Per la Lega dei Ticinesi, il bilancio della votazione dello scorso fine settimana è senz’altro positivo. Il nostro Movimento ed il Mattino hanno vinto due consultazioni su tre.

Vignetta a 100 Fr asfaltata

L’ennesimo tentativo di mettere le mani nelle tasche degli automobilisti è stato sventato. Il contrassegno autostradale a 100 Fr è stato sonoramente respinto a livello nazionale (60 a 40) ed asfaltato in Ticino (70 a 30). I sostenitori della vignetta rincarata del 150% in un colpo solo tentano ora di scaricare le colpe sugli errori tattici della ministra uregiatta Doris Leuthard, che durante la campagna di votazione ha più volte ricattato i cittadini, sia sul prezzo della benzina che sulle nuove tratte autostradali. E’ certo che la ministra dei trasporti ha toppato alla grande, e questo non ha aiutato la sua causa. Ma questo è un dettaglio marginale. Era la causa stessa a ciurlare nel manico. Il cittadino, con il voto di domenica, ha detto in modo inequivocabile che non si possono mungere ulteriormente gli automobilisti, i quali già pagano alla grande. Pagano perfino più del necessario: la strada ha infatti una copertura dei costi del 113%. I soldi, insomma, ci sono; solo che non vanno al destinatario giusto. Dei 9.5 miliardi pagati ogni anno dal traffico su gomma, solo il 30% viene impiegato per la strada. Ben 4 miliardi finiscono nelle casse generali della Confederazione, venendo poi impiegati per gli scopi più disparati. E’ dunque a questo livello che bisogna intervenire, come chiede peraltro l’iniziativa della “mucca da mungere”.

Sicché, la Doris è avvisata: che non si sogni di uscirsene con proposte di aumento del costo della benzina. I votanti non hanno detto no alla vignetta e sì ad un altro tipo di prelievo. Hanno detto no ad ulteriori balzelli sul groppone dei già tartassati e criminalizzati automobilisti.
 
Quanto al collegamento A2-A13, l’esito della votazione sul contrassegno autostradale non cambia nulla. La vignetta a 100 Fr non avrebbe affatto avvicinato la realizzazione dell’opera. Il progetto sarebbe rimasto in ogni caso nel limbo di quei progetti “non prioritari” (Leuthard dixit), assieme ad una lista pressoché sterminata di altre richieste cantonali, ai quali si sarebbe sempre riusciti a dire No accampando una qualche scusa.

Iniziativa dirigista 1:12

L’iniziativa 1:12 non è riuscita nemmeno in Ticino, malgrado il nostro sia un Cantone – anche e soprattutto per colpa della devastante libera circolazione delle persone voluta proprio, ma tu guarda i casi della vita, dai promotori dell’iniziativa 1:12 – con stipendi bassi e disoccupazione alta. I kompagni, dunque, sono rimasti con le pive nel sacco.

E’ vero che i supersalari dei supermanager danno fastidio, per usare un eufemismo (lo stesso vale anche per le paghe di sportivi, attoruncoli, strimpellatori, e compagnia bella). Tuttavia l’iniziativa 1:12 non avrebbe giovato a nessuno. Non certo alle casse pubbliche che avrebbero registrato perdite secche (circa un miliardo in meno di imposte e mezzo di contribuiti AVS). Uella, avrebbe detto qualcuno: la $inistra che vuole svuotare le casse pubbliche? Non c’è più religione!

Ma l’iniziativa non avrebbe giovato neppure ai redditi bassi o ai disoccupati. Essi non si sarebbero visti alzare lo stipendio, e men che meno avrebbero trovato un lavoro se il principio dell’1:12 fosse stato accolto. Per contro, un sì avrebbe portato a delocalizzazioni di aziende (quindi perdita di posti di lavoro). Soprattutto, un sì  avrebbe costituito un intervento dirigista in stile coreano, contrario ai principi elvetici, generatore di burocrazia, e deleterio per l’attrattività della piazza economica elvetica nei confronti di attività ad alto valore aggiunto in arrivo dall’estero. Estero dove c’è già chi si chiede se il nostro paese non stia diventando uno Stato comunista. Per fortuna la scorsa domenica dalle urne è arrivata la risposta a tale quesito: no. Non siamo uno Stato comunista.

Si potrebbe poi aggiungere che, solo un paio di mesi fa, i kompagni sfottevano allegramente l’iniziativa per l’introduzione del divieto di burqa dicendo che toccava un “non problema”, poiché in Ticino le donne che girano in burqa sono poche. Ebbene, nel nostro Cantone i manager fuori dalla scala 1:12 sono ancora meno delle donne col burqa. Ma allora anche la $inistra si occupa di “non problemi”?

Iniziativa per le famiglie

L’iniziativa per le famiglie è finita un po’ in secondo piano: era fatale che accadesse, trovandosi confrontata con gli altri due temi, decisamente più appetibili per i mass media.

 Malgrado il vasto fronte avverso, in Ticino questa iniziativa, sostenuta solo dall’Udc (promotrice a livello nazionale) e dalla Lega, si è accaparrata ben il 47% dei consensi. Non basta, ovviamente, per vincere; ma si tratta di un segnale importante. Il modello di famiglia tradizionale, anche se non in linea con i principi del radikal chic politikamente korretto, non  è da buttare. Quasi la metà dei ticinesi ha ritenuto che chi si occupa personalmente dei propri figli (non necessariamente la madre, potrebbe anche essere il padre, o entrambi i genitori che riducono la percentuale lavorativa) compie una scelta di responsabilità meritevole di un piccolo riconoscimento fiscale. La donna che sta a casa a curare i figli non è una donna di serie B rispetto a quella che va a lavorare. Perché affidare i figli a terzi sarebbe un comportamento virtuoso da sgravare fiscalmente, mentre occuparsene in prima persona no? Se si vogliono sostenere le famiglie con figli, allora tutte.

Lega in sintonia con la gente

In conclusione, dunque, per l Lega ed il Mattino il bilancio di questo weekend di votazioni federali è stato decisamente positivo: due consultazioni vinte e la terza persa sì, ma al 47%. Il nostro Movimento conferma ancora una volta la sintonia con la gente del Ticino.
MDD