L’inquietante analisi viene dalla Germania: un’esperta traccia il parallelismo con la RAF

Di recente il Mattino ha definito i fankazzisti climatici, quelli che bloccano le strade ed imbrattano (o tentano di imbrattare) le opere d’arte nei musei, dei delinquenti climatici. La stampa di regime –  farcita di giornalai ro$$overdi i quali credano che il loro compito sia di indottrinare – insiste invece nel parlare di “attivisti”. Si tratta di un abbellimento indecoroso, per due motivi: 1) il termine ha di per sé un’accezione positiva (qualcuno che si impegna per un obiettivo) mentre qui si parla di gente che commette reati anche gravi; 2) parlare di “attivisti” in relazione a gente che non lavora e non fa un tubo, fa ridere i polli.

Applicare le pene massime

E’ chiaro che costoro non possono ignorare il fatto che i loro blocchi stradali creano situazioni di pericolo di vita, poiché fermano anche i veicoli di soccorso (ambulanze, pompieri, polizia). Di conseguenza nei loro confronti vanno applicate le pene massime previste dall’articolo 237 del Codice penale svizzero (Perturbamento della circolazione pubblica). Vale a dire tre anni di prigione, che possono anche diventare dieci se vengono messe in pericolo la vita o l’integrità fisica di molte persone (cpv 2).

Eppure, e questo è davvero vergognoso, in alcuni tribunali ci sono dei legulei politicizzati i quali già blaterano che non intendono emettere condanne nei confronti dei delinquenti climatici. E’ chiaro che questi sedicenti giudici vanno licenziati in tronco: si rifiutano per principio di svolgere il lavoro per cui sono lautamente pagati dal contribuente. Poi magari (sempre per restare in ambito stradale) nei confronti dello sfigato automobilista incappato nelle maglie di  Via Sicura dimostrano la massima inflessibilità.

Definizione realistica

Il Mattino ha definito i personaggi che bloccano le strade dei delinquenti climatici. Ma ci è ancora andato leggero. Perché la definizione più realistica  potrebbe essere quella di terroristi.

La spiegazione sul perché la qualifica di terrorista non è esagerata viene dalla Germania. Il tabloid tedesco Bild ha di recente dedicato un interessante quanto preoccupante servizio al tema. L’esperta di terrorismo Bettina Röhl ammonisce che questi “Klima-Chaoten”, ovvero “casinisti”, stanno percorrendo la stessa via della RAF. La RAF è (era) la Rote Armee Fraktion (Frazione dell’Armata Rossa): uno dei gruppi terroristici più violenti del dopoguerra. Attiva negli anni Settanta, ha ucciso almeno 34 persone e ne ha ferite 200. Ha preso ostaggi, rapinato banche, dirottato aerei, piazzato esplosivi. Non esattamente un club dell’uncinetto, dunque. E Bettina Röhl quando cita la RAF, su cui ha scritto anche dei libri, sa di cosa parla: sua madre, Ulrike Meinhof, morta in carcere nel 1977, ne fu una delle fondatrici.

Relazioni pericolose

In che cosa consiste questo allarmante avvicinamento tra delinquenza “in nome del clima” e terrorismo rosso? Al di là del fanatismo ideologico, la crescente mancanza di scrupoli ed i legami con l’estremismo di $inistra. Ad esempio: il gruppo climatico “Letzte Generation”, ovvero “Ultima generazione”, autore dei blocchi stradali, in Germania ha emanato delle istruzioni per i propri membri. Esse contengono l’indicazione seguente: per la copertura delle spese processuali, presentare domanda alla “Rote Hilfe”, aiuto (o soccorso) rosso. La “Rote Hilfe” tedesca è un’organizzazione che assiste i delinquenti, con l’obiettivo di legarli alla scena dell’estremismo di $inistra violento. In cambio delle sue prestazioni chiede che i beneficiari sposino le sue posizioni politiche. La relazione è sicuramente pericolosa; anzi pericolosissima. L’Ufficio per la protezione della Costituzione (un servizio informativo il cui compito è la sorveglianza sulle attività contrarie alla Costituzione) della Bassa Sassonia conferma che “gli estremisti di $inistra tentano di influenzare i movimenti per la protezione del clima, per poterli strumentalizzare per i loro interessi”. E ancora: “l’estremismo di $inistra si fa progressivamente largo tra i movimenti climatisti”.

E questi stessi movimenti si avvicinano sempre più a modalità operative tipiche del  terrorismo. Si preparano, consapevolmente, a commettere azioni che li porteranno dietro le sbarre. Lo dichiarano nei loro canali di comunicazione. Lo slogan è: “non c’è più tempo per il rispetto della legge”.

L’ammonimento di Bettina Röhl è chiaro: Anche il movimento sessantottino, dal quale è poi nata la RAF, è iniziato con lanci di budini ed azioni di sabotaggio. Poi si è passati alle armi. Nel caso dei climatisti, la svolta verso il terrorismo potrebbe “avvenire molto in fretta”.

Non si distanziano

Intanto però ci sono dei giudici politicizzati che vorrebbero assolvere per principio i terroristi climatici.  E i Verdi-anguria – che, come tutti i $inistrati, hanno la morale a due velocità – mica si distanziano da questa feccia. Nossignori. Al massimo farfugliano che “non condividono” l’imbrattamento di opere d’arte (ovviamente solo finché gli artisti sono riconducibili alla $inistra). I blocchi stradali, invece, li condividono eccome. Come dire: i metodi sono a volte poco ortodossi, ma in fondo commettere crimini in nome del “clima” si può. La stessa mentalità degli islamisti: basta sostituire clima con Allah.

Per contro, se a bloccare le strade (magari in dogana) ci fossero non già dei climatisti bensì dei sovranisti, i politichetti Verde-anguria starebbero già berciando all’ “allarme estremismo di destra” con la stampa di regime al seguito.

Ma avanti, votateli!

Lorenzo Quadri