Dall’estero si tenta squallidamente di danneggiare la piazza finanziaria svizzera
Ancora ieri in tarda serata erano in corso le trattative per un’eventuale acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS. Al momento di andare in stampa, non era noto se le negoziazioni fossero giunte ad un risultato oppure no. Certamente, se un accordo di tale portata venisse sottoscritto dopo solo un paio di giorni di trattative, sarebbe un unicum positivo in quanto a rapidità di reazione. Non mancherebbero tuttavia gli effetti collaterali negativi. Anche molto pesanti: prima di tutto, dal punto di vista occupazionale, il risultato dell’acquisizione sarebbe verosimilmente un “bagno di sangue”. In più la concorrenza sulla piazza finanziaria elvetica ne soffrirebbe parecchio, dato che vi resterebbe una sola grande banca.
Sta di fatto che, nei giorni scorsi, le traversie di CS hanno generato ampio sciacallaggio internazionale. Che ha l’obiettivo di colpire la piazza finanziaria svizzera nel suo complesso. Nella vicina Penisola, la panna è stata montata fino a diventare burro Floralp. Tanto per fare un esempio: la sempre più improponibile Repubblica ha starnazzato al “Crollo del forziere svizzero”. Come se la banca fosse fallita, magari assieme a tutta la piazza finanziaria rossocrociata. Notare la scelta del termine “forziere”, dal voluto retrogusto negativo. E poi, sotto con le trite denigrazioni su fantasmagorici “rifugi di oligarchi e dittatori”!
Dalla Francia, la premier Elisabeth Borne ha invitato la Svizzera a “risolvere il problema”: forse Madame farebbe meglio a pensare ai propri, di problemi, visto che si ritrova con un paese in fiamme (e con Parigi sommersa dal rüt) a causa della riforma delle pensioni imposta manu militari da Macron. Sono aperte le scommesse su quanto tempo passerà prima che Borne ed il suo governo si ritrovino senza la cadrega.
Non poteva mancare lo sciacallaggio della BCE, che ha invitato le banche della zona euro a dettagliare la propria esposizione con Credit Suisse.
Inaccettabile il silenzio del governicchio federale: per l’ennesima volta, lascia che il paese venga preso a pesci in faccia senza reagire.
Parte del problema
Sul perché ed il per come la seconda banca svizzera si trovi nell’attuale scomoda posizione hanno disquisito ed ancora disquisiranno gli esperti. I problemi vengono da lontano. Di sicuro ne fa parte il pittoresco ex CEO “non patrizio di Corticiasca” Tidjane Thiam. Quello che litigava con i manager suoi vicini di casa e li faceva pure spiare. Quello che si è circondato di collaboratori stranieri e che della piazza svizzera se ne impipava alla grande.
La banca si chiama Credit Suisse, quindi porta la Svizzera nel nome, ma il maggiore azionista è saudita: già questo fa riflettere. Evidentemente questi grandi istituti di credito (Suisse o non Suisse) sono delle multinazionali per le quali la piazza elvetica è quantité négligeable: si è visto infatti come si sono affrettati a scaricare il segreto bancario, sacrificando l’interesse della Svizzera al proprio tornaconto complessivo.
Il prestito della BNS
Visto che CS è un istituto di rilevanza sistemica, ed oltretutto la parte svizzera risulta essere sana, era doveroso che la politichetta federale si interessasse alla situazione. Per ripristinare la fiducia di clienti ed investitori, la Banca nazionale ha messo a disposizione un salvagente di 50 miliardi. Non si sa quanti di questi soldoni verranno effettivamente richiesti. Si tratterebbe comunque di un prestito da restituire (con interessi). La notizia ha suscitato tuttavia qualche mal di pancia a livello di opinione pubblica. La situazione è infatti un po’ ostica da far digerire al popolazzo: la Banca nazionale, a seguito del disastroso risultato del 2022 (132 miliardi di perdita) ha tagliato i versamenti ai Cantoni. Di conseguenza, i cittadini rischiano di trovarsi confrontati con aggravi fiscali in tempo di crisi nera. Però la BNS dalla sera alla mattina fa saltar fuori 50 miliardi per CS.
A proposito di versamenti della BNS agli enti pubblici: nei giorni scorsi è stata depositata a Berna l’annunciata mozione della Lega che chiede al governicchio federale di tagliare sulla spesa dell’asilo e sugli aiuti all’estero per compensare almeno il contributo di base della Banca nazionale ai Cantoni (1.3 miliardi).
Gufi locali
A cavalcare la crisi di CS con secondi fini non ci sono solo politicanti e giornalai stranieri bramosi di danneggiare la Svizzera e la sua piazza finanziaria. Anche a livello locale c’è chi gufa. Vedi certi sabotatori del PSE (Polo sportivo e degli eventi di Lugano) nonché supporter dei brozzoni “autogestiti”. Costoro, dopo essere stati asfaltati dalle urne, adesso si lanciano in ardite costruzioni mentali per far planare il dubbio che il Polo sportivo sia a rischio, essendo CS partner finanziario della città nell’operazione. Ossignùr. Cosa non si inventano certuni pur di andare contro al Municipio reo di essere a maggioranza relativa del partito sbagliato! E dire che proprio nei giorni scorsi il parlatoio cantonale ha dato il via libera al credito di 17 milioni per il PSE.
Lorenzo Quadri