Iniziative cantonali ticinesi asfaltate dal Consiglio degli Stati
E poi dicono di essere particolarmente attenti ai problemi del Ticino? Al danno si aggiunge la beffa: invece di misure concrete arriverà l’ennesimo studio taroccato. Siamo a cavallo!
Ma guarda un po’. Per la serie “teniamo in particolare considerazione i problemi del Ticino”, ecco che il Consiglio degli Stati fa il bis. Prima la sua commissione dell’economia affonda all’unanimità tre iniziative cantonali ticinesi che chiedevano 1) l’abrogazione dell’accordo sui frontalieri del 1974 con l’Italia, 2) la competenza cantonale per fissare i contingenti dei frontalieri e 3) uno statuto speciale per il Ticino allo scopo di mitigare le ricadute negative della libera circolazione. Adesso il plenum della Camera dei Cantoni conferma questa posizione. Triplete di njet al Ticino!
In compenso ci sarà, udite udite, un postulato sui timori e sulle richieste del Ticino. Servono azioni e arriva carta.
Questioni importanti
Ora, è vero che per le Camere federali non c’è differenza tra un’iniziativa cantonale (quindi sottoscritta dalla maggioranza del parlamento di un Cantone) e un atto parlamentare di un qualsiasi deputato a Berna (fosse anche il più sfigato). Le iniziative cantonali hanno un tasso di trombatura altissimo. Ma questo non rende la situazione meno pesante.
I temi sollevati dalle tre iniziative asfaltate dalla Camera alta non erano proprio di quelli da tre e una cicca. Non si trattava di discutere sul sesso degli angeli. Tanto più che sulla concretizzazione del 9 febbraio siamo ancora in alto mare. Il Consiglio federale e la maggioranza dei partiti non bramano altro che l’affossamento del “maledetto voto”. Altrettanto in alto mare gli accordi con l’Italia sui frontalieri. La vicina Penisola, dopo aver ottenuto tutto, non vuole dare nulla. Se ne impipa della sovranità degli svizzerotti ed inserisce clausole ghigliottina contro il 9 febbraio. Vorrebbe annullare – con quali mezzi? – la decisione del parlamento ticinese di portare al 100% il moltiplicatore comunale per l’imposta alla fonte dei frontalieri. Un sostegno della Camera dei Cantoni al Ticino sarebbe stato assai utile. Un segnale politico importante. Che però non è venuto. Cosa si decide invece? Di respingere le iniziative. Come dire che “l’è tüt a posct”. Quindi, che il Ticino la pianti di scassare le scatole ed altro!
Sgradita conferma
Dalla Camera dei Cantoni, il segnale politico importante non è arrivato. Per contro, è arrivata proprio la cosa più sbagliata. Ossia l’ennesima dimostrazione che le dichiarazioni di “stima”, di “comprensione”, di “attenzione”, che piovono all’indirizzo del nostro Cantone sono delle semplici frasi fatte. Contentini fini a sé stessi. Quando si tratta di diventare più concreti, arriva il triplete di njet. Come detto, non è una sorpresa. E’, semmai, una sgradita conferma.
Rapporto farlocco
Ah no, fermi tutti. I Senatori hanno tacitamente approvato, bontà loro, il postulato commissionale che incarica il Consiglio federale di presentare un rapporto sui timori e sulle richieste ticinesi. Proprio quello che ci voleva per risolvere i problemi del Ticino: l’ennesimo studio taroccato, da cui emergerà – non ci vuole certo il Mago Otelma per prevederlo – 1) che “dalle statistiche non risulta che” e 2) che comunque, essendo in vigore la libera circolazione delle persone, “sa po’ mia”.
Forse è il caso di ricordare agli ingenui che l’ultima misura arrivata da Berna “a sostegno del Ticino” è la decisione del Consiglio federale, in prima linea il ministro dell’economia PLR Schneider Ammann, di congelare il pacchetto di potenziamento delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone. Che razza di “rapporto” ci aspettiamo da un Consiglio federale che prende simili decisioni, se non un’arrampicata sui vetri con il preciso obiettivo di autogiustificarsi? Sveglia!
Lorenzo Quadri