Tagliare sull’assistenza agli stranieri, bloccare i ristorni, e amministrazione a dieta

Come c’era da attendersi, i conti pubblici di questo sfigatissimo Cantone sono tornati in profondo rosso. Il Consuntivo dell’anno di disgrazia 2020 chiude con disavanzo di 165 milioni di franchi. Il Preventivo indicava per contro un utile di 4.1 milioni.

Il profondo rosso è certamente imputabile alla crisi da stramaledetto virus cinese che ha causato numerose ed ingenti uscite extra, oltre ad una riduzione delle entrate. Però il difetto sta nel manico: la spesa pubblica cresce da anni senza controllo; l’aumento del gettito fiscale non basta a compensare quello delle uscite.

Il deleterio lockdown prolungato ad oltranza dalla $inistra chiusurista provocherà un disastro economico-occupazionale. A breve termine bisognerà pertanto mettere in conto una valanga di fallimenti aziendali, con conseguente impennata della spesa per l’assistenza e per aiuti sociali in genere. Mentre il gettito diminuirà. Questi effetti per ora si vedono poco: sono mitigati dagli aiuti federali. Una volta che gli aiuti saranno esauriti, saranno cavoli amarissimi.

Nei giorni scorsi il ministro delle finanze PLR Christian Vitta ha rilasciato (uella) al CdT una lunghissima intervista che è un capolavoro di uregiateria: ben due pagine di giornale per non dire nulla; se non ribadire l’ovvietà che i conti pubblici non si aggiustano da soli.

Ci sono invece delle cose che vanno dette chiaramente.

Punto Primo

L’amministrazione cantonale, gonfiata come una rana, dovrà essere la prima a mettersi a dieta. E’ insostenibile che la spesa per il personale del Cantone sia largamente superiore al miliardo di franchi all’anno: più del gettito totale delle persone fisiche! Ci piacerebbe sapere in quale altra parte dell’universo la pubblica amministrazione di un’entità statale di 350mila abitanti costa oltre UN MILIARDO solo per il personale! A maggior ragione considerando che viviamo in un Paese federalista, con le competenze ripartite tra Confederazione, Cantoni e Comuni. Non deve fare tutto il Cantone!

Basilare in questa cura dimagrante sarà il ruolo del Gran Consiglio. Il parlamenticchio non può continuare ad inventarsi sempre nuove leggi, regolamentazioni, lacciuoli e limitazioni che 1) creano burocrazia e burocrati e quindi fanno lievitare la spesa pubblica e 2) disintegrano i cosiddetti a cittadini ed imprese, ostacolando l’economia privata che è l’unica a generare ricchezza (lo Stato non ne crea: spende solo, spesso male, i soldi degli altri) e rendendo la piazza economica ticinese sempre meno interessante per nuove aziende ed il Ticino sempre meno attrattivo per i buoni contribuenti.

Svariati anni orsono venne avviato un progetto di alleggerimento legislativo che – come scontato – finì a schifìo. Adesso è urgente fare i compiti sul serio.

Purtroppo le prospettive sono fosche: con una partitocrazia sempre più pendente a $inistra, con i liberali ormai estinti e il tandem di “centro” PLR-PPD sistematicamente ridotto a ruota di scorta dei ro$$overdi, lo Stato non potrà che continuare a gonfiarsi, e quindi a costare sempre di più. Questo è un ulteriore motivo per bloccare  la cosiddetta “onda verde”: i Verdi-anguria  sono infatti esponenti dell’estrema $inistra statalista (altro che ambiente).

Punto secondo

Di aumentare imposte, tasse e balzelli a cittadini ed imprese non se ne parla nemmeno. Al contrario, occorre sgravare fiscalmente le aziende che assumono ticinesi. La priorità numero uno dei prossimi anni sarà infatti la promozione dell’occupazione dei cittadini svizzeri.

Punto terzo

La spesa sociale esplode e si fa sempre più insostenibile. Quindi va ridotta. Come? Tagliando sulle prestazioni assistenziali a stranieri. L’immigrato, ed in particolare il permesso B, deve essere in grado di mantenersi con il proprio lavoro. Se così non è, non sta al contribuente intervenire.

Lo Stato sociale svizzero deve aiutare prima i cittadini svizzeri in difficoltà. Solo in seconda battuta, e solo se c’è margine, gli altri. Ebbene, il margine non c’è più. Ergo: chiudere i rubinetti!

Punto quarto

Questo punto è legato al precedente. Affinché i ticinesi siano in grado di stare in piedi con le proprie gambe (economicamente parlando) devono avere un lavoro.  Questo significa: applicare finalmente la preferenza indigena votata dal popolo (altro che la CIOFECA denominata “preferenza indigena light”) e moratoria immediata sul rilascio di nuovi permessi G.

Punto quinto

Bloccare i ristorni dei frontalieri. La cifra è ormai lievitata a quasi 100 milioni di Fr all’anno. E’ ovvio che non ci possiamo permettere di fare regali del genere al Belpaese!

Berna non ne vuol sapere di disdire la vetusta Convenzione del 1974, ormai superata dagli eventi, e non ne viene ad una con un nuovo accordo, perché si fa infinocchiare dai vicini a sud? Siamo stufi di pagare il prezzo dell’inettitudine federale. I ristorni restano qui, per le nostre necessità.

Punto sesto

La partitocrazia si leva dalla testa di stanziare un ulteriore MEZZO MILIARDO per il risanamento della cassa pensioni dei (troppi) dipendenti dello Stato. Altrimenti, come detto più volte, il referendum è garantito.

Punto settimo

Il reddito dei frontalieri non deve più essere computato nel calcolo della “ricchezza” del Ticino (come se l’invasione da sud, voluta dal triciclo, fosse una ricchezza!) col risultato che il nostro Cantone viene penalizzato nella perequazione intercantonale.

Come ha detto Vitta: i conti pubblici non si aggiustano da soli. Ma che nessuno si sogni di aggiustarli mettendo le mani nelle tasche della gente!

Lorenzo Quadri