Si è conclusa il 21 aprile scorso la consultazione indetta dal Consiglio federale sulla realizzazione di un secondo traforo autostradale al San Gottardo, in funzione del risanamento del tunnel attuale che, a quarant’anni, ha anch’esso bisogno del “botulino” che nel caso concreto si traduce in importanti lavori di risanamento, i quali dovrebbero idealmente tenersi tra il 2020 e il 2025 (dopo potrebbero insorgere problemi di sicurezza e di funzionalità).
L’esito della consultazione (effettuata su scala nazionale) è piuttosto incoraggiante. Questo al di là delle “nude cifre”, cui bisogna fare la tara.
Le nude cifre dicono quanto segue: alla consultazione sono stati invitati 102 partecipanti tra Cantoni, partiti e associazioni. Hanno risposto in 111 (sic!): evidentemente qualcuno si è “imbucato”…
Ebbene, di queste 111 posizioni, 54 sono favorevoli al secondo traforo. Tra i fautori del completamento si contano 18 Cantoni ed i principali partiti elvetici: Udc, Plr, Ppd e anche il partito della ministra del 5% Widmer Schlumpf, ossia il Bdp. Tra le forze politiche maggiori si segnala dunque – come scontato – la solita $inistra eccezione. Non c’è da stupirsi: la politica del P$ è da ormai molto tempo incentrata alla distruzione dei posti di lavoro in Svizzera in generale ed in Ticino in particolare: i kompagni sono infatti fautori della libera circolazione delle persone, rottamatori della piazza finanziaria, e pure, in materia di tunnel del Gottardo, sostenitori di tre anni di isolamento del Ticino dal resto della Svizzera. Da un sondaggio effettuato dalla Camera di commercio ticinese tra i propri associati è risultato che in media le aziende ticinesi in caso di chiusura triennale del tunnel autostradale del Gottardo si troverebbero a licenziare il 20% dei dipendenti. Va da sé che tale problema non tocca i politici P$, tutti dipendenti del settore pubblico e parapubblico (ma magari nella base $ocialista qualcuno che non riceve uno stipendio statale c’è…).
Ovviamente sono contrari pure i Verdi. Al proposito vale la pena segnalare un’uscita del capogruppo ecologista alle Camere federali, il pur simpatico Antonio Hodgers, che in sostanza ha dichiarato: non costruiamo il secondo tubo e indennizziamo il Ticino. Caro Antonio, no grazie: non aspiriamo a fare i mantenuti dall’Altipiano, vogliamo stare in piedi con le nostre gambe. Senza contare che la spesa di tale proposta sarebbe superiore a quella della seconda galleria…
Un bel tacer…
I contrari al progetto di risanamento previo completamento sono 50. Tra loro si contano solo 5 Cantoni. Tra questi Uri, la cui posizione va però presa con le pinze. In effetti questa posizione rispecchia l’esito di una votazione popolare impostata e gestita in modo infelice.
Gli altri Cantoni contrari, con tutto il rispetto parlando, avrebbero forse fatto meglio a farsi gli affari propri. Trattasi infatti di Ginevra (che col Gottardo c’entra poco, ma ecco che qui torna a manifestarsi la “solidarietà latina”), di Basilea città (che si è autolesionisticamente opposto anche al terzo traforo del Belchen, che pure dovrebbe essere nel suo interesse: valli a capire…), di San Gallo (boh) e di Berna (che dal 1996 approfitta dei premi di cassa malati gonfiati estorti ai ticinesi, per cui, amici bernesi, zitti e mosca che è meglio).
I restanti partecipanti non hanno espresso una posizione pro o contro secondo traforo.
Opposizioni da ridimensionare
54 a 50 potrebbe a prima vista sembrare un esito tirato (per quanto comunque favorevole al completamento). In questo caso, però, i voti non solo si contano, ma si pesano anche. E’ pacifico che il voto della schiacciante maggioranza dei Cantoni e di tre grossi partiti su 4 non ha lo stesso peso di quello di un gruppuscolo ecologista, tanto più che questi gruppi sono spesso e volentieri composti sempre dalle stesse persone che moltiplicano la propria presenza pubblica mostrandosi di volta in volta con vari “cappelli”.
Ci si accorge dunque che l’esito della consultazione poi così tirato non è. E’ anzi piuttosto incoraggiante.
Come noto, l’alternativa al secondo traforo sarebbe la creazione di navette ferroviarie tra Biasca e Rynächt per il traffico pesante, e tra Airolo e Göschenen per quello leggero. Costo dell’operazione, 1.8 miliardi contro i 2.8 del secondo traforo. In omaggio: devastazione del territorio (con rampe che occuperebbero centinaia di migliaia di metriquadri) e soprattutto Ticino (da Biasca in giù) invaso da TIR con targhe UE in attesa di farsi caricare sulle navette che comunque non avrebbero capacità sufficienti per rispondere alla domanda.
Sul fatto che il secondo traforo costi un miliardo in più non ci piove. Tuttavia questo miliardo costituisce un investimento per il futuro, per la sicurezza (non più un tubo bidirezionale ma due corsie con ciascuna il suo tunnel), per l’occupazione ed il turismo ticinese, e via elencando. E poi, vogliamo vedere con quale tolla i contrari addurranno l’argomento finanziario: regaliamo miliardi di coesione alla fallita disunione europea che ci ha dichiarato guerra economica, e ne neghiamo uno alla nostra economia, alla nostra coesione e al nostro federalismo?
Da rilevare poi che gli argomenti addotti dai contrari sono a dir poco inconsistenti, almeno stando a quanto si sa ora. C’è chi è arrivato a negare che due tunnel monodirezionali siano più sicuri di una galleria bidirezionale con rischio di collisioni frontali…
Infine, una chicca: gli uccellini bernesi cinguettano che le FFS avrebbero trasmesso, nell’ambito della consultazione, due prese di posizione, di cui una particolarmente critica sull’ipotesi “navette”, la quale però non sarebbe stata “comunicata attivamente”. E allora cosa succede? Rimane imboscata? A precisa domanda, il direttore dell’Ufficio federale delle strade Rudolf Dieterle ha finto di venir giù dal pero. Qui gatta ci cova…
Lorenzo Quadri