L’iniziativa popolare “Per la libertà” è mal concepita. Ma un controprogetto indiretto…

La pandemia da covid ha mostrato gli eccessi cui può portare il diritto di urgenza: limitazioni allarmanti, esagerate ed anche inutili della libertà personale dei cittadini, ma anche della libertà di commercio. In Ticino, per alcuni mesi è stato addirittura proibito alle persone di più 65 anni di andare a fare la spesa. Nei grandi magazzini veniva chiesta la carta d’identità ai clienti. Quelli sopra il limite di età venivano allontanati da agenti di sicurezza assunti appositamente. In alcuni casi, anche in malo modo.

Frontiere spalancate

Ai cittadini è stato di fatto impedito di uscire di casa, se non per motivi professionali. Anche una semplice passeggiata all’aperto veniva stigmatizzata come un atto irresponsabile. Per contro, ai frontalieri (i quali, a seguito dei decreti italiani, non potevano spostarsi all’interno del proprio paese) non è mai stato precluso l’accesso alla Svizzera. E non certo perché sennò sarebbe mancato il personale sanitario: i permessi G attivi in queste professioni sono circa 4000 su 80mila, quindi una percentuale molto ridotta.

Attività chiuse

Lo Stato ha chiuso d’imperio molte attività economiche, comprese quelle che si sarebbero comunque potute svolgere in sicurezza, indossando mascherine ed osservando le distanze.

In Svizzera, i vaccini si sono fatti attendere a lungo. La campagna vaccinale è partita in ritardo ed a rilento, per mancanza di dosi.

All’arrivo dei vaccini hanno fatto seguito i vari certificati covid, che hanno diviso la società. Hanno generato fenomeni di discriminazione e anche di odio nei confronti dei non vaccinati (o di quanti non avevano eseguito tutti i richiami). Costoro, secondo alcuni, avrebbero dovuto “restare chiusi in casa come sorci”, sul modello di cinese.

Un esperimento da ripetere?

I media hanno appoggiato ogni singola scelta liberticida compiuta dalle autorità politiche. Spirito critico? Zero. Lo stato di diritto è stato mandato in soffitta con inquietante facilità e ben poche resistenze. A voler essere cinici, si potrebbe considerare l’accaduto un esperimento sociale: una prova tecnica di autoritarismo, dall’esito preoccupante. Il fatto che il parlamento abbia addirittura deciso – tema su cui andremo a votare il prossimo 18 giugno – di prorogare per l’ennesima volta le disposizioni della legge covid, la dice lunga.  L’esperimento di autoritarismo potrebbe essere ripetuto in futuro. Ad esempio in caso di penuria energetica provocata dall’abbandono di vettori fossili e del nucleare senza avere delle alternative.

E’ andato tutto bene?

In tempo di pandemia, i diritti fondamentali dei cittadini sono stati asfaltati. Ciò non poteva rimanere senza una qualche reazione dal basso. Sarebbe anzi stato preoccupante se questa reazione non ci fosse stata. Specie per un paese quale è la Svizzera, con la sua secolare tradizione di libertà.

Il Consiglio nazionale si è di recente determinato sull’iniziativa popolare “Per la libertà e l’integrità fisica” (a decidere saranno comunque le urne) lanciata nel dicembre del 2020. Essa, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe impedire l’introduzione di obblighi vaccinali e di discriminazioni in base allo stato di vaccinazione. L’iniziativa è concepita in modo maldestro ed esagerato. Il  testo si spinge ben oltre il tema della vaccinazione: chiede in generale che il diritto fondamentale all’integrità fisica e psichica possa essere limitato dallo Stato solo con il consenso della persona interessata. Ciò comporterebbe incertezze giuridiche in diversi ambiti della società. Per esempio in materia di perseguimento penale o di protezione dei minori e degli adulti.

E’ quindi corretto che l’iniziativa sia stata respinta. Tuttavia, il Consiglio federale e la maggioranza del parlamento non solo hanno bocciato l’iniziativa, ma non hanno nemmeno proposto un controprogetto indiretto. Questo equivale a sottrarsi ad ogni riflessione sul regime instaurato durante la pandemia. A rifiutare l’autocritica. Ad affermare che tutto è andato bene e che, di conseguenza, si può anche ripetere. Davvero vogliamo benedire quanto successo? Davvero vogliamo “metterla via senza prete” in questo modo? Anche se sappiamo che parecchie misure sono state introdotte su pressione estera, diretta o indiretta? Anche se abbiamo scoperto che il vaccino anti-covid non impedisce il contagio, e quindi l’isolamento dei non vaccinati non era giustificato dal profilo sanitario?

Per le libertà butta male

Un Paese come il nostro, che va fiero della propria tradizione di libertà costituzionali, non può esimersi dal mettere in discussione la gestione “in stile cinese” della pandemia.

Ed invece, rifiutando di allestire (per lo meno) un controprogetto indiretto all’iniziativa popolare “Per la libertà”, governicchio federale e partitocrazia hanno fatto proprio questo, all’insegna del “l’è tüt a posct”. Un brutto segnale ed un’ipoteca preoccupante per il futuro.

Il rapporto tra cittadino e Stato si sta viepiù pervertendo. Alle maggioranze politiche le libertà importano sempre meno; i sussidi – e quindi la sudditanza dall’ente pubblico che essi generano – sempre più. Butta male.

Lorenzo Quadri