Dumping salariale causa invasione da sud: per la partitocrazia bernese va bene così

La partitocrazia federale del Ticino se ne impipa. E non perde occasione per dimostrarlo. I soldatini del triciclo PLR-PPD-P$ più Verdi-anguria, questo sfigatissimo Cantone l’hanno visto forse in fotografia. Però pretendono di decidere sulle questioni che toccano direttamente noi. Non loro.

Lampante al proposito la deleteria sortita della ministra di giustizia PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) sull’invasione di frontalieri. La politicante liblab ha dichiarato davanti al Parlamento e per ben due volte (non al bar dopo un bianco di troppo) che il Ticino è vittima del suo successo”. Eccoli qua, i grandi statisti dell’ex partitone!

La proposta

Ma la Ka-Ka-eS è in numerosa compagnia. Lo scorso primo giugno, i soldatini del Consiglio nazionale hanno bocciato, per 99 voti contro 76 e 2 astenuti, un’iniziativa cantonale ticinese contro il dumping (per il Gran Consiglio: dömping) salariale. La proposta deriva dall’iniziativa popolare “Prima i nostri”. Essa chiede di inserire nel Codice delle obbligazioni il principio che la disdetta di un contratto di lavoro è abusiva se “ha l’obiettivo di sostituire il dipendente licenziato con un altro lavoratore che, a pari qualifiche, percepisce un salario inferiore” oppure quando viene pronunciata a seguito del “rifiuto del dipendente di accettare sensibili riduzioni di salario a causa di un forte afflusso di manodopera”.

Cosa buona e giusta?

Nei giorni scorsi anche la maggioranza della Commissione degli affari giuridici (CAG) del Consiglio degli Stati ha respinto l’iniziativa ticinese, per 9 voti a 4.

CAG, ma vai a CAG!  Sicché per i signori senatori è cosa buona e giusta che datori di lavoro “con scarsa sensibilità sociale” (eufemismo) possano lasciare a casa un ticinese per assumere al suo posto un frontaliere pagandolo la metà! E gli sta pure bene che il lavoratore ticinese che rifiuta di farsi dimezzare lo stipendio per “allinearlo” a quello di un frontaliere venga licenziato!

Scuse risibili

Le giustificazioni addotte a sostegno di una simile scelta sono deliranti: si va da “ci sono già le misure accompagnatorie” a “non è giustificato modificare il diritto del lavoro nell’insieme del Paese per rispondere alle preoccupazioni di una singola regione” passando per il sempreverde “riconosciamo il problema, ma…”. La fiera delle fregnacce!

A tal proposito, è il caso di ricordare ai politicanti triciclati che:

1) “Ci sono già le misure accompagnatorie” ma non servono ad una fava, e la situazione attuale è lì a dimostrarlo. Cerotti sulla gamba di legno! E per carità di patria evitiamo di citare il BIDONE denominato “preferenza indigena light”,con cui la partitocrazia ha cancellato la votazione popolare del 9 febbraio 2014. “Grazie” alla preferenza indigena light in Ticino ci troviamo con 75mila frontalieri (cifra in continuo aumento), quando i posti di lavoro diminuiscono.
2) “Non è giustificato modificare il diritto del lavoro nell’insieme (…)”: non si capisce che danno potrebbe fare al resto del Paese la modifica richiesta dal Ticino. Se Oltregottardo il problema del “dömping” salariale causa invasione da sud non esiste, vuol dire semplicemente che la nuova norma non troverà applicazione in Svizzera interna!
3) Riconosciamo il problema, ma…”: ma poi sabotiamo tutte le possibili soluzioni! Non sia mai che i padroni di Bruxelles abbiano qualcosa da ridire! Eccolo qua, il livello della casta!

Nessuna volontà

Se come il Nazionale anche il Consiglio degli Stati, dando retta alle “cag” della sua CAG, respingerà l’iniziativa cantonale ticinese, essa sarà morta e sepolta. Purtroppo non ci vuole il mago Otelma per prevedere che andrà a finire proprio così.

E’ chiaro che a Berna non c’è alcuna volontà di intervenire contro il “dömping” salariale provocato dalla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia. A tal proposito, il nuovo accordicchio-ciofeca sulla fiscalità dei frontalieri (ammesso e non concesso che verrà approvato dal parlamento italico) non porterà alcun reale progresso. Infatti il nuovo regime fiscale dei frontalieri, più pesante (e che di conseguenza li costringerebbe a chiedere paghe più elevate) si applicherebbe solo ai nuovi frontalieri assunti dopo il 2023!

Ecco l’ennesima dimostrazione che la partitocrazia manda questo sfigatissimo Cantone allo sbaraglio! Ticino svenduto al Belpaese!

Lorenzo Quadri