Come volevasi dimostrare il numero dei padroncini e dei distaccati è nuovamente cresciuto. Ormai si tratta di una non notizia a tutti gli effetti. Nessuno se ne sorprende più.

Ciò dimostra, se mai ce ne fosse stato ulteriormente bisogno, l’urgenza di applicare subito il voto del 9 febbraio, e quindi il contingentamento di frontalieri e di padroncini, senza di certo aspettare tre anni come invece vorrebbe fare il Consiglio federale filoeuropeista!

 

NO a tre anni d’attesa

Aspettare tre anni per applicare delle misure concrete in Ticino sarebbe un’azione al limite del criminoso. Da oltre due mesi i contingenti sono diventati un disposto costituzionale. Sono iscritti nella carta fondamentale dello Stato. Quindi, contrariamente a quanto ama ripetere la direttrice del DFE e ministra dell’ex partitone Laura Sadis per giustificare la propria inazione su questo fronte (quando si  tratta di mettere le mani nelle tasche del contribuente, invece, la signora Sadis è ben più attiva) il margine di manovra c’è eccome.

Di sicuro l’eventuale salario minimo voluto dai sindacati (che, tra l’altro, nemmeno lo applicano al proprio interno) non ridurrà affatto l’invasione del Ticino da parte di frontalieri e padroncini. Anzi, otterrà l’effetto esattamente contrario. 4000 Fr al mese per un frontaliere sono una manna dal cielo. In provincia di Varese, e non a Caltanissetta, quasi un giovane su due non ha lavoro.

Ovviamente, se il salario minimo a 4000 Fr dovesse venire accettato in votazione popolare, in Ticino si scatenerebbe il festival delle assunzioni di frontalieri a metà tempo, ossia a 2000 Fr al mese. A metà tempo, va da sé, solo sulla carta. Nella realtà, il carico lavorativo sarebbe del 100% o più. Sul fronte del dumping, dunque, non cambierebbe una virgola. Cambierebbe invece parecchio per i giovani ticinesi al primo impiego, che avrebbero molte più difficoltà nel trovare un lavoro. Perché, ovviamente, dovendolo pagare 4000 Fr, il datore di lavoro, al posto di un giovane  ticinese, assume due frontalieri con esperienza.

 

Più danno che utile

Appurato quindi che il salario minimo voluto dai sindacati farebbe più danno che utile al mercato del lavoro ticinese, è inaccettabile che, davanti al nuovo aumento di padroncini e distaccati, e quindi di dumping e di concorrenza sleale, il DFE – che per primo dovrebbe avere il compito di proporre delle misure concrete – continui a nascondersi dietro la scusa del “margine di manovra nullo”. Un simile atteggiamento equivarrebbe a farsi beffe della volontà popolare. A maggior ragione se si pensa che i padroncini (ed i controlli svolti sono lì a dimostrarlo) sono praticamente tutti irregolari.

Da notare che anche tra i distaccati fioriscono forme di illegalità che la Lega, ancora una volta, aveva ampiamente previsto (ma naturalmente erano tutte balle populiste e razziste): ad esempio il versamento in Ticino di una paga consona ai nostri standard, così da essere apparentemente in regola. Ma con l’obbligo di poi restituire al padrone una bella fetta  del salario all’uscita della frontiera.

 

Stop alle trame

E’ chiaro che i politici dei partiti $torici – per i quali la votazione del 9 febbraio è stata una sconfitta che più cocente non si poteva –  tentano di andare avanti “come se niente fudesse”. Il Consiglio federale sta tramando per applicare comunque la libera circolazione delle persone con la Croazia, in spregio della Costituzione. Il popolo sovrano, se non vuole farsi prendere per il naso, in queste circostante non può certo starsene zitto e tranquillo.

Lorenzo Quadri