Bisogna accontentarsi del male minore. Avessimo il 75% di vaccinati come la Danimarca…

Come c’era da attendersi, e non serviva il Mago Otelma per prevedere che sarebbe andata a finire così, da domani anche in Svizzera verrà introdotto il famigerato covid pass per accedere a ristoranti, bar, palestre, teatri, eventi al chiuso, eccetera.

Naturalmente, come tutte le decisioni del kompagno Berset, anche questa fa acqua. Ad esempio: perché per andare al bar ci vuole il pass, ma per salire sui mezzi pubblici strapieni no? E’ chiaro che siamo davanti ad uno strabismo determinato dalla solita ideologiaro$$overde: il sacro trasporto pubblico non si tocca, mentre gli esercenti possono venire mazzuolati.

E per quale astruso motivo le riunioni politiche dovrebbero essere esentate dal pass? Forse che l’aria fritta che vi si producedistrugge lo stramaledetto virus cinese?

Incongruenze

E’ pure il colmo che la Confederella abbia introdotto l’obbligo di covid pass per la ristorazione e le strutture per il tempo libero, ma NON per ospedali e case anziani, dove ci sono persone a rischio. Ma sa po’? Dove sta la logica? E’ vero, in Ticino anche per accedere agli istituti sanitari servirà il pass: ma questo l’ha deciso il governicchio cantonale. Non Berna.

Infine, fa ridere i polli che l’avventore che si ferma tre minuti al bar per un caffè debba esibire il certificato, mentre i dipendenti della ristorazione che vi trascorrono l’intera giornata no, perché la legge sul lavoro non prevede simili obblighi.

Ancora una volta, insomma, la regolamentazione è raffazzonata e contraddittoria: fa stato della confusione mentale in cui versano i ro$$i burocrati del “ministro dei flop” kompagno Berset (P$).

Alcune considerazioni sul pass

1) Se c’è una cosa che la Svizzera non può permettersi nel modo più assoluto – né economicamente, né socialmente, né umanamente – sono altri lockdown. Davanti ad un’opzione del genere scatterebbe la sommossa popolare. A giusto titolo.
2) Il covid pass di certo non ci fa saltare di gioia, anzi. Ma, in una logica di “meno peggio” (ormai siamo ridotti a questo) è “meno peggio” il pass del lockdown. Le precedenti ondate pandemiche (che sono state due, mica tre) ci hanno insegnato che il governicchio federale è ostaggio della $inistra chiusurista. Quindi, senza covid pass, ordinerebbe ulteriori confinamenti.
3) Il covid pass è una limitazione della libertà… di chi non è vaccinato. Per riacquistare la libertà persa, basta farsi immunizzare. Confinamenti e lockdown comportano limitazioni assai più gravi.
4) Il problema, l’abbiamo sentito in tutte le salse, è che in Svizzera la percentuale di popolazione vaccinata è troppo bassa. Il covid pass è essenzialmente un mezzo per spingere la gente a vaccinarsi. La sola persuasione non è bastata perraggiungere gli obiettivi di immunizzazione auspicati. Adesso arriva l’obbligo “light”: si devastano i santissimi a coloro che non si sono ancora vaccinati fino a prenderli per sfinimento. Nei paesi a noi confinanti, l’introduzione del pass ha portato ad un’impennata della richiesta di vaccini. Per la serie: non mi immunizzo per arginare la pandemia, ma per andare al bar e in palestra sì. A dare un’ulteriore spinta alla campagna vaccinale sarà la (sacrosanta) decisione della Confederella di non più pagare, con i soldi dei contribuenti, i tamponi ricreativi ai non vaccinati a partire dal 1° ottobre (si poteva anche smettere prima).
5) Appioppare a ristoratori, gestori di palestre, eccetera, il compito poliziesco di controllare i certificati è “una cagata pazzesca” (cit. Fantozzi). Settimana prossima il Mattino interpellerà qualcuno dei professionisti toccati per un primo bilancio.
6) In Ticino il 44% dei cittadini non è ancora vaccinato; a livello nazionale, oltre il 47%. Male. Ma ciò significa forse che la metà della popolazione è composta da no vax militanti? Certo che no. La grande maggioranza dei non vaccinati è semplicemente attendista. Ovvero: finché non essere vaccinato non comporta limitazioni troppo importanti, temporeggio.
7) In Danimarca il 75% degli abitanti sopra i 12 anni è vaccinato. In considerazione di questo traguardo, da venerdì sono state abrogate tutte le limitazioni, green pass compreso. Se i danesi ci sono riusciti, possiamo farcela anche noi.

Lasciapassare universale?

Il Mattino ha sempre sostenuto la vaccinazione. Anche perché di vie alternative per uscire dalla pandemia non se ne vedono. Siamo yes vax o no no vax. Tuttavia bisogna essere chiari. Il covid pass non è un lasciapassare universale. Per un motivo molto semplice: il vaccino non garantisce l’immunità. Anche i vaccinati si contagiano (si presume meno facilmente, ma si contagiano) e possono contagiare (idem). La differenza sta nel decorso: chi è vaccinato ha ottime probabilità, se si ammala, di andare incontro ad un decorso con sintomi lievi o addirittura nulli. In sostanza, il vaccino declassa il virus cinese al livello di una comune influenza, che non costituisce un’emergenza sanitaria e per la quale non si metterebbe in piedi il circo che subiamo da oltre un anno e mezzo.

Non si può però escludere che un vaccinato, titolare di covid pass –  e per questo persuaso (a torto) della propria immunità – sia invece positivo, asintomatico e contagioso; anche se meno contagioso di un non vaccinato. Se frequenta solo vaccinati, male che vada si prendono l’equivalente di un’influenza stagionale. Se invece frequenta non vaccinati, la musica cambia.

Il covid pass non costituisce dunque una licenza che permette ai titolari di comportarsi come se il virus non esistesse più. Sarebbe un’illusione pericolosa. Non per essere più papisti del Papa, ma abbinare in alcuni ambiti il pass alla rinuncia ad altre misure di protezione (come mascherine e distanze) è una cappellata che rischia di costare cara. Può essere letta solo nell’ottica di rendere più appetibile la vaccinazione.

Lorenzo Quadri