Il controprogetto permette un miglioramento reale ed immediato. L’iniziativa invece…
L’iniziativa popolare sulle cure infermieristiche, così come concepita, è sostanzialmente un’iniziativa di tipo sindacale. E le rivendicazioni sindacali ai cittadini non portano nulla. Se non ulteriori aumenti dei premi di cassa malati.
I promotori parlano di “qualità delle cure”, ma subito vanno aparare sul miglioramento delle condizioni di lavoro per una precisa cerchia di professionisti: gli infermieri, appunto.
Che rivendicazioni sindacali di categoria finiscano nella Costituzione è inadeguato. In caso di accettazione, la Confederellasi troverebbe poi a definire remunerazioni, condizioni di lavoro esviluppo professionale degli infermieri. Li definirebbe, ovviamente, in modo centralistico. L’iniziativa è dunqueantifederalista: questi temi vanno lasciati al livello cantonale.
Se adesso otterrebbe – secondo i sondaggi – una maggioranza, ciò è imputabile all’onda emotiva della pandemia da stramaledetto virus cinese. Di decisioni in base ad onde emotive ne sono già state prese. I risultati? Dei flop. Vedi la sciagurata uscita dal nucleare, con i politicanti che ora starnazzano alla futura “penuria” energetica.
Principi generali
Chiaramente la pandemia ha messo sotto pressione il personale infermieristico. Ma non solo quello infermieristico. E comunque non tutto. Ci sono reparti ospedalieri sottoccupati.
Cambiare la Costituzione sull’onda di una sfiga che si verifica una volta ogni cent’anni non è una buona idea e – come vedremo più avanti – un sì all’iniziativa rischia di rivelarsi un boomerang per gli stessi infermieri.
L’iniziativa popolare contiene infatti dei principi di carattere generale. Se approvata, andrebbe poi concretizzata dal parlamenticchio federale. A tal proposito, i promotori non hanno mancato di farsi avanti con i loro desiderata. Vedi ad esempio la presa di posizione della VPOD zurighese: 10% di stipendio in più per gli infermieri, settimana lavorativa di 36 ore, pensionamento a 60 anni a rendita piena. Apperò. E’ evidente che queste “migliorie” le pagherebbe il contribuente. E c’è anche un paradosso. Il problema concreto e riconosciuto da tutti è la mancanza di infermieri residenti. Con pensionamenti a 60 anni a rendita piena e settimana lavorativa di 36 ore questa “penuria” non verrebbe di certo risolta. Risulterebbe semmai ulteriormente aggravata. Se oggi un certo numero di infermieri lascia la professione prima del tempo, non è per questioni salariali, ma perché chi sceglie questo tipo di lavoro vuole occuparsi di pazienti. Invece, “grazie” alla crescente burocratizzazione, passa sempre più tempo al capezzale di scartoffie e computer piuttosto che a quello degli ammalati. L’iniziativa non fornisce alcuna risposta a queste derive. Che la postulata facoltà per il personale infermieristico di fatturare direttamente prestazioni agli assicuratori malattia libererà tempo-lavoro a vantaggio dei pazienti è ancora da dimostrare (più facile che accadrà il contrario). E’ invece verosimile che questa possibilità farebbeaumentare ulteriormente le prescrizioni e quindi i premi di (s)cassa malati, se esercitata senza meccanismi di controllo. Il controprogetto li prevede; l’iniziativa no.
Formare più infermieri
Votare No all’iniziativa significa lasciare le cose come stanno e far cadere nel vuoto gli appelli degli infermieri? Per nulla. Il parlamento ha contrapposto all’iniziativa un generoso controprogetto, che ne riprende le richieste di interesse pubblico. Non quelle sindacali, il cui posto non è né nella Costituzione né nella legge federale, bensì nella contrattazione tra partner sociali a livello cantonale.
Quali sono gli ambiti in cui è necessario intervenire? Il primo è già stato citato: la scarsità di personale infermieristico indigeno. Su questa “penuria” (termine che va di moda) la partitocrazia ha montato la panna in grande stile durante le fasi più acute della pandemia. L’ha usata come scusa per lasciare le FRONTIERE SPALANCATE strillando che “dipendiamo da infermieri frontalieri”! Davanti a simili esternazioni, la domanda da porsi è: “GRAZIE” A CHI la Svizzera si è resa dipendente da personale straniero residente all’estero per servizi essenziali? Risposta: “grazie” alla solita partitocrazia pro-libera circolazione! Anche questa volta, la prima gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo.
Dovrebbero rallegrarsene
Resta il fatto che occorre formare più infermieri svizzeri. E a tale scopo, il controprogetto prevede di investire un miliardo (mica noccioline!) in otto anni in un’ “offensiva di formazione” e di formazione continua. E’ quindi adempiuta la prima richiesta dell’iniziativa: ossia quella di “promuovere le cure infermieristiche”. Con più personale formato a disposizione, migliorano inoltre anche le condizioni lavorative. Gli iniziativistidovrebbero rallegrarsene. A meno che la “promozione delle cure infermieristiche” sia da intendere solo come cavallo di Troia per sdoganare le pretese di carattere sindacale…
Il controprogetto riprende pure l’altro punto cardine dell’iniziativa nell’ottica della “promozione delle cure infermieristiche”: ovvero l’aumento delle competenze per gli infermieri. Essi potranno fatturare direttamente certe prestazioni alle casse malati. Con però un meccanismo di controllo onde evitare aumenti di costi a carico dei cittadini.
Pugno di mosche?
Nel caso in cui l’iniziativa venisse respinta, il controprogettoindiretto entrerebbe in vigore automaticamente. Il settore infermieristico porterebbe dunque subito a casa dei miglioramenti concreti ed importanti.
Venisse approvata l’iniziativa, per contro, gli infermieri si ritroverebbero sì un articolo nella Costituzione; ma niente in mano. L’iniziativa andrebbe infatti concretizzata dal parlamento, nel giro di quattro anni. Ora di là, non si può affatto escludere che l’attuazione risulterà poi meno generosa del controprogetto. Nel frattempo, infatti, la pandemia si sarà (come tutti sperano) allontanata. E con essa la pressione emotiva che oggi sospinge l’iniziativa. Non sarebbe certo la prima volta che il popolo vota una cosa ma il parlamenticchio federale – dove i cassamalatarisono ben rappresentati – fa altro.
Per gli infermieri è meglio l’uovo sicuro di oggi o l’ipotetica gallina di domani, che potrebbe rivelarsi un pugno di mosche?
Chi vuole un sostegno reale ed immediato alle cure infermieristiche, il 28 novembre vota No all’iniziativa per far entrare in vigore il generoso controprogetto.
Lorenzo Quadri