E’ evidente che i posti di blocco al confine devono diventare quotidiani. Cosa farebbe la Confederazione se metà dei cittadini svizzeri non pagasse l’imposta federale diretta, o la cassa malati, o si rifiutasse di prestare servizio militare? Con che coraggio si tollera che la metà dei padroncini e dei distaccati che entra in Ticino a portar via il lavoro a ditte ed artigiani “indigeni” non sia in regola?
Nella giornata di lunedì, la polizia cantonale e le guardie di confine hanno organizzato una seconda operazione di controllo in dogana dei padroncini e dei distaccati, per verificare se questi ultimi fossero in regola con le nostre disposizioni legali sul lavoro come pure con le norme di circolazione stradale elvetica.
Come ampiamente prevedibile, il risultato è desolante. Sono stati controllati 15 veicoli con i seguenti risultati (citazione dal comunicato della polizia) : “Una persona era sprovvista di permesso di lavoro mentre quattro sono risultate sprovviste di regolare notifica. Due ulteriori persone controllate sono risultate colpite da divieto di entrata in Svizzera. Oltre alle verifiche di cui sopra gli agenti della polizia cantonale hanno elevato 21 contravvenzioni relative ad infrazioni alla Legge federale sulla circolazione stradale, di cui 9 legate a sostanziali modifiche non autorizzate di motociclette”.
Ciò significa, tirando le somme, che metà dei padroncini e dei distaccati non è in regola. Questo risultato è emerso anche dal precedente controllo. Anche dalle verifiche effettuate sui cantieri dall’associazione interprofessionale di controllo emerge un 50% di irregolarità. Inoltre 5 persone sono risultate sprovviste o di notifica o di permesso di lavoro.
Ne consegue che:
1) E’ ormai pacifico che un 50% dei padroncini e dei distaccati viola le leggi svizzere. E la Svizzera sta a guardare con le mani in mano. Ora, se il 50% dei cittadini elvetici non pagasse l’imposta federale diretta, non prestasse servizio militare, non pagasse la cassa malati, eccetera, sarebbe già scattato l’allarme rosso, con pesanti misure repressive. Il 50% dei padroncini e dei distaccati che entrano in Ticino approfittando della devastante libera circolazione delle persone per portar via il lavoro a ditte e artigiani ticinesi non è in regola, quindi viola la legge elvetica; però non succede assolutamente nulla! Non si chiudono le frontiere, non si eseguono controlli a tappeto, non si blocca il rilascio dei permessi di lavoro. Addirittura, invece di intervenire massicciamente in considerazione dello spaventoso grado di illegalità, la SECO (Segretariato di Stato per l’economia) viene a raccontarci la fregnaccia che con la libera circolazione delle persone va tutto bene.
2) Nell’anno di grazia 2012, le notifiche di padroncini e distaccati erano 23mila. Per quest’anno, in base all’andamento dei primi mesi, si prevede di raggiungere quota 38mila. Eppure ci sono padroncini e distaccati che entrano in Svizzera senza nemmeno notificarsi (malgrado sia possibile farlo addirittura tramite e-mail). Questo vuol dire che alle 30mila notifiche dichiarate vanno aggiunti gli operatori d’Oltreconfine che entrano in Ticino a lavorare in nero. Il danno fatto dalla libera circolazione delle persone assume dunque proporzioni sempre più inquietanti.
3) Un elevato numero di veicoli di chi entra in Ticino a lavorare non è in regola (nel controllo di lunedì sono state individuate 9 modifiche non autorizzate a motociclette). Quindi, mentre i veicoli svizzeri devono sottostare a disposizioni sempre più severe e punitive, per le auto e le moto di frontalieri e padroncini è anarchia. Non stiamo parlando di pochi veicoli, visto che i frontalieri entrano tutti i giorni in Ticino uno per macchina (mentre tramite piani viari ideologici e fallimentari si vuole costringere i ticinesi ad usare i mezzi pubblici per lasciare che le strade, pagate con i nostri soldi, diventino proprietà esclusiva delle targhe azzurre). Come la mettiamo con la sicurezza? Come la mettiamo con le immissioni inquinanti? O vuoi vedere che a frontalieri e padroncini non si dice niente per non passare per razzisti e xenofobi?
Situazione scandalosa
Il fatto che a Berna si tollerino violazioni plateali delle nostre regole in nome della libera circolazione delle persone è uno scandalo.
Assolutamente vergognoso è che il Ticino e il mercato del lavoro ticinese vengano lasciati in balia di una specie di Far West (in Italia il lavoro nero non è l’eccezione, ma la regola) in nome della calata di braghe sempre e comunque davanti all’UE.
E’ stata a più riprese dimostrata una situazione di illegalità plateale. Quindi i controlli in dogana dovrebbero esserci non sporadicamente, ma tutti i santi giorni. E i costi non li deve pagare il Ticino, ma la Confederazione, che è andata a sottoscrivere accordi capestro con l’Unione europea. I soldi per finanziare il personale necessario ai controlli quotidiani, ovviamente, li si deducono dai contributi di coesione all’Unione europea. Ossia da quei contributi miliardari che gli svizzerotti pagano senza alcuna ragione plausibile ai balivi di Bruxelles.
Lorenzo Quadri