Il popolo ha preso una decisione storica. I suoi indegni rappresentanti PLR, PPD e P$$ l’hanno cancellata. I funzionarietti di Bruxelles ridono a bocca larga

Nessuna sorpresa era ormai possibile, visto che le differenze tra il Consiglio degli Stati ed il Consiglio nazionale a proposito del “maledetto voto” del 9 febbraio erano poca cosa. Infatti sull’obiettivo fondamentale la maggioranza PLR-P$$-PPDog di entrambe le Camere ed il Consiglio federale erano perfettamente d’accordo: buttare nel water il nuovo articolo costituzionale 121 a, sgradito all’élite spalancatrice di frontiere. Ed è esattamente quello che hanno fatto. Di conseguenza, il dibattito non verteva ormai più sull’attuazione del  voto del 9 febbraio, dal momento che questo è stato vergognosamente cancellato. Il dibattito sulle “divergenze” è stato in realtà un dibattito su delle semplici misuricchie accompagnatorie: provvedimenti da tre e una cicca che, come già scritto in più occasioni, non necessitavano affatto di una modifica costituzionale. La limitazione dell’immigrazione, i tetti massimi, i contingenti, la preferenza indigena, in breve quanto deciso dal popolo, non erano da tempo più un tema di discussione.

Frontalieri avvantaggiati

Infatti, parlare di preferenza indigena – light o meno light – è una presa per i fondelli. Nella ciofeca uscita dal parlamento non c’è uno straccio di preferenza indigena. Il triciclo PLR-PPDog-P$$ si è pervicacemente rifiutato di inserire, in qualsivoglia articolo o paragrafo o lettera, la parola “residente”. Perché se la faceva sotto al solo pensiero di misure di ritorsione (quali?) da parte dell’UE. Il controprogetto-ciofeca è, semmai, un tentativo abortito di agevolare gli iscritti agli uffici regionali di collocamento (URC). Ma agli URC si possono iscrivere anche i frontalieri, e pure coloro che arrivano in Svizzera dalla fallita UE per cercare lavoro. Questa NON preferenza indigena, dunque, non impedirà ad un solo frontaliere di lavorare al posto di un ticinese. E non limiterà in alcun modo l’immigrazione. Al contrario: un frontaliere iscritto all’URC sarà addirittura avvantaggiato rispetto al ticinese che non è iscritto.

Libera circolazione: un flop

L’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” chiedeva che la Svizzera potesse tornare a decidere autonomamente la propria politica migratoria. La “lozza” uscita dalle Camere federali va nella direzione opposta. Infatti essa non fa che confermare la libera circolazione senza alcun limite. Come se il 9 febbraio non ci fosse nemmeno stato.

Tre quarti di coloro che sono immigrati in Svizzera approfittando della libera circolazione non lavorano, e solo il 20% di quelli che lavorano sono impiegati in settori dove c’è carenza di manodopera residente (recente studio di Zurigo). Quindi solo un quinto di un quarto degli immigrati serve all’economia. Un quinto di un quarto, se la matematica non è un’opinione, fa un ventesimo. Sicché la libera circolazione delle persone è un flop totale: lo dicono i numeri. La sua motivazione non è affatto economica, e non c’entra un tubo con il benessere della Svizzera. Queste sono semplici pippe ideologiche. La vera spiegazione l’ha detta un deputato verde durante il dibattito sulla cancellazione del 9 febbraio: la libera circolazione è un atto di apertura della Svizzera nei confronti degli stranieri. Gli unici a trarne vantaggio sono questi ultimi.

Rappresentanti indegni

Sotto le cupole federali tutti, compresa la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga, hanno ammesso che il compromesso-ciofeca viola la Costituzione per genuflettersi davanti all’UE. Il Parlamento ed il Consiglio federale hanno cancellato con un colpo di spugna la volontà popolare ed un articolo della Costituzione. Uno scandalo del genere non ha precedenti. Fosse successo in qualsiasi altro paese al mondo, la popolazione sarebbe già scesa in piazza con i forconi. Gli svizzerotti, invece, si fanno andare bene tutto. E i funzionarietti dell’UE se la ridono a bocca larga. Il popolo svizzero, il 9 febbraio 2014, ha preso una decisione storica. I suoi indegni rappresentanti l’hanno annullata. E, tanto per mettere la ciliegina sulla torta, si è pure dovuto assistere allo squallido spettacolo del PLR che si bulla dell’osceno inciucio con il P$ per far passare in parlamento la sottomissione più servile possibile ai balivi di Bruxelles. Ma il “lingua in bocca” tra i due partiti si spiega facilmente: i liblab calpestano il “maledetto  voto” perché vogliono la manodopera straniera a basso costo con cui soppiantare i residenti. I kompagni invece lo fanno perché “devono entrare tutti”.

Osiamo sperare che i cittadini, ed in particolari quelli ticinesi, se ne ricorderanno alle prossime elezioni!

Lorenzo Quadri