Ma guarda un po’! Il Dipartimento del territorio ha calcolato quanto costano i frontalieri in materia di usura delle strade cantonali. E, pallottoliere alla mano, tenendo conto dei costi di manutenzione e del numero di auto con targhe azzurre che ogni santo giorno invadono il Ticino, è arrivato alla cifra di 22.5 milioni di franchetti all’anno. Ciò rilancia il tema di come far pagare questi costi a chi li genera: ossia ai frontalieri.
A questo proposito, il Consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri aveva proposto tramite mozione a Berna l’introduzione di una “tassa d’entrata” per frontalieri.
Come commenta Quadri la cifra fornita nei giorni scorsi dal Dipartimento del territorio?
Non mi sorprende. Immaginavo, andando a spanne, che si trattasse di una somma compresa tra i 20 ed i 30 milioni di franchi all’anno. Il fatto che adesso la cifra sia stata indicata ufficialmente, accredita la mia richiesta di introduzione di una tassa d’entrata per frontalieri. Ricordo che l’economista dell’Università di Friborgo Reiner Eichenberger aveva pubblicamente dichiarato che introdurre una tassa di questo tipo è possibile, a copertura dei costi infrastrutturali e socio-economici generati dal frontalierato.
Ma a coprire questi costi non bastano già le imposte alla fonte?
Certamente no, tanto più che, come ben sappiamo, da oltre 40 anni quasi il 40% delle imposte alla fonte viene ristornato all’Italia malgrado i motivi per farlo siano da tempo venuti a mancare. I frontalieri non pagano imposte di circolazione in Ticino e quindi si giustifica l’introduzione di una tassa ad hoc a loro carico a parziale copertura dei costi che essi generano alle infrastrutture stradali. Senza poi contare i costi indiretti – sia economici che in termini di qualità dell’aria e, più in generale, di vita dei ticinesi – generati dalle strade intasate da veicoli di frontalieri, i quali entrano quotidianamente in Ticino uno per macchina. A ciò si aggiungono fenomeni occupazionali nefasti come la sostituzione di residenti con frontalieri e il dumping salariale. Questi sono fenomeni recenti, provocati dalla devastante libera circolazione delle persone senza limiti. Nei primi anni Settanta, quando si siglavano agli accordi tra Italia e Svizzera, sulla fiscalità dei frontalieri, questi temi erano ancora al di là da venire. Adesso, ad oltre quarant’anni di distanza, è cambiato il mondo. E occorre tenerne conto.
E’ solo per questo che propone la tassa d’entrata?
Ovviamente, c’è anche l’aspetto disincentivante: ovvero rendere il Ticino un po’ meno attrattivo per la forza lavoro italiana. Rilevo comunque che la mia proposta di “tassa d’entrata” per frontalieri è formulata di proposito in termini molto aperti. Ad esempio, non dice necessariamente che l’eventuale tassa la dovrebbero pagare i lavoratori. Potrebbe anche essere a carico di chi assume i frontalieri. Oppure suddivisa tra lavoratore e datore di lavoro.
A che punto è la trattazione della sua mozione?
Il Consiglio federale non ha ancora preso posizione. Ovviamente non mi aspetto che sia favorevole. Ma poi toccherà al parlamento dire la sua. E lì ci si potrà contare.
MDD