Meglio tenersi la vecchia vignetta che rischiare nuove vessazioni contro gli automobilisti
Con la consueta tattica del salame (una fetta alla volta) il Consiglio federale torna alla carica sulla vignetta autostradale elettronica.
E’ vero: nell’era in cui tutti si riempiono la bocca con la “digitalizzazione” (pensando che faccia figo), nell’era delle app per qualsiasi boiata, potrebbe anche fare specie che si debba ancora incollare il contrassegno autostradale al vetro dell’automobile. E poi, diciamolo: staccarlo per sostituirlo con quello nuovo (e gennaio si avvicina) è un’autentica devastazione per i “gioielli di famiglia”. Ma chi non vuole trovarsi il parabrezza tappezzato nel giro di poco tempo non ha alternativa.
Tra l’altro: la tassa per l’uso delle autostrade mica avrebbe dovuto essere transitoria? Ed invece… Ennesima dimostrazione che, quando viene introdotto un nuovo balzello, poi diventa impossibile levarselo dalle scatole. Una verità da tenere sempre bene a mente.
Sana diffidenza
Eppure, malgrado le lacune della vignetta “cartacea”, noi di quella elettronica diffidiamo. Qualcuno dirà: i soliti “Neinsager”! E perché, poi, insistere ad andare avanti col contrassegno ormai ultratrentennale che qualcuno, nell’anno di disgrazia 2018, potrebbe a buon diritto definire come la corazzata Potëmkin nel film di Fantozzi?
Perché la vignetta elettronica è rischiosa. Lo è per vari motivi. Tanto per cominciare, è il primo passo per introdurre, con la tattica del salame, obbrobri quali il road pricing, il mobility pricing, ed altre boiate radikalchic mirate a mungere gli automobilisti e soprattutto a limitarne la libertà. Il road pricing serve evidentemente a scoraggiare la gente dall’andare in centro in macchina facendo pagare pedaggi. E’ la stessa logica che sta dietro al fallimentare PVP (Pirla Vai Piano) di Lugano, il quale porta una grossa parte di responsabilità nella desertificazione del centro città.
Ovviamente adesso il Consiglio federale spergiura che sono tutte balle populiste; che non è assolutamente vero che la vignetta elettronica costituisce il primo passo per il road pricing. Ma per credere ancora alle promesse di questi camerieri di Bruxelles, bisogna essere caduti dal seggiolone da piccoli.
Nuove funzioni?
Inoltre, con il rapido avanzare della tecnologia, chi ci assicura che tra qualche anno la vignetta elettronica non verrà farcita di altre funzionalità – oltre alla questione del road pricing – e tutte con sempre il solito obiettivo, ossia la vessazione dell’automobilista?
Ad esempio, qualcuno potrebbe pensare di servirsi della vignetta elettronica per creare un “grande fratello” con cui controllare i conducenti. Ed ovviamente controllarne anche eventuali infrazioni: velocità, permanenza eccessiva nei parcheggi, e così via. Fantascienza, paranoia? Forse, ma forse anche no. La shitstorm (=tempesta di cacca) politikamente korretta contro le odiate automobili e gli automobilisti viziosi imperversa. Ed è supportata dal continuo lavaggio del cervello ad opera della stampa di regime (a cominciare da quella di sedicente servizio pubblico).
Ulteriore stranezza
C’è poi un’ulteriore stranezza: la vignetta elettronica sarà attaccata alla targa, mentre quella cartacea è appiccicata sul veicolo. Questo significa che, con l’attuale contrassegno, chi ha le targhe trasferibili deve comprare due vignette; a chi invece acquisterà quello elettronico ne basterà uno solo.
Poiché, fino a prova contraria, un conducente può guidare una sola macchina per volta, non sta né in cielo né in terra che chi ha le targhe trasferibili debba acquistare due vignette. Ma il Dipartimento (quasi ex) Doris per lunghi anni, e malgrado le numerose sollecitazioni anche parlamentari, si è sempre rifiutato di metter mano alla questione. Adesso invece ne fa un atout a sostegno del – fortemente voluto – contrassegno elettronico. Qui gatta ci cova!
Di conseguenza, per non farsi fregare, è consigliabile tenersi il vecchio contrassegno, e le imprecazioni al momento di sostituirlo. Meglio qualche minuto di invettive all’anno che il road pricing e, un domani, chissà cos’altro!
Lorenzo Quadri