che il segnale politico dato al Consiglio federale, e quindi il compito assegnato ai negoziatori, è inequivocabile. I frontalieri devono pagare molte più tasse. Il mercato del lavoro ticinese deve diventare meno attrattivo per l’invasione da sud. E il Cantone deve incassare più soldi. L’agitazione generata Oltreconfine dalla notizia – sebbene riportata in modo confuso dai media italiani – è anch’essa un segnale importante.
Se comincia a spargersi la voce che gli svizzerotti, contrariamente dai loro governanti, non sono poi così fessi da continuare a stare a guardare, magari nascondendosi dietro il patetico paravento del “margine di manovra nullo”, mentre il loro mercato del lavoro viene sfruttato come valvola di sfogo per la catastrofe occupazionale italiana, e mentre tutti i posti di lavoro creati vengono immediatamente occupati da frontalieri, avremo solo da guadagnarci.
Lorenzo Quadri