Socialità, ancora approfittatori stranieri: servono più risorse per combattere gli abusi
I fondi necessari si possono recuperare risparmiando sugli stranieri in assistenza e sugli aiuti all’estero. E comunque gli “ispettori sociali” si autofinanziano grazie ai truffatori smascherati
Ma come, gli stranieri che abusano dello Stato sociale finanziato dagli svizzerotti non dovevano essere solo un’invenzione della Lega populista e razzista? Non erano tutti “casi isolati”?
Invece nei giorni scorsi il Blick, poco sospetto di simpatie filo leghiste (disse a suo tempo il gran patron radikalchic gauche-caviar-homard-truffe Michael Ringier: “nessun giornalista contrario all’Ue lavorerà mai per le mie testate”), ha raccontato una vicenda meritevole di venire riportata. Perché, per quanto avvenuta a Zurigo, di sicuro ha delle similitudini anche dalle nostre parti.
La coppia libanese
La vicenda è quella di una coppia libanese, che il Blick indica con i nomi di copertura Hassan e Diana E. Costoro sono a carico dello Stato sociale finanziato dal solito sfigato contribuente rossocrociato. E vi hanno attinto a piene mani. In nove anni sono riusciti a stuccare la bellezza di 330mila franchetti. Nullatenenti nel Canton Zurigo, i coniugi E; ma borsoni, o quanto meno assai benestanti, nel natìo paesello libanese. Dove infatti possiedono terreni e case. Acquistati, ma guarda un po’, quando la coppia era già in Svizzera a carico dell’assistenza. Naturalmente senza avvisare le autorità elvetiche. Qualcuno dalle nostre parti potrebbe dire che “non hanno avuto il guizzo”.
Vita a cinque stelle
E non solo: lorsignori “non patrizi”, stando al resoconto del Blick, si facevano finanziare un tenore di vita a cinque stelle (vacanze a go-go in Libano “perché lì è più bello”, la Svizzera è solo una vacca da mungere; orologi e borse di lusso; copertura per la carta di credito) da un misterioso “benefattore privato” (?). Naturalmente neanche in questo caso “hanno avuto il guizzo” di dichiarare la manna divina scesa dal cielo. Ma Hassan E. ha rassicurato tutti: “non ho agito intenzionalmente”. Eh certo: mica l’ha fatto apposta. Non è colpa sua se gli svizzerotti sono così fessi da mantenere tutti gli approfittatori in arrivo dai quattro angoli del globo (perché bisogna essere aperti e multikulti) per poi far tirare la cinghia ai “loro”. Hai capito la foffa d’importazione che ci siamo messi in casa grazie agli spalancatori di frontiere? Ci prende pure per il lato B!
L’articolo del Blick non spiega come i due furbetti del quartierino siano stati finalmente scoperti. Ma nel frattempo la truffa è andata avanti per 9 anni raggiungendo la citata e stratosferica somma di 330mila Fr. In compenso il quotidiano, per la goduria dei lettori, precisa che i due si sono recati all’udienza in tribunale su una Jaguar targata Ginevra di proprietario ignoto. Qualcosa fa dunque sospettare che il denaro di misteriosa provenienza che va a farcire le tasche dei due poveri diseredati libanesi sia ancora di più di quanto finora emerso. Dall’articolo emerge pure che Hassan, il quale continua ad essere disoccupato, nemmeno si è dato la pena di imparare la lingua: infatti all’udienza è stato necessario l’intervento di un traduttore. Del resto, perché mai un qualsivoglia migrante economico dovrebbe sforzarsi di integrarsi e di rendersi autonomo finanziariamente, quando gli svizzerotti sono così fessi da mantenerlo senza pretendere alcuno sforzo da parte sua?
Più controlli
La morale, comunque, è sempre la stessa: fare fessi gli svizzerotti è troppo facile. Per questa facilità notoria – notoria anche nei paesi di provenienza degli approfittatori sociali – ci tiriamo in casa foffa in arrivo dai quattro angoli del globo. Non solo truffatori come i due signori libanesi, ma anche estremisti islamici che vivono delle prestazioni assistenziali pagate dal contribuente elvetico, e nel frattempo si dedicano alla radicalizzazione.
Soluzione: più mezzi per controllare gli abusi nel sociale. I soldi necessari li si ricavano tagliando sulle prestazioni a stranieri e sugli aiuti all’estero. Non solo la paga degli “ispettori sociali” è facilmente recuperabile tramite gli abusi scoperti, ma in più l’intensificazione dei controlli otterrebbe un benvenuto effetto deterrente. Che, oltre a far risparmiare un bel po’ di soldini all’ente pubblico, renderà meno attrattiva la nostra socialità. Specialmente agli occhi di aspiranti approfittatori “non patrizi”.
Lorenzo Quadri