Ucraina, l’ennesimo disastro del “medico italiano”: ecco i grandi statisti del PLR!

Il ministro degli esteri PLR (ex) doppiopassaporto, quello che si bulla che lui mai dirà “Switzerland first”, ne combina peggio di Bertoldo. Invece di difendere gli interessi della Svizzera, fa l’esatto contrario. In più, ad ogni evento internazionale cui partecipa, elargisce a piene mani i soldi dei contribuenti. Svizzera bancomat del mondo! Sarebbe bello sapere quanti soldi pubblici ha già regalato Cassis da quando è in carica. Ma forse è meglio non saperlo…

L’ultima “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi), il “medico italiano” l’ha proferita al Forum di Davos (ovvero il raduno della combriccola che vuole comandare impipandosene della democrazia; e nümm a pagum le spese di sicurezza fuori di cranio).

Cosa ha detto il buon Ignazio?

Il premier ucraino Schmihal ha avanzato l’ennesima pretesa balorda. Costui vorrebbe che la Confederella confiscasse i patrimoni dei cosiddetti “oligarchi russi” bloccati in Svizzera, che ammontano a circa 7.5 miliardi di franchi, per poi girarli all’Ucraina per finanziarne la ricostruzione (ancora di là da venire).

Invece di mandarlo a Baggio a suonare l’organo, il ministro PLR (!) è entrato nel merito. Dicendo – e ci sarebbe mancato altro – che nessun paese ha compiuto un passo del genere, che la legge svizzera non lo permette, che occorrerebbe un ampio consenso internazionale, che di soldi russi bloccati ce ne sono tanti anche altrove. Ma lasciando al contempo ad intendere che l’operazione non è esclusa per principio: a determinate condizioni, si potrebbe fare.

Fuori di cotenna

Ma lo sconsigliere federale italosvizzero ci è o ci fa? Già il blocco dei beni degli oligarchi russi è illecito: la base legale non c’è. Berna si espone pertanto al rischio di richieste di risarcimento con molti zeri. E, se le domande arrivassero e fossero convalidate in sede giudiziaria, il conto non lo pagherebbe né il KrankenCassis né il PLR ormai franato a $inistra. Lo pagherebbe il solito sfigato contribuente svizzerotto.

Inoltre, già solo con il blocco dei patrimoni dei borsoni russi la Svizzera  si è giocata la neutralità finanziaria. Questo dopo aver pavidamente gettato nel water quella politica, aderendo a sanzioni boomerang che non fanno cessare la guerra (anzi). Questo significa che l’affidabilità della piazza finanziaria elvetica – uno degli ultimi atout che le erano rimasti – è stata mandata a ramengo. Si vede che la rottamazione del segreto bancario ancora non bastava.

E’ evidente che, una volta sbloccati, i patrimoni russi verranno portati via dalla Svizzera e depositati altrove: certi paesi del Golfo, ad esempio, li aspettano a braccia aperte.

Già questo provocherà, alle nostre latitudini, la perdita di molti posti di lavoro e di ingenti introiti fiscali.

Ma che il ministro degli Esteri (non un qualche soldatino ro$$overde che conta come il due di picche) apra  all’ ipotesi di una confisca – ovvero di un FURTO, perché di questo si tratta – dei patrimoni bloccati, è un atto suicidale. Chi si fiderà ancora della piazza finanziaria di uno Stato che dovrebbe essere neutrale e che invece è pronto a RUBARE i soldi di facoltosi stranieri rei di avere il passaporto sbagliato? Se un domani la Cina dovesse invadere Taiwan, verranno bloccati e confiscati i patrimoni dei riccastri cinesi? Quale Paperone con il passaporto di un paese “non campione di democrazia” si azzarderà ancora a depositare denaro in Svizzera sapendo che rischia di vederselo RUBARE per motivi politici?

Forse il ministro degli Esteri PLR non ha ben in chiaro la differenza che deve intercorrere tra la Svizzera neutrale ed una Repubblica bananiera che requisisce gli averi altrui.

Le sue improvvide esternazioni (leggi boiate) sulla confisca dei patrimoni russi possono provocare un danno enorme al Paese. Ma gli altri Consiglieri federali – in particolare quelli cosiddetti “borghesi” – non hanno nulla da obiettare? “Tüt a posct”?

Darsi una calmata

E’ inoltre intollerabile che politicanti ucraini si permettano di dipingere la Svizzera, in modo più o meno velato, come la caverna del tesoro dei ladroni di Alì Babà. Con le sue pretese, Kiev sta tirando troppo la corda. La Svizzera non ha alcuna responsabilità per la guerra purtroppo in corso. Però sta pagando un prezzo altissimo. Ha scaricato la neutralità politica ed economica, ipotecandosi il futuro. Scusate se è poco. Nessun altro paese supporter dell’Ucraina si trova in questa situazione. I cittadini elvetici scontano gli effetti boomerang delle sanzioni contro la Russia. Abbiamo accolto oltre 70mila profughi e parecchi altri arriveranno. Abbiamo mandato soldi a iosa, e non osiamo immaginare quanti miliardi spedirà ancora a Kiev il KrankenCassis. Quindi è ora che Zelensky & Co si diano una calmata.

Una retorica che ha stufato

E’ anche il caso di ricordare che l’Ucraina, prima della guerra, non era certo il paese delle meraviglie inventato dalla propaganda di Kiev, UE, USA e NATO e che la stampa di regime pappagalla acriticamente.

Non fosse stata invasa dalla Russia, l’Ucraina verrebbe definita uno Stato-canaglia: corruzione a go-go, mafia, strapotere degli oligarchi, partiti politici che fanno capo a persone ree di crimini contro l’umanità, giornalisti che spariscono, PIL in caduta libera, eccetera. Nessuno si sarebbe sognato di proporre la sua adesione all’UE. L’Ucraina non è molto più “europea” della Russia. E non andiamo a rivangare le collaborazioni con i nazisti negli anni Quaranta. La retorica della santificazione farlocca, dopo quasi un anno, ha seccato la gloria. Il “medico italiano” faccia adesso il piacere di ricordare all’ “amico Volodymyr” – come pure ai balivi di Bruxelles e Washington – che la Svizzera ha già fatto e dato moltissimo; più di tanti altri, essendosi appunto giocata la storica neutralità. C’è un limite a tutto.

Lorenzo Quadri