Giovedì mattina la polizia cantonale, in collaborazione con le guardie di confine, le dogane, le polizie comunali di Stabio, Mendrisio e Chiasso e l’Ufficio cantonale della manodopera estera, ha effettuato un’operazione di controllo in grande stile ai valichi doganali. Obiettivo: individuare i padroncini non in regola.
Bravo Norman Gobbi! Questa è una di quelle iniziative cui bisogna plaudire. Una di quelle iniziative che dovrebbero avere luogo quotidianamente. Soprattutto in considerazione dell’esito: su 27 padroncini controllati, 27 non erano in regola. Quindi un tasso di irregolarità del 100%! Questa è la dimostrazione di quel che la Lega ed il Mattino hanno sempre detto e scritto, e già in tempi non sospetti. Con la devastante libera circolazione delle persone, ammoniva il nostro movimento, verremo invasi da padroncini che lavorano in nero. Ma naturalmente erano tutte frottole della Lega populista e razzista.
L’esito allarmante del controllo effettuato, con un tasso di abuso accertato del 100%, deve far scattare l’allarme rosso. Anche ai balivi SECO. Chiediamoci infatti: cosa farebbe la Confederazione se la totalità dei cittadini non pagasse l’imposta federale diretta, o rifiutasse di prestare servizio militare, o altro ancora? Forse che direbbe che va tutto bene? Forse che starebbe a guardare? No di certo!
Invece i padroncini totalizzano un tasso di illegalità del 100%, ma da Berna ci ripetono, come dei dischi rotti, che la libera circolazione delle persone va tutto bene, che dalle statistiche (nota bene, non dalla realtà: dalle statistiche taroccate) non emergono scompensi, e via farneticando.
Da notare poi – e questo è un ulteriore incentivo a procedere a controlli quotidiani al confine – che i padroncini ed i frontalieri incolonnati (la coda giovedì mattina ha raggiunto i 6 km: bene!) hanno anche avuto il coraggio di protestare, dichiarando che l’iniziativa sarebbe stata una “ritorsione svizzera all’aumento dello sconto sulla benzina nella fascia di confine deciso dalla Lombardia”. Magari fosse stato così. Purtroppo la parola ritorsione sembra non esistere nei vocabolari dei nostri governanti. Il fatto che gli amici a sud abbiano subito pensato, purtroppo sbagliando, ad una “contromisura” elvetica, indica però che hanno la coda di paglia. Ed a ragione.
Infatti, la vicina ed ex amica Penisola non perde un’occasione per sabotare la piazza economica e finanziaria svizzera (pensiamo solo agli ultimi esempi: sconto benzina e misure per evitare il trasferimento in Svizzera di aziende italiane), ci fa invadere da frontalieri e padroncini che vengono esplicitamente invitati a fare concorrenza sleale ai ticinesi, non applica nemmeno per sbaglio la reciprocità nei devastanti accordi bilaterali di modo che oltreconfine le aziende ticinesi non battono un chiodo, se ne infischia degli accordi presi con il nostro Paese, vedi lo sfacelo della tratta italiana della ferrovia Mendrisio-Malpensa e del proseguimento a sud di AlpTransit; e l’elenco potrebbe continuare. Ciononostante, frontalieri e padroncini, che mangiano grazie alla Svizzera, hanno il coraggio di alzare la cresta davanti ad un controllo che non solo è legittimo, ma è assolutamente necessario: ed infatti ne emerge un tasso di irregolarità del 100%!
Per questo ripetiamo: i posti di blocco ai nostri confini dovrebbero essere permanenti, perché è tempo ed ora di cominciare a richiudere le frontiere che sono state scriteriatamente aperte.
Questi controlli costano? La fattura la paga la Confederazione, andando a decurtare gli assurdi contributi che ci ostiniamo a versare all’UE senza alcun motivo plausibile.
Lorenzo Quadri