E intanto i nostri confini con la zona rossa restano spalancati? Come se niente fosse?
Secondo il provvedimento che (al momento di andare in stampa) era annunciato “per le prossime ore”, fino al tre aprile si potrà entrare ed uscire solo per motivi “gravi ed indifferibili”. Alla faccia della “shitstorm” contro chi già due settimane fa chiedeva misure sul confine!
Come c’era da aspettarsi il coronavirus sta facendo sfracelli. Le direttive federali e cantonali si modificano da un giorno all’altro, in senso sempre più restrittivo.
E’ inutile che ci vengano a raccontare storielle. Se in Ticino il coronavirus dilaga è perché siamo a ridosso del più grande focolaio d’Europa, ossia la Lombardia. Ed è sempre tramite contatti con la Lombardia che il virus si è diffuso in tutta la Svizzera.
La decisione italiana
Due settimane fa, quando la situazione in Lombardia cominciava ad emergere nella sua enormità, chi chiedeva dei filtri in dogana è stato investito dalla shitstorm (=tempesta di cacca) della casta spalancatrice di frontiere ($inistrati in primis, ma non solo loro): “biechi sciacalli!” strillavano isterici i soldatini dell’establishment.
Adesso i notiziari sembrano dei bollettini di guerra. Si chiudono eventi, si cancellano manifestazioni, si blindano le case anziani e gli ospedali, eccetera. Resiste l’apertura delle scuole: vedremo ancora per quanto. L’unica cosa che, almeno fino a poco fa, restava spalancata come se non stesse accadendo assolutamente nulla era la frontiera con il Belpaese (perfino i cittadini italiani se ne meravigliavano). Ci piacerebbe sapere a cosa serve dire alla gente di stare a due metri di distanza se poi tutti i giorni entrano dalla Lombardia 70mila frontalieri (intanto però dietro le quinte varie aziende, a partire dalla ro$$a RSI, dicono ai collaboratori residenti in Italia di rimanere a casa). L’Austria, Stato membro UE, ha introdotto misure restrittive con controlli ai confini con la Penisola. Domanda da un milione: sono gli austriaci ad essere sciacalli, o sono gli svizzerotti ad essere fessi?
Adesso però la situazione potrebbe cambiare radicalmente. Ma non per decisione delle autorità elvetiche per le quali “libera circolazione über Alles”! No, per decisione italiana!
Zona rossa in tutta la Lombardia
Già oggi l’intera Lombardia potrebbe essere dichiarata zona rossa fino al tre aprile (magari quando leggete queste righe il provvedimento sarà già stato preso). Quindi, più nessuno entra e più nessuno esce, a meno che ci siano dei non meglio definiti “motivi gravi”. Le frontiere le chiude direttamente il Belpaese. Si vedrà poi come verrà applicato il divieto d’uscita ai frontalieri.
Se l’Italia dichiara zona rossa l’intera Lombardia e la blinda, cosa intendono fare i camerieri dell’UE in Consiglio federale? Le NOSTRE frontiere con la Lombardia restano spalancate?
Fatto assodato
In ogni caso, è assodato che un numero molto elevato di frontalieri non potrà lasciare il proprio domicilio, per decisione italiana. E chi da questa parte della ramina si è reso – più o meno volontariamente, più o meno colpevolmente – dipendente dal frontalierato si troverà in grosse difficoltà. Proprio come scrivevamo su queste colonne due settimane fa, quando tra l’altro sottolineavamo che cominciare a lasciare a casa i 45mila frontalieri che lavorano nel terziario sarebbe servito a contenere i rischi, senza alcun inconveniente per il sistema sanitario. Dall’alto della sua boria (che, al contrario del coronavirus, è inguaribile) il sommo cadregaro PLR Mauro Dell’Ambrogio ha sentenziato che erano cose da tarati. Adesso chi sono i tarati, caro Dell’Ambrogio?
L’Ente ospedaliero
Intanto l’Ente ospedaliero cantonale, per far fronte ad una possibile emergenza accoppiata all’indisponibilità di frontalieri, sta correndo ai ripari con assunzioni avventizie di personale sanitario, che deve obbligatoriamente risiedere in Ticino. Peccato che ci sia voluto il coronavirus per arrivare all’introduzione di questo requisito… Una volta passata l’emergenza, il personale ticinese assunto per l’occasione potrà essere tenuto e un po’ di frontalieri congedati.
La lezione da trarre
E’ chiaro che dall’emergenza coronavirus bisognerà (chi ancora ci sarà) trarre le doverose lezioni del caso. I virus, con o senza corona, non arrivano da soli. E’ l’umano che li porta in giro. Quindi: meno globalizzazione, meno libera circolazione delle persone, meno immigrazione, meno frontiere spalancate, meno dipendenza da manodopera estera. Sul fronte migratorio sì che bisogna “decrescere”; altro che l’isterismo climatico (di cui, per fortuna, da due settimane non si sente più parlare)! Il modello del “devono entrare tutti” imposto dalla casta per i propri interessi di saccoccia ci ha messi nella palta. E quindi occorre cambiare. Il coronavirus non sarà di sicuro l’ultima epidemia!
Del resto, la principale misura anti-contagio su cui tutti insistono, il cosiddetto “social distancing”, non è praticabile nella maggior parte delle situazioni a rischio: vedi mezzi pubblici stracolmi. Non è praticabile… forse perché siamo qui in troppi? Negli ultimi 13 anni in Svizzera sono immigrati un milione di cittadini UE. E continuano ad aumentare.
Considerazione conclusiva
Visto che il coronavirus farà disastri non solo sanitari, ma anche economici, vanno bloccati i contributi all’estero (in particolare quelli all’UE). I soldi vanno impiegati per sostenere l’economia svizzera messa in difficoltà dall’emergenza epidemia. Chiudere i rubinetti, e subito!
Lorenzo Quadri