Gratuito patrocinio per delinquenti stranieri: è ora di scoperchiare il pentolone!
Ma guarda un po’! In questo sempre meno ridente Cantone sta prendendo “corpo” la questione dei costi esorbitanti delle difese d’ufficio di delinquenti stranieri. Naturalmente il conto lo paga il solito sfigato contribuente.
Ma come, immigrazione non doveva essere uguale a ricchezza?
Sì, forse per gli avvocati d’ufficio dei delinquenti stranieri di cui sopra, che inoltrano le parcelle al Cantone con la certezza di vedersele saldate.
Del resto, è evidente che sulla piazza ticinese ci sono legali in esubero. Al momento infatti gli iscritti al registro cantonale degli avvocati sono ben 804. Il che vuol dire un avvocato ogni 435 abitanti. Per non saper né leggere né scrivere, la concentrazione ci pare eccessiva, anche per un Cantone litigioso quale è il nostro.
Sicché, tutti questi professionisti del foro in un modo o nell’altro devono portare a casa la pagnotta… E i gratuiti patrocini (gratuiti per il beneficiario, ma non per la collettività) sono sicuramente un “segmento” interessante.
Tariffe “non da dumping”
L’ordinanza sull’assistenza giudiziaria all’articolo 4 stabilisce infatti che “l’onorario dell’avvocato che opera in regime di assistenza giudiziaria è calcolato secondo il tempo di lavoro sulla base della tariffa di 180 Fr all’ora”. In casi particolarmente impegnativi, tuttavia, l’onorario “può essere aumentato fino a 250 Fr all’ora”.
Inoltre (art. 5 a): “l’onorario dell’avvocato per la partecipazione ad interrogatori al di fuori dell’orario di lavoro usuale è fissato a 250 Fr all’ora”.
Insomma: il dumping salariale è un’altra cosa…
Le (giuste!) decurtazioni
Tuttavia, la certezza di vedersi saldare le fatture da mamma Stato ultimamente vacilla. Un paio di settimane fa, il giudice Marco Villa ha ridotto da 120mila a 79mila Fr gli onorari degli avvocati d’ufficio di quattro rapinatori italiani (quelli processati per l’assalto ad un portavalori ad Agno). Ad inizio della scorsa settimana, stesso giudice e stesso scenario: la parcella per la difesa d’ufficio di tre ladri bulgari viene ridotta di un terzo, a 20mila Fr.
Uella, stiamo parlando di un sacco di biglietti da mille, mica di due spiccioli!
Il giudice Villa ha spiegato così la propria decisione: “La Corte ha moralmente (?) l’obbligo di analizzare le note d’onorario e se ritiene che determinate prestazioni non siano giustificate o eccessive, ha il diritto di decurtarle o ridurle”.
I dubbi
Ohibò, a questo punto le domandine cominciano a sorgere spontanee. Nel giro di pochi giorni sono stati individuati due casi in cui le note d’onorario degli avvocati d’ufficio di delinquenti stranieri sono state ritenute “non giustificate o eccessive” e pertanto decurtate. Due casi in pochi giorni. E prima… il nulla? Era “tüt a posct”? Oppure nessuno controllava e lo Stato – quindi il contribuente – pagava senza un cip? Viste le importanti somme in gioco, occorre andare a fondo.
Inoltre: gli avvocati cui vengono decurtate le parcelle, sono sempre gli stessi? Il che, sia chiaro, non vuole ancora dire che questi patrocinatori tentino di truffare lo Stato. Sarà anche vero che le ore lavorative esposte le hanno effettivamente svolte. Ma la domanda è un’altra: queste ore, erano davvero tutte necessarie? Sapendo che:
- lavorano a carico del contribuente;
- difendono gente arrivata in Ticino per delinquere;
- i costi della difesa d’ufficio dei delinquenti stranieri sono impossibili da recuperare;
i patrocinatori si sono preoccupati di fare solo ciò che è strettamente indispensabile? Oppure sono “andati lunghi” senza porsi il problema di chi paga la fattura?
24 milioni
I due casi balzati agli onori (?) della cronaca indicano che le somme in gioco sono importanti. E a questo punto ci piacerebbe proprio avere qualche indicazione in più.
Ad esempio: a quanto ammontano le spese giudiziarie per la difesa di delinquenti stranieri rimaste sul groppone del contribuente?
Su questo tema, dalla risposta data a metà febbraio dal Consiglio di Stato all’interrogazione della deputata Udc Lara Filippini, si sa che il 31 dicembre 2015 lo scoperto non recuperato a carico del Cantone per gratuito patrocinio e spese processuali non pagate ammontava in totale alla bellezza di 24 milioni di franchetti. La somma comprende la totalità delle cause, non solo quelle penali, e la totalità dei beneficiari di assistenza giudiziaria, quindi sia svizzeri che stranieri. Il recupero di quanto speso è estremamente difficoltoso, malgrado il Dipartimento delle Istituzioni si stia dando da fare per migliorare la situazione.
Nello specifico, il governo precisava: “Il settore penale è quello in cui le difficoltà legate al recupero delle spese sono maggiori. In questo ambito infatti il recupero è praticamente limitato ai casi in cui vi sono importi depositati relativi a cauzioni o sequestri confiscati a favore di tasse e spese. Le cifre in gioco sono molto alte ed i condannati – per lo più persone di origine straniera che vengono espulse dopo l’esecuzione della pena – non dispongono dei mezzi necessari per farvi fronte”. Ma come: immigrazione non era uguale a ricchezza?
Sarebbe interessante sapere quanti di questi 24 milioni di costi sono generati da delinquenti stranieri!
E il totale?
A ciò bisogna pure aggiungere che, se i delinquenti in questione vengono condannati a pene detentive, i costi a carico della collettività si fanno subito esorbitanti. Un giorno alla Stampa costa oltre 300 Fr. E l’80% dei detenuti sono stranieri. Sempre per la serie “immigrazione uguale ricchezza”. Se poi, una volta scontata la pena, il delinquente straniero, invece di venire espulso, resta in Svizzera, magari a carico dell’assistenza, la fattura lievita ulteriormente!
Per cui la domanda è: ma quanto ci costano i delinquenti stranieri in gratuito patrocinio, in spese di detenzione e poi magari anche in spese d’assistenza?
Processare all’estero
Uno degli avvocati la cui parcella per la difesa di malviventi d’importazione è stata decurtata ha commentato come segue: “Se non vogliamo questo onere (ossia la spesa del gratuito patrocinio), in particolar modo per gli imputati stranieri ai quali lo Stato non potrà chiedere il rimborso, allora bisognerebbe dare loro la possibilità di essere giudicati nel proprio Paese”.
Il principio è giusto, la scelta dei termini quantomeno incauta. Non deve trattarsi di possibilità, bensì di obbligo. Altrimenti nessuno si farà giudicare nel proprio paese. Idem dicasi per la carcerazione. Che deve avvenire nel paese d’origine ed a spese del medesimo.
Poco ma sicuro che queste richieste verranno portate avanti dalla Lega a livello federale. Ma, chissà perché, siamo pronti a scommettere che a mettersi a starnazzare non saranno solo i buonisti-coglionisti, ma anche la casta degli avvocati.
Lorenzo Quadri