I trasmettitori FM verranno spenti. Chi non ha un apparecchio DAB resterà tagliato fuori

Però il canone più caro d’Europa dovranno comunque continuare a pagarlo

Come noto, a breve partirà la raccolta delle firme per l’iniziativa per la riduzione del canone radioTV a 200 franchi, che sono ancora troppi.

Con il canone attuale a 335 franchi all’anno, la SSR realizza utili multimilionari (una cinquantina di milioni di franchetti nel 2021). Idem la Serafe, la quale ha costituito riserve per 438 milioni. Segno evidente che c’è del grasso che cola.

Oltretutto, gli introiti del canone aumentano “in automatico” – quindi senza alcuno sforzo imprenditoriale da parte dei capoccioni della SSR –  a seguito dell’immigrazione incontrollata. Più economie domestiche uguale più canone. La saccoccia è senza dubbio uno dei motivi per cui la SSR sostiene la politica delle frontiere spalancate. Oltre, è chiaro, all’ideologia $inistrata dei giornalai ro$$i, che all’interno della TV di Stato sono l’86%.

Va infine ricordato che il canone a 200 Fr garantirebbe comunque all’emittente di regime introiti per 700 milioni all’anno. Sommati ai circa 300 che derivano dalle inserzioni, fanno UN MILIARDO. Che nessuno venga a raccontarci la fonchiata che un miliardo all’anno non basta per produrre una radiotelevisione di servizio pubblico in una nazione di 8 milioni e mezzo di abitanti: perché gli ridiamo in faccia.

Morto che cammina

L’emittente di regime ed i suoi politicanti di servizio (a cominciare da quelli della gauche-caviar), per giustificare il mantenimento del canone più caro d’Europa, la remenano ad oltranza con la coesione nazionale, e montano la panna sull’importanza della SSR per gli anziani. Va da sé che questi ultimi vengono buoni solo a geometria variabile.

Sta di fatto che la TV lineare è un morto che cammina. I giovani (ed anche i meno giovani) non la guardano più. Quindi pagano un servizio per non usarlo.

Ascoltatori anziani estromessi

Adesso proprio la SSR, assieme alle emittenti radiofoniche private, vuole estromettere dalla ricezione della radio una buona fetta di ascoltatori. E a venire discriminati sarebbero, ma guarda un po’, proprio gli anziani. In concreto: a fine 2024 (inizialmente si parlava addirittura del 2022) la radio tradizionale FM verrà spenta; o meglio, verranno spenti i trasmettitori. Di conseguenza la radio svizzera potrà essere ascoltata solo tramite apparecchi DAB (Digital Audio Broadcasting) oppure su internet.  Questo per decisione della categoria. Vale a dire, a seguito di un inciucio tra emittenti pubbliche e private. E naturalmente con il beneplacito della Confederella, ovvero del DATEC della kompagna Simonetta.

In Europa un passo del genere è stato compiuto solo dalla Norvegia. La Svizzera sarebbe l’unica nazione mitteleuropea a ripetere la medesima cappellata.

Buttare apparecchi funzionanti

Sicché, oltre a mungere il canone più caro d’Europa, l’emittente di regime pretende di farci comprare delle nuove radio! Mentre milioni di apparecchi funzionanti verrebbero trasformati in rottami inutili e nocivi per l’ambiente. (Al massimo, potranno captare le emittenti straniere). Però la kompagna Sommaruga, convertita al climatismo, non ha nulla da dire al proposito. L’è tüt a posct!

Il colmo è che la radio DAB su cui la ro$$a SSR ed i suoi reggicoda politici puntano, è una tecnologia destinata all’estinzione. Anch’essa, proprio come la radio FM, viene comunque progressivamente soppiantata da internet. Quindi, si sta costringendo la popolazione a passare da una tecnologia che perde quote di mercato (FM) ad un’altra che si trova nella stessa situazione! Quando si dice la lungimiranza…

Quasi il 60% delle auto…

A giustificazione dell’ennesima boiata della SSR, il Dipartimento Simonetta cita un’ indagine farlocca secondo cui già oggi quasi il 90% degli utenti ascolterebbe la radio tramite DAB o internet. Come prendere la gente per il lato B! Peccato che il 58%, quindi ben più della metà, delle auto circolanti in Svizzera non abbia una radio DAB. Molti utenti ascoltano la radio per l’appunto in macchina. Tanti l’ascoltano soloin macchina. Questi utenti la cui vettura è sprovvista di DAB sarebbero tagliati fuori. Far installare a posteriori una radio DAB su un veicolo è un’operazione complicata e costosa. Che per poter ascoltare la radio SSR non basti pagare il canone più caro d’Europa ma occorra pure sborsare una paccata di soldi per sostituire l’autoradio, non sta né in cielo né in terra.

Coesione nazionale?

E’ pertanto chiaro che da fine 2024 molte persone  – in particolare anziani ed automobilisti – da un giorno all’altro non potranno più ricevere le emittenti radiofoniche svizzere. Il canone, però, dovranno continuare a pagarlo per intero. E qualcuno ha ancora la tolla di blaterare che la SSR svolgerebbe un ruolo indispensabile alla coesione nazionale? Ma non facciamo ridere i gallinacei!  

Tra gli automobilisti, come al solito, i più penalizzati saranno quelli a basso reddito, che hanno vetture più datate e quindi tutte senza radio DAB. Non solo: gli automobilisti che non potranno più ascoltare la radio FM mentre guidano non avranno di conseguenza neppure più accesso alle informazioni di Viasuisse, che vengono trasmesse appunto per radio.

Altro che servizio pubblico. Un servizio pubblico per sua natura dovrebbe raggiungere tutti. Qui invece si taglia fuori di proposito una grossa fetta di popolazione. Che però rimane obbligata a pagare tutto il canone!

“Amici della RSI”: citus mutus

Contro l’inopinato passaggio al DAB è stata lanciata pure una petizione, che ha raccolto oltre 60mila firme, dall’ex giornalista SSR ed imprenditore dei media Roger Schawinski, sconosciuto in Ticino ma noto in Svizzera interna (e senz’altro non di “destra”). Ma la kompagna Simonetta se ne impipa. Lei è troppo impegnata a strillare che “La Terra brucia”. E quindi fa rispondere da uno dei suoi portaborse che si tratta di una decisione del settore ovvero della  SSR e delle radio private – che la pianificazione del passaggio alla radio DAB è iniziata nel 2014 e quindi non si può (“sa po’ mia!”) fermare tutto adesso.

Della stessa opinione la partitocrazia nelle Commissioni dei trasporti e delle telecomunicazioni del parlatoio federale.

Ancora una volta, cittadini munti e presi a pesci in faccia!

Come mai gli “amici della RSI”, ovvero l’inciuciato gruppuscolo costituitosi per combattere la “criminale” iniaziativa No Billag, non hanno nulla da dire?

Lorenzo Quadri